Carissimi,
“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare. L’amministratore disse tra sé: Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua” (Lc 16, 1-4). Viene un tempo in cui, senza che ci sia neppur bisogno che Lui ci mandi a chiamare, guardando indietro alla nostra vita, si scopre che abbiamo dissipato quasi tutto. Perché abbiamo vissuto solo in funzione di noi stessi. E, per noi cristiani, questo significa anche e soprattutto aver sperperato l’unica vera ricchezza che ci costituiva come tali, il Suo Vangelo: la vita come dono o il dono della vita. E invece. Ora il buon Dio non ci chiede di fare pellegrinaggi penitenziali, né di moltiplicare novene, meno ancora di fare donazioni alle sue chiese. Ci chiede di agire [almeno un po’] come Lui, falsificando le carte, diminuendo i debiti che gli altri hanno accumulato. Gesù sulla croce avrebbe esagerato alla grande: Padre, cancella tutto, annulla il debito, son grulli, non sanno quello che fanno! A noi chiede di fare quello che riusciamo, sa bene che noi si va a simpatie: condonare il cinquanta per cento a uno, il venti per cento all’altro, e così via. Ciò che si condona, ciò che si perdona al nostro prossimo è un dono fatto direttamente a Lui. Perché a Dio interessano i suoi figli, la pace, l’amore, la giustizia, tra di loro. Di sé non gli importa proprio nulla. E ad accoglierci alla fine ci sarà sempre e solo Lui.
Oggi facciamo memoria di Piccola sorella Magdeleine de Jésus, contemplativa tra i poveri, e di Marcel Légaut, cristiano libero e appassionato di Gesù.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.15, 14-21; Salmo 98; Vangelo di Luca, cap.16, 1-8.
La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.
Da una conferenza sul tema “La vita spirituale” tenuta da Marcel Légaut nel 1986, che troviamo nel sito della sua Associazione (http://www.marcellegaut.fr ) prendiamo questo brano che, nel congedarci, vi proponiamo come nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Vorrei insistere sull’importanza che riveste per la vita spirituale lo sguardo che si deve portare sul proprio passato. […] Spesso abbiamo detto che c’è una differenza tra infrazione e infedeltà. L’infrazione la conosciamo appena la commettiamo, perché corrisponde a qualcosa che ci è imposta dal di fuori; l’infedeltà invece è una realtà molto più segreta, perché assai spesso noi siamo infedeli senza saperlo. Ed è solo dopo essere stati ripetutamente fedeli, che, con uno sguardo adeguato sul passato, scopriamo le nostre infedeltà. È proprio in questo momento che scopriamo che il dono non è totale e che in una certa misura ciò che credevamo fosse ciò che doveva essere, non era invece affatto quello che dovevamo fare, e del resto non avremmo potuto farlo e neppure saperlo, da cui si deduce questa cosa importante e, cioè, che c’è in noi un male che ignoriamo, che avrà delle conseguenze importanti nella nostra vita e di cui bisogna che prendiamo sufficientemente coscienza in tempo per, in certo qual modo, dargli un senso positivo. Ora, come noi riconosciamo le nostre infedeltà solo dopo essere stati un tempo sufficientemente fedeli, così dobbiamo loro la possibilità di essere positive, esse che erano negative all’inizio senza che noi lo sapessimo. Questo avviene quando siamo capaci di guardarle in faccia e di scoprire il lavorio segreto che si è svolto dentro di noi, grazie a noi, ma al di là della nostre intenzioni, e che ci permette di capire come certe cose, che abbiamo oggi in positivo, sono a ben vedere la conseguenza delle infedeltà sconosciute da noi commesse a suo tempo. È una ripresa dalla base, dal fondo, di una realtà che era guasta e che, proprio perché guasta, ci permette forse oggi di avere una fecondità che non avremmo potuto avere se ci fossimo mantenuti nel retto cammino. ( Marcel Légaut, La vie spirituelle).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.