Carissimi,
“Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande” (Lc 9, 48). Articolo uno e unico del Codice di diritto canonico secondo Gesù Cristo. In risposta ai suoi più fedeli discepoli che, subito dopo aver egli annunciato loro l’imminente suo arresto e passione, cominciarono a litigare per stabilire le precedenze nella gerarchia che ne avrebbe dovuto prendere il posto. E Gesù che li conosceva (e ci conosce) fin troppo bene, non se ne stupisce neanche tanto, ma pazientemente cerca di ridir loro l’abc del regno. Dunque, siete pronti? Cominciamo: nel regno il più grande è il più piccolo. Il più insignificante, fragile, inutile, misconosciuto, disprezzato, emarginato, escluso, scomunicato. Crocifisso, insomma. Chi accoglie uno qualunque di questi, accoglie Gesù Cristo, accoglie Dio. Cioè, crede in Dio. Fa parte, che lo sappia o meno, della cerchia di Gesù. È sacramento del Regno, Sua chiesa. Se no, è qualcosa d’altro, qualsiasi altra cosa. Una telenovela, una commedia, una barzelletta, uno sport. Più spesso, una tragedia. Amen.
Oggi è memoria di Girolamo, monaco al servizio della Parola e padre della Chiesa.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Zaccaria, cap.8, 1-8; Salmo 102; Vangelo di Luca, cap.9, 46-50.
La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.
Bene, Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano della lettera di san Girolamo, indirizzata al soldato romano Exuperantius per convincerlo a lasciare tutto e raggiungerlo in Terra Santa. Cosa che effettivamente avvenne, ma solo per poco. Sembra infatti che il soldato non abbia retto al caratteraccio del sant’uomo. Troviamo la lettera nella biblioteca virtuale dell’Abbaye Saint Benoît de Port-Valais. Ed è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Sbaràzzati del pesante fardello dei beni terreni, e non cercare affatto quelle ricchezze che il Vangelo paragona alla gobba dei cammelli. Elèvati al cielo con una rinunzia e una liberazione perfetta da tutte le cose mondane, per tema che, sopraffatto dal peso delle ricchezze, non possa raggiungere il vertice della perfezione. Se ti parlo così, non è perché qualcuno mi abbia detto che sei avaro, ma è che io sono persuaso che tu continui ad indossare le armi solo per accumulare quei beni di cui Gesù ci ha comandato di disfarci. Tu sai che egli comanda ai ricchi di vendere tutto ciò che possiedono e di donarne il ricavato ai poveri per poi seguirlo. Se tu possiedi dei beni, devi sottometterti a questa legge; e se tu non ne hai, perché cercare ciò che sarai poi obbligato a distribuire ai poveri? È certo che Gesù Cristo tiene conto di tutto, quando vede in noi un desiderio sincero di piacergli. Mai nessuno è stato più povero degli apostoli e tuttavia mai nessuno ha abbandonato tanto quanto loro per amore del Signore. Il Figlio di Dio preferirà a tutti i ricchi quella povera vedova del Vangelo che pose nella cassetta delle offerte solo due spiccioli, perché essa diede tutto ciò che aveva. Non accumulare, dunque, beni che sarai costretto a donare, ma dona ciò che già hai accumulato, perché Gesù Cristo riconosca in questo il coraggio e lo zelo del suo nuovo soldato. Che questo Padre in un trasporto di allegria ti venga incontro quando tu farai ritorno da un paese lontano; che egli comandi che ti rivestano, che ti sia messo un anello al dito, che si ammazzi per te il vitello grasso. Permetta egli che tu, libero dall’amore del mondo e dagli ingombri del secolo, ci venga presto a trovare col nostro santo fratello Quintiliano. (Saint Jérôme, Lettre 145).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.