Carissimi,
“Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce” (Lc 8, 16). È detto dell’insegnamento di Gesù, della Parola che è Lui. Non è un invito all’esibizionismo religioso, che finirebbe per esserne la negazione, dato che la stessa immagine che Gesù usa per dirla e per dirsi, è quella del seme che cade nel terreno [e muore] per fruttificare. È, invece, una volta che abbiamo incontrato Gesù, e scoperta questa luce nuova che egli, con la sua storia, proietta su Dio – la buona notizia dell’Abba e l’incondizionata fiducia che ne deriva – lasciarcene attizzare e diffonderla poi intorno a noi, con la nostra, di storia. E qui sta il difficile, dato che il riproporre la sua vita nella nostra non è per nulla alla nostra portata. Eppure vale anche per noi la promessa di Gesù: ciò che nel nascondimento siamo venuti apprendendo con la mente e con il cuore, prima o poi troverà modo di tradursi nei Suoi gesti. È per questo che egli richiama la nostra attenzione sul come ascoltiamo. Non con la forza dell’abitudine, ma con passione, con amore. Scrutando non solo la Parola scritta, ma la parola vissuta in prima persona dai piccoli a cui il Padre ha scelto di rivelarsi.
Il calendario ecumenico ci porta oggi la memoria di un grande starec dei nostri tempi: Silvano del Monte Athos, monaco e mistico ortodosso.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dei Proverbi, cap.3, 27-34; Salmo 15; Vangelo di Luca, cap.8, 16-18.
La preghiera di questo lunedì è in comunione con le religioni del subcontinente indiano: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.
Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di una citazione di Silvano del Monte Athos, tratta dal libro dell’Archimandrita Sofronio “Silvano del Monte Athos 1866-1938. La vita la dottrina gli scritti” (Gribaudi). Che è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Nessuno può conoscere da se stesso che cosa è l’amore di Dio, se non glielo insegna lo Spirito santo. Nella nostra Chiesa l’amore di Dio è conosciuto per mezzo dello Spirito santo e per questo motivo ne possiamo parlare. L’anima peccatrice, che non conosce il Signore, teme la morte, e crede che il Signore non le perdonerà i peccati; ma questo avviene quando l’anima non conosce il Signore e quanto Egli ci ami. Se il mondo sapesse questo, nessun uomo cadrebbe in preda alla disperazione, perché il Signore non solo perdona, ma gioisce immensamente della conversione del peccatore. Anche se la morte si avvicina a te, credi fermamente che, appena tu chiederai il perdono, il Signore te lo concederà. Il Signore non è uguale a noi: Egli è infinitamente mite, compassionevole e buono; e quando l’anima lo conosce, resta stupefatta dicendo: “Oh quale Signore abbiamo!”. Lo Spirito santo ha concesso alla nostra Chiesa di conoscere quanto è grande la misericordia di Dio. Il Signore ci ama, e con mitezza ci accetta senza farci rimproveri, così come il padre del Vangelo non rimproverò il figliol prodigo, ma ordinò che gli si facesse indossare una versta nuova e al dito gli si mettesse un preziosissimo anello e i calzari ai piedi, e fece uccidere il vitello grasso per festeggiare il suo ritorno. Oh con quanta mitezza e longanimità dobbiamo anche noi correggere nostro fratello, così che la nostra anima gioisca per la sua conversione. Lo Spirito santo insegna in modo ineffabile all’anima ad amare gli uomini. (Archimandrita Sofronio, Silvano del Monte Athos).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.