Giorno per giorno

Giorno per giorno – 29 Ottobre 2022

Carissimi,
“Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cédigli il posto. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto” (Lc 14, 8-9). Gesù è a tavola di un capo dei farisei, di cui ha accettato l’invito. Nel brano che precede il vangelo di oggi, aveva guarito un idropico (cf Lc 14, 1-6), che è, come avevamo accennato nei giorni scorsi, immagine-specchio del giusto pieno di sé, talmente pieno che non può entrare per la porta stretta che introduce al Regno. Per illustrare la logica che presiede al Regno, Gesù racconta una parabola, in cui gli invitati ad un banchetto, si precipitano per prendere i primi posti (che è, del resto, ciò che accade nella vita). Gesù ci rende avvertiti: nel Regno, cioè, là dove si manifesta la regalità di Dio, avviene il contrario, si sceglie l’ultimo posto, che, poi, è il posto che si è riservato Dio, nel Figlio (cf Fil 2, 1-11). Raccontata la parabola, Gesù dá un consiglio a chi l’aveva invitato, per chiarirgli se decidesse di ascoltarlo, chi scegliere quando decide di offrire un pranzo, che, anche in questo caso, serve a manifestare le priorità del Regno, e di chi intende rendergli testimonianza: scegli gli ultimi, i poveri, gli storpi, i zoppi, i ciechi. Non per una qualche forma di filantropia, ma perché essi sono sacramento di Dio, la sua presenza in mezzo a noi. Stasera, a conclusione della condivisione della Parola, ci chiedevamo: ma noi siamo davvero già convertiti a questo? O, almeno, siamo convinti che si gioca su questo la credibilità della nostra testimonianza?

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Mons. Christophe Munzihirwa, martire in Congo; di Manuel Chin Sooj e compagni, catechisti, martiri in Guatemala; di Valmir Rodrigues de Souza, martire del lavoro infantile in Brasile; e di Clarence Jordan, fondatore di Koinonia Farm.

Christophe Munzihirwa Mwene Ngabo era nato a Lukumbo, nei pressi di Walungu (Kivu, Congo) nel 1926. Dopo essere stato ordinato prete nel 1958, nel 1963 chiese e ottenne di entrare nella Compagnia di Gesù. Dopo gli studi all’università di Lovanio, in Belgio, rientrò in Zaire, dove gli fu affidata la direzione spirituale dei gesuiti in formazione a Kimweza. Nel 1971 visse la stagione della contestazione studentesca che sfociò nell’arruolamento forzato degli studenti nelle file dell’esercito. Anche se per la sua età avrebbe potuto essere dispensato, scelse di condividere volontariamente l’arruolamento con i suoi studenti. Nel 1975 fece la sua professione religiosa solenne. Dal 1980 fu per sei anni provinciale dei gesuiti dell’Africa Centrale (Zaire, Ruanda e Burundi). Nel 1986 venne nominato vescovo coadiutore della diocesi di Kasongo, di cui divenne titolare quattro anni più tardi. Nel 1994 partecipò a Roma al Sinodo Speciale per l’Africa. Nominato arcivescovo di Bukavu, nel 1995, visse da vicino il dramma di centinaia di migliaia di rifugiati ruandesi. Durante i successivi due anni dedicò ogni sforzo per additare un cammino di pace alle forze in conflitto nella regione dei Grandi Laghi. Spirito libero, Mons. Munzihirwa si caratterizzò per uno stile di vita poverissimo e per il coraggio profetico con cui seppe in ogni occasione denunciare violenze, corruzione, ruberie, nonché i giochi e gli interessi delle grandi potenze, che agivano dietro le quinte. Fu ucciso a bastonate da alcuni soldati delle milizie ruandesi il 29 ottobre 1996.

