Giorno per giorno – 11 Marzo 2017

Carissimi,
“Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 46-48). Da un anno all’altro, noi ci si ritrova su queste pagine di Vangelo, e dobbiamo riconoscere che nulla o quasi è cambiato in noi. Ciò che ci salva, nel nostro negativo, è che anche Lui, in positivo, non cambia. E, cioè, che continua ad amarci anche quando noi ancora non si riesce ad amarlo davvero, nonostante tutte le nostre pretese e proteste, dato che non Lo amiamo in coloro a cui Lui più tiene. Scegliendo, così, di essere suoi nemici, non amando i nostri (e magari Suoi) nemici. La storia della cristianità è piena di cosiddetti cristiani che hanno impugnato la croce come fosse una spada, per difendere, si diceva, Dio e la sua verità, ma in realtà in vista e a tutela di ben più lucrosi vantaggi materiali. Come potevano gli altri credere, appassionarsi e convertirsi a un simile Dio, se non per paura o per un qualche temporaneo interesse? Ecco come il vangelo è stato ed è rinnegato e tradito. Non solo nella storia delle istituzioni, delle civiltà, degli imperi, ma anche, dobbiamo constatarlo, nelle nostre piccole storie, nelle quali Lui sognava, illudendosi come ogni padre troppo ottimista, riuscissimo ad essere un po’ come Lui. Quaresima serve anche a questo: a prendere coscienza della discrepanza che esiste tra il nostro essere e agire e il Suo e a pregarlo perché Lui vi ponga rimedio, plasmando le nostre relazioni a immagine di quelle trinitarie che Lui vive da sempre.

Oggi noi facciamo memoria di James Reeb, pastore e martire per la giustizia negli Stati Uniti.

James Reeb era nato a Wichita, nello Stato del Kansas (USA), il 1° gennaio 1927. Pastore unitariano universalista, Reeb era militante nel movimento per i diritti civili. Chi lo conobbe lo descrive come una persona sensibile e benevolo con tutti, e uno spirito costantemente in ricerca. Era stato cappellano presbiteriano in un Ospedale di Filadelfia, poi pastore ausiliare della Chiesa Unitariana Universalista, a Washington, dove aveva profuso le sue energie soprattutto nell’impegno sociale. Fu lì che scoprì la sua vocazione, maturando la decisione di trasferirsi a Boston, per lavorare in un progetto della Società degli Amici (Quaccheri) a favore della popolazione afro-americana. Nel marzo 1965, Martin Luther King indisse una marcia di protesta per affermare il diritto al voto della popolazione negra dell’Alabama. La manifestazione, proibita dal governatore George Wallace, doveva partire da Selma per raggiungere la capitale, Montgomery. Il primo tentativo fu selvaggiamente respinto dalla polizia il 7 marzo. Le immagini del brutale intervento furono trasmesse dalle televisioni di mezzo mondo ed anche James Reeb le vide. Ne fu scosso a tal punto che decise di prendere il primo volo per essere anche lui presente e dare il suo sostegno a quella mobilitazione. La sera del 9 marzo, lui e altri due pastori, si stavano recando alla chiesa dove era previsto un discorso di King, quando furono affiancati da quattro uomini bianchi: “Negri, ehi, negri, un momento….”. Fu inutile affrettare il passo. Una raffica di bastonate si abbattá sui tre malcapitati. Per Reeb non ci fu nulla da fare. Perse immediatamente conoscenza. Sarebbe morto, l’11 marzo, all’ospedale di Birmingham, lasciando la moglie, Mary, e quattro figli, John, Karen, Anne e Steven. Il processo che portò alle sbarre tre dei responsabili dell’aggressione, si concluse, dopo una riunione in camera di consiglio durata un’ora e mezza, con la sentenza di assoluzione. In una Autobiografia di Gandhi che teneva con sé, Reeb aveva a suo tempo sottolineato queste parole: “Tutti i piaceri e i possessi impallidiscono e diventano nulla a confronto con il servizio reso in spirito di gioia”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Deuteronomio, cap.26, 16-19; Salmo 119, 1-8; Vangelo di Matteo, cap.5, 43-48.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Non avendo sottomano citazioni di James Reeb, scegliamo di proporvene una di Martin Luther King, che ne condivise la battaglia ideale fino all’estremo sacrificio della vita. La troviamo in un libretto che raccoglie i pensieri di King e che ha per titolo “Il sogno della non violenza” (Feltrinelli). Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La speranza del mondo è ancora nelle mani di minoranze impegnate. I pionieri della libertà umana, accademica, scientifica e religiosa sono sempre stati una minoranza. La minoranza creativa di bianchi seriamente impegnati nell’affermazione dei diritti civili può spiegare alla società nel suo complesso che l’irresolutezza e il temporeggiamento sulla questione della giustizia razziale non possono più essere tollerati. Toccherà a questa ridotta minoranza impegnata lavorare in modo inflessibile per convincere la maggioranza di indifferenti. Queste persone hanno l’occasione di trasformare il più grande dilemma dell’America nella sua più gloriosa opportunità. (Martin Luther King Jr, Il sogno della non violenza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 11 Marzo 2017ultima modifica: 2017-03-11T22:10:39+01:00da fraternidade
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