Giorno per giorno

Giorno per giorno – 14 Giugno 2022

Carissimi,
“Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 44-45. 48). Difficile mettere insieme l’immagine di Dio che si evince dalla conclusione della vicenda di Nabot, proposta dalla prima lettura di oggi (cf 1Re 21 17-29), in cui abbiamo udito le parole tremende rivolte da Elia al re Acab, colpevole di apostasia e di omicidio: “Farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via. Sterminerò ad Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele”, e l’immagine che ce ne propone Gesù, di un Dio che ama ugualmente buoni e malvagi, giusti e ingiusti. Dio che ci è chiesto di imitare, per essere perfetti come lui. Padre Carlos diceva stasera che il Dio di Elia sembra obbedire ancora alla logica di Lamech, dimentico persino della più moderata, per quei tempi, legge del taglione. Il fatto è che la rivelazione di Dio è progressiva, avanza lentamente nella storia, e a questo non sfuggono nemmeno i profeti con i loro oracoli, salvo correggerli di tanto in tanto, mettendo in campo il pentimento di Dio. Fino alla venuta di Gesù, il Dio-crocifisso, quando viene meno ogni ambiguità. Sarebbe già importante ricordarcene, per non trovare facili giustificazioni agli affrettati giudizi (e conseguenti attitudini) in cui spesso cadiamo, dividendo gli altri in buoni e cattivi, a seconda che siano dei nostri o dei loro. Dio abolisce la categoria dei nemici (che sussiste solo per coloro che si vogliono tali), per lui esistono solo figli, che egli ama in egual misura. Luca, nel passo parallelo a questo, traduce il “siate perfetti” con: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36). Dove la parola ebraica che lo definisce – “rahamim” – indica l’amore materno. Dio è, allora, si può azzardare, l’Io-sono dimentico di sé per gli altri, suoi figli. E noi, a che punto siamo?

Oggi noi si fa memoria di Mauricio Silva Iribarnegaray, prete-spazzino municipale, piccolo fratello del Vangelo, martire in Argentina, e di Cosme Spessotto, martire in El Salvador.

Kléber Silva Iribarnegaray era nato il 20 settembre 1925 a Montevideo (Uruguay), quarto di cinque figli di un’umile famiglia contadina. Dopo la morte del padre, avvenuta in coincidenza della nascita dell’ultimo figlio, il giovane Kléber (cui avevano nel frattempo sostituito il nome con quello di Mauricio per provvedergli un santo in paradiso), lavorò alcuni anni per sostenere la già debole economia famigliare. Poi, però, decise di raggiungere in seminario dai salesiani il fratello minore, Jesús Ramón, e nel 1948 cominciò i suoi studi di teologia a Córdoba (Argentina). I suoi compagni lo descrivono come un giovane alto, dall’apparenza forte e sana, sempre allegro e comunicativo, molto esigente con se stesso, dall’interiorità profonda, amante della lettura e dello sport, appassionato di chitarra. Ordinato prete nel 1951, fu inviato come missionario nella Patagonia argentina. Quando però la madre si ammalò, nel 1960, risolse sia pure a malincuore di lasciare la congregazione salesiana, al fine di aiutarla economicamente. Chiese e ottenne, ancora una volta assieme al fratello Jesús, lui pure salesiano, di passare al clero dell’arcidiocesi di Montevideo, dove fu destinato alla parrocchia di san Giovanni Battista, a Pocitos. Superata la difficile congiuntura famigliare, i due fratelli decisero di tornare ad una vita comunitaria. Attratti dalla spiritualità di Charles de Foucauld, entrarono nel 1970 nella fraternità dei Piccoli fratelli del Vangelo a Fortin Olmos, nella provincia di Santa Fé, dov’era superiore Arturo Paoli. Dopo il noviziato, Mauricio lavorò per un po’ con la gente delle discariche di Rosario, con quanti, cioè, traggono dalla spazzatura i loro mezzi di sostentamento. In seguito, a Buenos Ayres, si impiegò come netturbino. La mattina del 14 giugno 1977, alle cinque e mezza, uscì come al solito per recarsi al lavoro. Poco prima, nella cappella, aveva pregato e meditato un testo della Lettera a Filemone, in cui Paolo accenna alle catene portate a causa del Vangelo. Alle otto e mezza, tre uomini in divisa, scesi da una Ford Falcón bianca, avvicinarono Maurizio che stava svolgendo le sue funzioni all’angolo di Terrero e Magariños Cervantes, nella Capitale Federale, parlottarono con lui e lo scortarono fino all’auto. Da allora Mauricio sparì nel nulla, seguendo la sorte di altre migliaia di argentini.

