Carissimi,
“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra” (Mt 5, 38-39). Cerchiamo di riassumere un po’: Gesù, con le beatitudini, ha annunciato a chi si destina il Regno (i poveri e quanti fanno di essi, come Dio, la loro priorità). Questo ci dice anche se e quando Dio regna davvero sull’umanitá. O se, invece, siamo ancora sotto il dominio del principe di questo mondo, la logica del sistema, la volontà di dominio, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Poi, parlando ai discepoli, gli dice che, con la loro maniera di agire, devono essere come il sale e come la luce, capaci di mostrare e valorizzare la bellezza e la ricchezza dei significati presenti in ogni altro cammino. Poi, sempre parlando ai suoi, li avverte che la sua parola non pretende cancellare l’insegnamento antico, vuole invece scoprircene il senso più vero, sollevandoci fino a contemplare lo sguardo e l’intenzione del Padre. E lasciandoci da Lui conquistare. A quel punto scopriremo non la nostra inadeguatezza rispetto alla Legge, ma l’inadeguatezza della Legge per dire e vivere il nostro amore per Lui. Così se la Legge ci ordinava di non uccidere, noi sapremo andare infinitamente oltre, negandoci ad ogni atteggiamento che suoni ostilità, rancore, indifferenza nei confronti di ogni altro, ma soprattutto il Povero, che è il luogo della sua presenza. E se la Legge aveva prescritto di non commettere adulterio, noi penseremo: che sciocchezza avere solo ipotizzato che noi si arrivasse mai a pensarlo! Perché avremo scelto di essere proiezione del suo sguardo, incapace di ogni desiderio, rapina, tradimento, o di qualsiasi figura che non sia semplicemente dono di sé all’altro. E se ci era stato comandato di non giurare il falso, noi ci chiederemo come si potrebbe giurare anche solo il vero, quando si ama come Lui, sapendo che il nostro sì e no saranno in ogni caso espressione del nostro definitivo sì a Lui, e no ad ogni forma di male. E, oggi, il Vangelo ci dice: vi è stato detto di essere giusti anche nella vendetta: potrete rispondere con una ferita ad una ferita, con una bruciatura ad una bruciatura, con un dente rotto a un dente rotto, con un occhio pesto ad un occhio pesto, ma io vi dico: disarmate ogni forma di male con il vostro bene. Ora tutte queste esortazioni, compresa quella che ascolteremo domani, non sono, in primo luogo, principi di carattere etico, ma sono rivelazione della maniera d’essere di Dio. Per questo sono Vangelo, cioè Buona Notizia per noi. Dio non si vendica mai, anche se noi facciamo male a suo figlio, persino se glielo uccidiamo; né Dio tradisce l’uno a favore dell’altro; né, colpevoli, ci ripudia, perché non sia mai che noi decidiamo di imboccare strade senza ritorno (che, comunque, per Lui non ci sono, perché, ostinato com’è, Egli ci attenderà in ogni caso, ovunque ci dirigeremo). Sì, stamattina, ci dicevamo piuttosto sconsolati che tutto questo è ancora troppo difficile per noi. Ma, grazie a Dio, non è difficile per Lui. E questo, per oggi, ci basta. Domani, forse, riusciremo a fare un passo in più, sulle sue tracce.
Oggi noi si fa memoria di Mauricio Silva Iribarnegaray, piccolo fratello del Vangelo, martire in Argentina, e di Cosme Spessotto, martire in El Salvador.
I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro dei Re, cap.21, 1-16; Salmo 5; Vangelo di Matteo, cap.5, 38-42.
La preghiera di questo lunedì è in comunione con le religioni del subcontinente indiano: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.
Gli ameni trogloditi della Lega vostrana (?), non avendo di meglio da fare, si divertono a innescare casi (come quello recentissimo dell’inno nazionale) che, nella migliore delle ipotesi, evidenziano la loro crassa ignoranza o la loro vacuità cerebrale. Spiegare loro i valori della solidarietà o di ogni altra cosa che dica altro dalla fede nei dané o negli sghei va oltre i limiti di ogni possibilità umana ed è, perciò, una battaglia perduta in partenza. Così si azzardava a rispondere, poco fa, il postino ad un’amica che gli chiedeva un’opinione. Ma si è già morso la lingua. Evangelicamente parlando, la pazienza dev’essere infinita. Oggi, ai Mondiali in corso, noi si é fatto il tifo per l’Italia. Domani, ritroviamoci sugli spalti a tifare per il nostro Brasile.
I piccoli fratelli del Vangelo di Spello (che appartengono alla stessa “compagnia” di Mauricio Silva) ci hanno regalato qualche tempo fa alcuni libri, tra cui un “Dio è amore” che raccoglie alcuni scritti di Charles de Foucauld su come vivere questa verità. Nel congedarci, scegliamo di proporvene uno che ci sembra individui le motivazioni che hanno spinto e spingono tanti fratelli a un impegno profetico di denuncia e di azione in vista della testimonianza del regno. È questo, per oggi, il
PENSIERO DEL GIORNO
Non dobbiamo immischiarci nelle questioni politiche, nessuno ne è più convinto di me, però bisogna amare la giustizia e odiare l’iniquità e, quando i politici commettono una grave ingiustizia contro quelli di cui siamo in certa misura responsabili (io sono l’unico sacerdote della Prefettura in una estensione di trecento chilometri), allora bisogna dirglielo perché siamo noi che rappresentiamo sulla terra la giustizia e la verità e non abbiamo diritto di essere “sentinelle addormentate”, “cani muti” (Is 56, 10), “pastori indifferenti” (Ez 34). Se noi siamo pienamente d’accordo sulla condotta da tenere verso gli schiavi, mi domando in una parola se non è il caso di alzare la voce, direttamente o indirettamente, per far conoscere in Francia quest’ingiustizia e questo furto legalizzato della schiavitù nelle nostre regioni e di dire o far dire: “Ecco ciò che accade. Questo non è permesso”. Ho informato il Prefetto Apostolico; è forse sufficiente. Lungi da me il desiderio di parlare o di scrivere, ma non voglio tradire i miei figlioli e non fare per Gesù, che vive nelle sue membra, ciò di cui ha bisogno. È Gesù che si trova in questa dolorosa condizione: “Ciò che voi fate a uno di questi piccoli, lo fate a me”. Io non voglio essere un cattivo pastore, né un cane muto…. Ho paura di sacrificare Gesù alla mia quiete e al mio forte gusto per la tranquillitá e alla mia vigliaccheria e timidezza naturale. (Charles de Foucauld, Lettera a Dom Martin, 7.2. 1902).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.