Giorno per giorno – 08 Settembre 2017

Carissimi,
“Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadab, Aminadab generò Naasson, Naasson generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria” (Mt 1, 3-6). Quattro donne, puntigliosamente segnalate nella genealogia di Gesù, e non proprio di quelle di cui ci si vorrebbe poter vantare: straniere, pagane, tutte al centro di storie di inganni, incesti, prostituzione, adulteri e omicidi. Beh, Dio sembra proprio che la pensi diversamente dai comuni benpensanti, se ha scelto, come ha scelto, che la storia della salvezza, passi anche attraverso quelle donne, scorra nel loro sangue. Le quali donne, va detto, non erano peggiori degli uomini che le avevano fecondate, anzi, ne erano state semmai le vittime. Per celebrare la nascita di Maria, il vangelo di oggi, ci presenta dunque la genealogia di Giuseppe, padre di Gesù secondo la Legge. Della genealogia di Maria non sappiamo nulla, salvo i cenni che ci sono stati tramandati dai vangeli apocrifi. Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che va bene così: ci fa sentire a nostro agio, con le diverse storie, le genalogie incrociate, le paternità dubbie o proprio assenti, le famiglie ricreate, allargate, a mosaico, e quant’altro, che buona parte della nostra gente conosce. L’importante è che, qui e là, appaia ogni tanto una Maria, immagine e modello di comunità e di chiesa, come anche di ogni battezzato, immerso, cioè, nella vita trinitaria (che è come noi chiamiamo la dimensione amorosa dell’esistenza e il suo fondamento), che sappia dire di sì a chi le propone di mettere al mondo Gesù, la salvezza di Dio. Facendo di se stessa lo spazio di accoglienza e di dono agli altri, a partire dai più piccoli, umili e indifesi, e la custode gelosa della loro vita, dei loro sogni, attese, ideali. Sapremo esserlo noi?

Oggi è festa della Natività di Maria, antesignana di quanti per la fede generano Dio al mondo.

Storicamente, la Festa della Natività di Maria sorse nelle Chiese d’Oriente, nel sec.V, mentre la Chiesa di Roma l’adottò o la solennizzò solo all’inizio del sec. VIII, per volontà del papa Sergio I, di origine siriaca. San Pier Damiani, parlando di questa festa dirà: “Oggi è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla. Casa bella, poiché, se la Sapienza si costruì una casa con sette colonne lavorate, questo palazzo di Maria poggia sui sette doni dello Spirito Santo. Salomone celebrò in modo solennissimo l’inaugurazione di un tempio di pietra. Come celebreremo la nascita di Maria, tempio del Verbo incarnato? In quel giorno la gloria di Dio scese sul tempio di Gerusalemme sotto forma di nube, che lo oscurò. Il Signore che fa brillare il sole nei cieli, per la sua dimora tra noi ha scelto l’oscurità (1 Re 8,10-12), disse Salomone nella sua orazione a Dio. Questo nuovo tempio si vedrà riempito dallo stesso Dio, che viene per essere la luce delle genti”.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:
Profezia di Michea, cap. 5,1-4a; Salmo 87; Vangelo di Matteo, cap. 1, 1-16. 18-23.

La preghiera del Venerdì è in comunione con la Umma islamica, che confessa l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Oggi ricordiamo anche la figura di Antoine Frédéric Ozanam, amico dei poveri, fondatore delle Conferenze di S. Vincenzo de Paolis.