Cosme Spessotto era un francescano italiano, missionario in El Salvador. Fu per 27 anni parroco e vicario episcopale della diocesi di San Vicente. La mattina del 14 giugno 1980, fu assassinato da quattro individui armati, che penetrarono in chiesa mentre pregava. Pochi giorni prima aveva lasciato scritto: “Prevedo che, da un momento all’altro, alcuni fanatici potrebbero uccidermi. Chiedo al Signore che, al momento opportuno, mi dia la forza per difendere i diritti di Cristo e della Chiesa. Morire martire sarebbe una grazia che non merito. Lavare, con il sangue versato da Cristo, tutti i miei peccati, difetti e fragilità della vita passata, sarebbe un dono gratuito del Signore. Perdono in anticipo e chiedo al Signore la conversione degli autori della mia morte. Ringrazio tutti i miei fedeli che con le loro espressioni e manifestazioni di stima, mi hanno animato a dar loro quest’ultima testimonianza di vita. Possano anche loro essere buoni soldati di Cristo. Spero di continuare ad aiutarli dal cielo”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro dei Re, cap.21, 17-29; Salmo 51; Vangelo di Matteo, cap.5, 43-48.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

Come abbiamo ricordato più volte, Arturo Paoli fu il fondatore della fraternità dei Piccoli fratelli del Vangelo di Fortin Olmos, dove anche Mauricio Silva passò il suo noviziato. Non avendo nulla di scritto di quest’ultimo, scegliamo di dare la parola ad Arturo, proponendovi un brano tratto da una sua riflessione, apparsa con il titolo “Il sogno di Dio” in Scoiattoli del 1 Aprile 2016 (Oreundici). Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La nostra missione umana fondamentale è questa ed è anche la grande lezione di Gesù: lui non è venuto a pagare un debito al Padre, è venuto a riscattare la vita cioè a fare in modo che questa vita deformata, inquinata, divenuta più satanica che divina, ritorni ad essere divina. E cosa vuol dire divina? Non vuol dire renderla di un’altra qualità perché la vita è di una sola qualità, ma vuol dire farla ritornare alla sua purezza, alla sua sorgente. La vita è come un’acqua che alla sorgente scende pura, limpida, cristallina e poi, scorrendo, diventa fango, palude. Così succede di questa vita che abbiamo ricevuto, che alla sorgente è pura, e che noi dobbiamo riscattare facendola ritornare ad essere divina. È Dio che la vuole riscattare e vuole farlo per mezzo nostro. “Signore fa’ di me uno strumento della tua pace, fa’ di me uno strumento del tuo amore”. Il senso dell’Eucaristia non è rinnovare il ricordo della vittima per ottenere il perdono dei nostri peccati, ma è la donazione della vita del Padre attraverso Gesù perché arrivi a noi come dono e noi la doniamo agli altri. Partecipare all’Eucarestia è un’enorme responsabilità perché ci interpella domandandoci se siamo veramente disposti ad essere strumenti di questa pace. Se non lo siamo, come dice san Paolo, mangiamo la nostra condanna: è meglio che non partecipiamo all’Eucaristia. Solamente quando sentiamo la volontà, il desiderio, la disposizione a far della nostra vita un dono agli altri, come dono di giustizia e di pace, allora l’Eucarestia si compie. Siamo qui perché siamo chiamati, perché Dio ci sollecita, ci rimprovera anche, ci fa capire che ancora non ci siamo e ci chiede se vogliamo esserci. Partiamo dal presupposto che non ci siamo ma vogliamo esserci. Manifestiamo la buona intenzione di voler essere strumento della sua pace, di voler essere trasmettitori di vita come lo è stato Gesù. (Arturo Paoli, Il sogno di Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Giugno 2022ultima modifica: 2022-06-14T21:21:14+02:00da
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