Carissimi,
“Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato” (Lc 12, 8-10). Serietà della chiamata alla testimonianza! E noi che si pensava che, per essere cristiani, bastasse un battesimo, la prima comunione, la cresima, il matrimonio in chiesa e qualche messa o processione qua e là! O che, comunque, la nostra fede si risolvesse nei gesti che la celebrano tra le mura di una chiesa. E, invece, quelli hanno senso solo se incidono sulla nostra maniera di essere e agire nella società. Che deve perciò mostrare concretamente il nostro “riconoscimento” di Gesù come significato della nostra vita. Sfidando i valori correnti, fuori e qualche volta, purtroppo, dentro la chiesa, così come fuori e dentro casa. Mettendo in conto critiche violente e persecuzioni. O, anche solo sorrisi di compatimento e incomprensioni. Stamattina ci si chiedeva cosa potessero significare quel “parlare contro il Figlio dell’uomo” che sarà perdonato e l’ imperdonabile bestemmia contro lo Spirito. E ci siamo detti che il primo consiste forse nel limite di quanti, fuori della cerchia dei discepoli (e, perciò, della chiesa) non riescono a cogliere la dimensione divina di Gesù. Il quale, per altro, non è particolarmente interessato ad una campagna di autopromozione della sua persona o di conquista del consenso. Il secondo invece si riferisce a chi, nella Chiesa, consapevolmente, bestemmia (con parole, gesti, azioni e omissioni) lo Spirito del Crocifisso risorto, nega, cioè, la verità della paternità universale di Dio e dell’universale fraternità umana. Questa è l’unica vera scomunica, emanata direttamente da Dio e che durerà finché dura il peccato. Che è assai più diffuso di quanto si possa pensare, proprio tra i frequentatori abitudinari delle nostre chiese.
Il calendario ci porta oggi la memoria di Rabbi Nachman di Bretzlav, mistico ebreo, e di Agostino Thevarparampil, piccolo prete al servizio dei dalit, gli intoccabili.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Efesini, cap.1, 15-23; Salmo 8; Vangelo di Luca, cap.12, 8-12.
La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.
Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’Alimentazione, con cui la FAO (Food and Agriculture Organisation) ricorda, ogni anno, la data della sua fondazione, avvenuta il 16 ottobre 1945. Vuole richiamare la nostra attenzione sul dramma della fame, della denutrizione, della sottoalimentazione e delle malattie che ne derivano.
Rabbi Nachman di Bretzlav chiese al suo discepolo Rabbi Nathan di tradurre in preghiere la sua opera principale il Likoutey Moharan. Ne nacque così il Likoutey Tefilot, da cui prendiamo questa preghiera che – se mai foste caratteri collerici o vi capitasse anche solo qualche volta di cadere vittime di uno scatto d’ira – cadrebbe a puntino e che noi, comunque, vi offriamo, oggi, come nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Eterno nostro Dio e Dio dei nostri padri, possa Tu, che sei pieno di desiderio e di bontà, venire in mio aiuto. Proteggimi e preservami dalla collera, dagli accessi d’ira e da ogni sorta di durezza. Proteggimi nella tua bontà e veglia sempre su di me. E anche nel momento in cui mi sopravviene la collera, abbi pietà di me nella tua misericordia, veglia su di me e salvami perché non aggiunga alla mia collera nessuna crudeltà. Che possa invece meritare di porre un freno alla mia ira fino ad annientarla con la misericordia. Che io possa solo provare una grande compassione nel momento in cui – Dio non voglia – mi venisse di adirarmi. Che in me non ci sia altro Dio al di fuori di Te e che io non mi prostri davanti a nessun altro Dio straniero, dato che chi cede alla collera è considerato come se si fosse dato all’idolatria. Salvami, nella tua grande clemenza, dalla collera, affinché non mi succeda mai di adirarmi per qualcosa. Che io non sia mai aspro con nessuno e che mai un sentimento di collera o di animosità arrivi a dominare il mio cuore. Possa meritare soltanto di sposare le tue qualità, di essere buono verso tutti, restando muto davanti a coloro che mi oltraggiano. (Rabbi Nathan, Likoutey Tefilot).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.