Carissimi,
“I discepoli ritornarono a Gerusalemme […]. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano… ed erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1, 12-14). In qualche modo, il Rosario, dev’essere nato così. Dai discepoli e sua madre che si ritrovano e pregano e ne ricordano i gesti e gli insegnamenti. Il Rosario, se per alcuni è oggi una preghiera noiosa, una tiritera senza senso, per altri deve avere un qualche segreto, dato che quando vi si prende parte, qui e là, nelle case, si scopre che buona parte dei presenti è composta di uomini, di ogni età. Che se ne stanno lì, in piedi, per tutta la durata del terço, rispondendo come si deve al Padre nostro, all’Ave Maria e al Gloria, e non invece silenziosi, imbarazzati o assenti, come succede quando, raramente, li si incrocia in chiesa. Il Vangelo, oggi, si concludeva con la parola di Maria: Ecco la serva del Signore. Come anche il primo di quei misteri, che si chiudono poi con Maria regina. Ovvero, gli ultimi che, nella logica del Regno, si ritrovano primi. La storia vista dalla parte di Dio. Ma che fatica trovare chi accetti di farla sua, dandogli il suo contributo.
Oggi dunque la Chiesa cattolica celebra la memoria della Beata vergine Maria del Rosario.
Noi facciamo anche memoria di John Woolman, profeta quacchero, e di Manuel Antonio Reyes, prete, martire in El Salvador.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria di Nostra Signora del Rosario e sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.1, 12-14; Salmo (da Lc 1,46-55); Vangelo di Luca, cap.1, 26-38.
La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.
Per stasera è tutto. Da buon domenicano, l’ex maestro generale dell’Ordine dei Predicatori, il geniale Timothy Radcliffe, non poteva non offrirci una bella e convincente lettura della preghiera, lanciata a suo tempo dal santo fondatore del suo Ordine. Ve ne proponiamo un brano tratto dal suo libro “Je vous appelle amis” (Les Éditions du Cerf), che è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
La singola Ave Maria è la preghiera del viaggio che ciascuno di noi deve percorrere, dalla nascita alla morte passando per il momento presente. Ma in fin dei conti, la nostra vita non ha senso in se stessa, come storia privata, individuale. La nostra vita ha senso solo se presa dentro una storia più vasta, che si estende dalla sua origine sino alla sua fine sconosciuta, dalla Creazione al Regno. E questa estensione più lunga è data dai misteri del Rosario, che raccontano la storia della Redenzione. Si potrebbe così dire che ogni Ave Maria rappresenta una vita individuale, con tutta la sua storia dalla vita alla morte. Ma tutte queste Ave Maria sono abbracciate in una storia più lunga, quella della Redenzione. Noi abbiamo bisogno di due dimensioni, una storia a due livelli. Ho bisogno di dare una forma e un senso alla mia vita, alla storia della mia carne e del mio sangue, con le mie sconfitte e le mie vittorie. Se non c’è posto per la mia storia unica, io sarei semplicemente perso nella storia dell’umanità. Poiché Cristo mi ha detto: “Oggi, tu sarai con me in Paradiso”. Ho bisogno di questa Ave Maria individuale, il mio piccolo dramma personale, per far fronte alla mia piccola morte personale. La mia morte forse non significa granché per l’umanità, ma, per me, sarà abbastanza importante. Tuttavia non è sufficiente tenersi a questo livello personale. Devo vedere la mia vita inserita nel dramma più vasto del disegno di Dio. Da sola, la mia storia non ha senso. La mia Ave Maria individuale deve trovar posto nei misteri del Rosario. Così il Rosario propone il perfetto equilibrio di cui noi abbiamo bisogno per ricercare il senso della nostra vita, sia sul piano individuale che su quello collettivo. (Timothy Radcliffe, Je vous appelle amis).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.