Giorno per giorno – 29 Novembre 2016

Carissimi,
“In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Lc 10, 21). “Quella stessa ora” è anche la nostra. Gesù non ha mai smesso di esultare di gioia per la rivelazione di ciò che lui è e di cui ci fa partecipi: l’essere con lui figli del Padre. Facendo così di noi il gioioso annuncio di questa verità al mondo intero. Però, stasera, ci chiedevamo se questo è vero ogni giorno per noi, o se invece spesso ce ne scordiamo, sicché l’immagine di Dio che finiamo per trasmettere non ha proprio nulla del Padre, anzi, dell’Abba, il Babbo, il Papà, materno per giunta, che ogni nostra parola, gesto, atteggiamento, azione dovrebbe testimoniare, con tutti e in ogni situazione, e ripropone invece l’idolo che ci nasce dentro ogni volta che cediamo alla suggestione del potere e della volontà di affermarci contro gli altri. Negando così, attraverso l’inimicizia che ne scaturisce, la nostra fraternità e la sua paternità. Con Gesù che (una volta di più) non potrà esultare di gioia. Condizione dell’Avvento, del suo tornare tra di noi, è questo riscoprire la gioia di essere figli, e perciò fratelli.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Dorothy Day, testimone di Giustizia e di Pace.

Dorothy Day nacque a Brooklyn (Usa) l’8 novembre 1897. Fin da giovane militò e fu giornalista in movimenti di sinistra, arrivando ad essere arrestata per atti di disobbedienza civile. Sentimentalmente inquieta, nel 1918 si sposò, divorziando però l’anno seguente. Da una relazione successiva nacque una bambina. A partire dal 1926 iniziò il processo della sua conversione, che sfociò nella richiesta del battesimo per sé e per la figlia. Nel 1933, incontrato l’uomo della sua vita, Peter Maurin, un brillante intellettuale francese, fondò con lui The Catholic Worker (Il Lavoratore Cattolico), giornale di sinistra, ma, come suggerisce la testata, di esplicito orientamento cristiano. Durante la grande crisi americana, la Day aprì una prima “Casa d’Accoglienza” nei suburbi di New York. Negli anni che seguirono, le Case si moltiplicarono. In esse il lavoro non si limitava all’assistenza di quanti si trovavano nel bisogno, ma mirava ad una loro coscientizzazione, attraverso l’elaborazione di una critica radicale al modello americano: nacque così il Movimento Operaio Cattolico. Negli anni successivi, fino alla morte, Dorothy s’impegnò nella lotta al fianco dei più poveri ed esclusi dalla società, a favore della giustizia e della pace, testimoniando un pacifismo cristiano, capace di coniugare parole ed azione. Morì il 29 novembre 1980.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.11, 1-10; Salmo 72; Vangelo di Luca, cap.10, 21-24.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa Nera.

Una forte emozione, anche qui da noi, come nel resto del Paese, ha causato il disastro aereo avvenuto, la notte scorsa, poco dopo l’una (orario di Brasilia), nei pressi di Medellin, in Colombia, in cui sono morti 71 passeggeri, giocatori della Chapecoense, squadra di calcio della città di Chapecó (Santa Catarina), dirigenti e staff tecnico della Società calcistica, giornalisti, e membri dell’equipaggio. La squadra doveva incontrare i colombiani dell’Atlético Nacional, per la finale della Copa Sudamericana. È andata invece a conoscere il mistero della vita. Noi si è pregato perché lo Spirito effonda quella che, al momento, può sembrare l’impossibile consolazione a famigliari, amici e tifosi.

Per stasera è tutto. E noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Dorothy Day, tratta dal suo libro “Una lunga solitudine. Autobiografia” (Jaca Book). Che è per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Eravamo seduti là a parlare quando entrò Peter Maurin. Eravamo seduti là a parlare quando code di persone cominciarono a formarsi e dicevano: “Abbiamo bisogno di pane”. Noi non potevamo rispondere: “Andate e sarete saziati”. Se vi erano sei piccoli pani e pochi pesci, noi dovevamo dividerli. Pane ce n’era sempre. Eravamo seduti là a parlare quando la gente entrò in massa. Chi può prendere, prenda. Chi usciva lasciava il posto ad altri. E fu come se le pareti si allargassero. Eravamo seduti là a parlare e uno disse: “Andiamo tutti a stare in una fattoria”. Ebbene, penso spesso, avvenne tutto così, per caso. Capitò, si realizzò. Io, donna sterile, mi ritrovai madre felice di bambini. Non sempre è facile essere felici, tenere presente il dovere della letizia. La cosa principale di The Catholic Worker è la povertà, dicono. La cosa principale è la comunità, dicono altri. Noi non siamo più soli. Ma l’ultima parola è l’amore. Talvolta, come dice padre Zozzima, esso è stato una cosa dura e terribile, e la nostra stessa fede nell’amore ha subito la prova del fuoco. Non possiamo amare Dio se non ci amiamo reciprocamente, e per amarci dobbiamo conoscerci. Conosciamo Dio nello spezzare il pane, ci conosciamo l’un l’altro dividendo il pane, e non siamo più soli. Il paradiso è un banchetto e anche la vita è un banchetto, pur con poche briciole, se vi è fratellanza. Noi tutti abbiamo conosciuto la lunga solitudine e abbiamo imparato che l’unica soluzione è l’amore, quell’amore che deriva dalla comunità. Tutto accadde quando eravamo seduti là a parlare, e continua ancora . (Dorothy Day, Una lunga solitudine. Autobiografia).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Novembre 2016ultima modifica: 2016-11-29T22:47:24+01:00da fraternidade
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