Carissimi,
“Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi! Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni” (Mc 10, 21-22). Se stiamo, come noi stasera, ascoltando queste parole, è perché un giorno abbiamo improvvisamente scoperto che non ci bastava più la vita che vivevamo. E siamo andati da Lui. E quella frase, la prima che abbiamo citato qui sopra, e che non abbiamo neppure l’animo di ripetere, è stata detta anche per noi. Da allora Lui ci ha catturati, anche se ogni giorno ce ne andiamo via tristi, perché ci sembra stia chiedendo troppo. Ma, è sempre troppo poco per quello che Egli ci offre in cambio. Quanto al ricco del vangelo, c’è da dire che lui, almeno, era ricco. E in qualche modo aveva in questo la sua giustificazione. Noi non lo siamo, eppure siamo attaccati alle nostre povertà più di quanto non fosse lui alle sue ricchezze. È questo che impedisce l’accadere del Regno. “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!’ (v. 23). Sì, certo, per i ricchi è più difficile, ma, come diceva Rafael, stasera, è duro anche per noi accettare che l’altro sia più importante e decidere di vendersi tutto ciò che si ha, ciò che si è, per vederlo felice. E, seguendo i passi di Gesù – “vieni e seguimi” (v.21) è questo l’invito -, spogliarsi ad ogni istante di ciò che si riceve continuamente in dono, che, poi, è condividere vita, salute, allegria, amore. Noi dicevamo che ogni giorno ce ne andiamo via tristi, perché sappiamo di non farcela. Però, quella tristezza è già il sintomo della guarigione imminente. Infatti, ciò che è impossibile presso gli uomini, non lo è presso Dio! (cf v. 27). E, se il nome di Gesù è “Dio salva”, la salvezza di Dio arriverà infallibilmente. Nei tempi e nei modi che Lui solo sa. Quel giorno non ci allontaneremo più, scuri in volto.
Il calendario ci porta la memoria di Andrea, Folle in Cristo, e di Rabí‘a al-‘Adawíyya, mistica islamica, “testimone dell’amore di Dio”.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Pietro, cap. 1,3-9; Salmo 111; Vangelo di Marco, cap. 10,17-27.
La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.
È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, con una poesia di Rabí‘a al-‘Adawíyya, che ha come titolo “Fratelli, la pace è nella mia solitudine”. Che è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Fratelli, la mia pace è nella mia solitudine. / Lì, il mio diletto è solo con me, sempre. / Non ho trovato nulla in tutti i mondi / Che possa competere con il suo amore, / Questo amore che erpica le sabbie del mio deserto. / Se arrivo a morire di desiderio / e il mio Diletto non è ancora soddisfatto , / Vorrei vivere in eterna disperazione. // Abbandonare tutto ciò che Egli ha modellato /Ed avere nel palmo della mia mano / La prova certa che Egli mi ama / Questo è il nome e lo scopo della mia ricerca. (Rabí‘a al-‘Adawíyya, Brothers, my peace is in my aloneness).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.