Carissimi,
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51). Noi non sappiamo se i Vangeli di queste domeniche, che la chiesa prende in prestito da Giovanni per rimpolpare il testo di Marco, che ci accompagna in questo anno liturgico, riportino proprio le parole di Gesù, o siano piuttosto una riflessione della comunità giovannea sul mistero che Egli è. Resta il fatto che sono per noi, comunque, Parola di Dio. Si sente spesso dire che “noi siamo ciò che mangiamo” e questo ci pare sia vero in molti sensi. Noi diventiamo progressivamente ciò di cui alimentiamo i nostri pensieri, sentimenti, affetti, desideri, preoccupazioni. Se, dunque, ci ostineremo a cibarci di Vangelo – che non è semplicemente ascoltarlo, ma masticarlo, assimilarlo – è ragionevole sperare che un giorno o l’altro finiremo anche per viverlo ed esserlo. Nonostante i nostri limiti, così apparentemente insuperabili, e le nostre debolezze, così inveterate. Anche noi, alla fine, con la sua grazia, potremo essere “carne per la vita del mondo”. “Una vita per le vite”, come recita anche lo slogan del nostro Centro Comunitario.
Oggi è la XX Domenica del Tempo comune e le letture che la liturgia odierna ci propone sono tratte da:
Libro dei Proverbi, cap. 9, 1-6; Salmo 34; Lettera agli Efesini, cap. 5, 15-20; Vangelo di Giovanni, cap. 6, 51-58
La preghiera della domenica è in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane, al fine di ottener loro una nuova stagione di apertura, dialogo, fiducia e accoglienza reciproca.
Oggi facciamo memoria di Roger Schutz, profeta di pace, e di Shri Ramakrishna, mistico hindu.
Ci lasciamo qui. Con un brano della Lettera 2005 di Frère Roger, dal titolo “Un avvenire di pace”, che è quanto progetta Dio per noi. È questo, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Gesù, il Cristo, è venuto sulla terra non per condannare, ma per aprire agli esseri umani delle vie di comunione. Da duemila anni, Cristo è presente attraverso lo Spirito Santo, e la sua misteriosa presenza diventa concreta in una comunione visibile: essa riunisce donne, uomini, giovani, chiamati ad avanzare insieme senza separarsi gli uni dagli altri. Ma ecco che, nel corso della storia, i cristiani hanno vissuto numerose scosse: delle separazioni sono sorte fra coloro che tuttavia si riferivano allo stesso Dio d’amore. Oggi è urgente ristabilire una comunione, ciò non può essere continuamente rimandato a più tardi, fino alla fine dei tempi. Faremo tutto il possibile affinché i cristiani si risveglino allo spirito di comunione? Ci sono dei cristiani che, senza indugiare, vivono già in comunione gli uni con gli altri là dove si trovano, molto umilmente, molto semplicemente. Attraverso la loro vita, vorrebbero rendere Cristo presente per molti altri. Sanno che la Chiesa non esiste solo per se stessa ma per il mondo, perché in esso venga deposto un fermento di pace. “Comunione” è uno dei nomi più belli della Chiesa: in essa non vi possono essere rigidità reciproche, ma solamente la limpidezza, la bontà del cuore, la compassione… e si aprono le porte della santità. Nel Vangelo possiamo scoprire questa sorprendente realtà: Dio non crea né la paura né l’inquietudine, Dio non può che amarci. Attraverso la presenza del suo Spirito Santo, Dio viene a trasfigurare i nostri cuori. E in una semplicissima preghiera possiamo percepire che non siamo mai soli: lo Spirito Santo sostiene in noi una comunione con Dio, non per un solo istante, ma fino alla vita che non ha mai fine. (Frère Roger, Un avvenire di pace, Lettera 2005).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.