Di Manuel Chin Sooj e dei suoi due compagni, rimasti senza nome, sappiamo solo che erano contadini e catechisti, membri del movimento organizzato dal sacerdote Andrés Girón, in Guatemala, che lottava per ottenere terre per migliaia di contadini. Dei tre, sequestrati il 29 ottobre 1987, riapparve solo il cadavere di Manuel, con i segni di orribili torture, riconosciuto dai famigliari nell’ospedale di Mazatenango, nel dipartimento di Suchitepéquez. Rimase sconosciuta la sorte degli altri catechisti.

Valmir Rodrigues de Souza era um bambino di otto anni della regione di Barreiras (Bahia). Il 29 ottobre 1991, Toinho Chorenga, il fazendeiro per cui lavorava, lo massacrò di botte per non aver impedito che la ruota di un carro restasse presa in una buca. È simbolo di tutti i bambini vittime del lavoro infantile e della violenza nei campi.

Nato a Talbotton, in Georgia, il 29 luglio 1912, il giovane Clarence fu turbato assai presto dall’ingiustizia razziale ed economica che percepiva nella sua comunità. Con l’intento di migliorare le sorti dei mezzadri, si iscrisse all’Università della Georgia, laureandosi in agraria nel 1933. Durante gli anni del college, tuttavia, si convinse che le radici della povertà erano spirituali oltre che economiche. Questa convinzione lo portò al Seminario teologico battista del sud a Louisville, nel Kentucky, dove conseguì un dottorato di ricerca sul Nuovo Testamento nel 1938. In seminario, Jordan incontrò Florence Kroeger, con cui si sposò poco dopo. Nel 1942, i Jordan e un’altra coppia di missionari battisti, Martin e Mabel England, si trasferirono in una terra, nei pressi di Americus, in Georgia, dove crearono una comunità agricola interrazziale, che chiamarono Koinonia ( = comunione, fratellanza). I principi che ne regolano la vita sono l’uguaglianza di tutte le persone, il rifiuto della violenza, la gestione ecologica e la proprietà comune dei beni. Per diversi anni la comunità visse in relativa pace com i vicini della contea di Sumter. Ma con il progredire del movimento per i diritti civili, i cittadini bianchi dell’area percepirono sempre più Koinonia come una minaccia “comunista”, al punto che negli anni ‘50 e all’inizio degli anni ‘60, finì per diventare oggetto di un soffocante boicottaggio economico e di ripetute violenze, inclusi diversi attentati. Alla fine degli anni ‘60, le ostilità si placarono gradualmente e Jordan rivolse sempre più le sue energie allo studio della Parola e della Scrittura. Grande notorietà acquistò la serie Cotton Patch, che comprende le sue traduzioni attualizzate di scritti del Nuovo Testamento. Il 29 ottobre 1969, Jordan morì improvvisamente di infarto. Come aveva richiesto, ebbe una semplice sepoltura. Il suo corpo fu posto in una cassa di spedizioni, che fu interrata in una tomba anonima nella proprietà di Koinonia. Al suo funerale parteciparono i suoi famigliari, i soci sostenitori di Koinonia e i poveri della comunità. Resta vivo il suo esempio.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.1, 18b-26; Salmo 42; Vangelo di Luca, cap.14, 1.7-11.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Clarence Jordan, tratta dal suo “The Substance of Faith: and Other Cotton Patch Sermons” (Wipf and Stock Publishers), che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La risurrezione di Gesù è stata semplicemente la non volontà di Dio a prendere il nostro “no” come risposta. Ha risuscitato Gesù, non come un invito per noi ad andare in cielo quando moriremo, ma come una dichiarazione che Egli stesso ha ora stabilito la residenza permanente ed eterna qui sulla terra. Egli è qui accanto a noi, rafforzandoci in questa vita. La buona notizia della risurrezione di Gesù non è che noi moriremo e torneremo a casa per stare con lui, ma che è risorto e viene a casa con noi, portando con sé tutti i suoi fratelli prigionieri affamati, nudi, assetati, malati. (Clarence Jordan, The Substance of Faith: and Other Cotton Patch Sermons).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Ottobre 2022ultima modifica: 2022-10-29T21:59:23+02:00da
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