Antoine Frédéric Ozanam nacque a Milano, il 23 aprile 1813, nella famiglia di Jean-François Ozanam e di Maria Nantas. Dopo aver compiuto gli studi a Lione, il giovane si trasferì a Parigi, nel 1831, per completare la sua formazione accademica alla Facoltà di Diritto e di Lettere. In questo periodo prese a collaborare a numerose riviste e ad organizzare conferenze di cultura religiosa. Un giorno un compagno di università lo apostrofò dicendo: “Voi cattolici siete bravi solo a parlare e a discutere, quand’è che vi deciderete a fare qualcosa?”. Punto nel vivo, Ozanam si rese conto che un cristianesimo solo teorico, incapace di tradursi in una pratica ispirata dall’amore, a prezzo del proprio sacrificio personale, è morto. Assieme ad alcuni compagni decise, nel 1833, di dare vita ad un’associazione di laici votata all’aiuto dei poveri, che si chiamerà in seguito Società di san Vincenzo de’ Paoli. Nominato, a soli ventisette anni, titolare della cattedra di Letteratura straniera alla Sorbona, sposò nel 1841 Amélie Soulacroix, che gli darà una figlia, Maria. Allo scoppio della rivoluzione del 1848, pur deplorando la violenza dei rivoltosi, Ozanam difese la giustezza della loro causa, sostenendo che non poteva esserci soluzione se non si affrontava di petto il problema della miseria sociale che, di quella violenza, era causa e origine. Negli anni successivi, il progressivo deteriorarsi delle condizioni di salute, lo convinse a lasciare l’insegnameno. Continuò tuttavia il suo impegno e la sua presenza tra i poveri, e la sua battaglia ideale per riconciliare la chiesa e la democrazia, contro quei ceti conservatori che anche in ambito cattolico erano attestati nella difesa dei privilegi di pochi, sotto lo slogan di “Legge e ordine”. Di ritorno da un viaggio in Italia, Ozanam morì stroncato dalla malattia, a Marsiglia, l’8 settembre 1853.

Secondo i dati forniti tempo fa dall’Unesco, ci sono ancora oggi nel mondo circa 774 milioni adulti non alfabetizzati. Per ricordarcelo e sensibilizzare noi e i nostri governi sul problema e sulla sfida che esso rappresenta è stata istituita la Giornata Internazionale dell’alfabetizzazione, che cade giusto oggi.

Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura uno stralcio di poesia di Alda Merini, tratto dal suo “Magnificat. Un incontro con Maria” (Frassinelli), che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Quando il cielo baciò la terra nacque Maria / che vuol dire la semplice, / la buona, la colma di grazia. / Maria è il respiro dell’anima, / è l’ultimo soffio dell’uomo. / Maria discende in noi, / è come l’acqua che si diffonde / in tutte le membra e le anima, / e da carne inerte che siamo noi / diventiamo viva potenza. // Germogliava in lei luce / come se in lei in piena notte / venisse improvvisamente il giorno. / Ed era così piena della voce di Lui / che Maria a tratti diventava grande / come una montagna, / e aveva davanti a sé / il Sinai e il Calvario, / ed era ancora più grande di loro, / di queste montagne ardenti / oltre le quali lei poneva / il grande messaggio d’amore / che si chiamava Vita. / E intanto si lavava / nelle fonti più pure / e le sue abluzioni / erano caste / perché Maria era fatta / di sola acqua. // Maria vuol dire transito, / ascolto, piede lieve e veloce, / ala che purifica il tempo. / Maria vuol dire una cosa che vola / e si perde nel cielo. // Ella era di media statura e di straordinaria / bellezza, le sue movenze erano quelle di una / danzatrice al cospetto del sole. / La sua verginità era così materna che tutti i / figli del mondo avrebbero voluto confluire nelle / sue braccia. / Era aulente come una preghiera, provvida come / una matrona, era silenzio, preghiera e voce. / Ed era così casta e ombra, ed era così ombra / e luce, che su di lei si alternavano tutti gli / equinozi di primavera. // Se alzava le mani le sue dita diventavano uccelli, / se muoveva i suoi piedi pieni di grazia la / terra diventava sorgiva. / Se cantava tutte le creature del mondo facevano / silenzio per udire la sua voce. / Ma sapeva essere anche solennemente muta. / I suoi occhi nati per la carità, esenti da qualsiasi / stanchezza, non si chiudevano mai, né / giorno né notte, perché non voleva perdere di / vista il suo Dio. / (Alda Merini, Magnificat. Un incontro con Maria).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Settembre 2017ultima modifica: 2017-09-08T22:13:17+02:00da fraternidade
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