Giorno per giorno

Giorno per giorno – 23 Maggio 2018

Carissimi,
“Giovanni gli disse: Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri. Ma Gesù disse: Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi” (Mc 9, 38-40). Ovvero, quando lo spirito di concorrenza entra nella chiesa e tra le chiese, tra le religioni, proprio come avviene nel “mondo”, retto dalla logica della divisione e dalla ricerca del potere a proprio vantaggio “contro” gli altri. Questo nella pretesa (illlusoria) di sequestrare e monopolizzare il bene, la salvezza, la verità, Dio stesso. Il quale, invece, si concede a tutti, quale ne sia il cammino e la credenza, e a tutti permette di operare, quand’anche inconsapevolmente, attraverso lo Spirito che soffia dove vuole, nel Nome che opera in vista della liberazione dal male. Da questa pretesa, forma estrema dell’orgoglio spirituale, nascono malcelata invidia per i “concorrenti”, spirito di setta, reciproche condanne di eresia, disprezzo e irrisione per le diverse forme in cui sotto ogni cielo, le religioni cercano di balbettare il mistero, articolandolo come possono in linguaggio umano, celebrandolo nelle loro liturgie e, se Dio vuole (certo che lo vuole!), testimoniandolo. In opere di bene, appunto. Il cui nome è pur sempre, variamente coniugato, Gesù. Ossia, Dio-salva.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Girolamo Savonarola, riformatore della Chiesa.

Girolamo Savonarola era nato a Ferrara il 21 settembre 1452 da Niccolò e da Elena Bonaccorsi. Nel 1474, lasciata la città, piuttosto disgustato da come andavano le cose del mondo e della chiesa, si recò a Bologna e chiese di entrare tra i domenicani. Cominciò in quegli anni a scrivere il “De ruina ecclesiae”, in cui trattava apertamente lo stato di decadenza del clero e la necessità di una sua rigenerazione. Negli anni seguenti, Savonarola viaggiò, predicando, tra Firenze, Bologna, Ferrara, Genova e Brescia, fino a quando nel 1491 fu designato priore del Convento di san Marco a Firenze. Senza timore di andar controcorrente, riprese e approfondì le sue tematiche di sempre, denunciando la corruzione degli ambienti ecclesiastici dell’epoca e il paganesimo della corte pontificia, chiamando i suoi concittadini e la Chiesa tutta ad uno stile di vita più austero, che si distanziasse dall’esasperato edonismo, dai lussi e dagli sprechi, che caratterizzavano le classi più ricche. Con la fondazione della repubblica fiorentina, appoggiò una riforma della Costituzione in senso “demo-teocratico”, che vide l’abolizione del lusso e dell’usura, la creazione di un Monte di Pietà, per prestiti a basso interesse, l’introduzione di un’imposta sulle proprietà fondiarie, l’istituzione di un Consiglio Maggiore, con ampi poteri sul piano legislativo, giudiziario ed esecutivo. Entrato in conflitto col papa Alessandro VI, a cui il Savonarola rimproverava i costumi corrotti, fu diffidato, nel 1495, dal continuare la sua predicazione e dichiarato eretico. Gli antichi e nuovi avversari politici, al servizio dell’oligarchia o comunque insofferenti del suo rigorismo morale, giocando anche su taluni eccessi del “nuovo corso politico”, riuscirono a seminare il malcontento tra i Fiorentini che erano stati minacciati dal Papa di interdetto. Nel 1498 una folla di facinorosi diede l’assalto al convento di S. Marco. Savonarola venne catturato ed in seguito torturato e sottoposto a ben tre processi, con l’accusa di eresia ed impostura, alla presenza degli inviati papali. Il tutto si concluse con la condanna sua e di altri due confratelli, frate Domenico e frate Silvestro, ad essere impiccati ad una croce e bruciati: tale sentenza fu eseguita il 23 maggio di quello stesso anno nella Piazza della Signoria e le loro ceneri vennero sparse nell’Arno.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera di Giacomo, cap. 4, 13-17; Salmo 59; Vangelo di Marco, cap. 9,38-40.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Girolamo Savonarola, tratto dalla “Predica XI sopra Ezechiele”, pronunciata nella prima metà del 1497. Qui a commento del versetto: “Che cos’era tua madre? Una leonessa fra leoni” (Ez 19, 2). Savonarola la pronunciò in risposta a fra Mariano da Gennazzano, che lo aveva minacciato di scomunica. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Quare mater tua leaena? Che vuol dire, popolo cristiano, che la madre tua è leonessa e dorme e si riposa tra’ leoni? Che vuol dire questo, Signore? Che canzone è questa? Che vuol dire madre leonessa? Io non ho madre leonessa; io ho paura della leonessa e del leone. No, dice il Signore; è cosa da poltroni avere paura. Sai tu quale è la tua madre leonessa? Ella è la Chiesa. I preti, i prelati, i principi, mettili tutti insieme: questi sono la madre, ma principaliter sono quelli che hanno cura delle anime. Questa tua madre soleva essere una bella donna, avere bei capelli, begli occhi, belle mani, belle poppe, bella bocca. Ella era tutta bella. Oh! Quale era al tempo di San Gregorio non è oggi. Così era allora piena di santi; la sua corte, piena di santissimi uomini, pareva un eremo; ma oggi sono piene le corti di uomini viziosi e scellerati. Che dirà colui che scrive a Roma? Va’, scrivi questo. Aveva allora bella faccia, cioè bei costumi. I capelli belli erano i pensieri, che aveva tutti a Dio. Gli occhi belli erano: il destro, col quale riguardava le cose spirituali; il sinistro, col quale guardava le temporali, le quali distribuiva ai poveri. Guarda San Gregorio, che dava tutto ai poveri: mangiava sempre coi poveri, aveva l’olfatto pieno di odore dei santi; la bocca bella alle predicazioni e alle buone parole. Le poppe colle quali lattava ognuno, erano il vecchio e il nuovo testamento; le belle mani erano le buone opere piene di carità. Così era la madre tua in quel tempo; ma non è più donna; non ci è più carità. Dove è la bella faccia, cioè i costumi? Dove sono i capelli, cioè le cogitazioni delle cose spirituali? Dove sono le mani, cioè le buone operazioni? Le sono tutte date alla rapina. Le poppe sono tutte guaste: non ci è gusto niente, non si dà più latte, non ci è più odore di santi; ella è diventata una leonessa. La donna è diventata leonessa rapace crudele degli altri animali. La leonessa è molto lasciva, così ora vediamo ogni cosa piena di lascivia. (Girolamo Savonarola, Predica XI sopra Ezechiele).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Maggio 2018ultima modifica: 2018-05-23T22:24:41+02:00da
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