Carissimi,
“Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”. (Mt 6, 7-8). Stasera, a casa di Valdecí, ci dicevamo che, da quei buoni cristiani che pretendiamo di essere, sappiamo benissimo quanto questo sia vero, e, però, la nostra preghiera difficilmente si stacca dal modello che Gesù definisce “pagano”. Quanto al Padre nostro, che Lui ci ha insegnato, spesso lo si riduce ad una bella formula, da recitare nelle occasioni stabilite, i cui contenuti però suonano astratti e restano lontani. Sicché quando si decide di pregare sul serio, la preghiera finisce per riguardare le necessità nostre personali e dei nostri, e conta sul fatto che Lui si adegui. Pronti, se e quando si venga accontentati, a dargliene pubblica testimonianza. Anche per aumentare il numero e la consistenza della sua clientela. Per carità, il Padre proprio perché è l’Abba, il Babbo, ci prende così come siamo, anche in questo caso. Eppure, quando riusciamo, nella nostra preghiera, a metterci in ascolto, scopriamo che le cose vanno meglio per tutti. Lui, del resto, è fatto così: se dei suoi figli sta meglio solo qualcuno, può, per cominciare, fargli pure piacere, ma subito dopo gli fa anche più male, pensando agli altri. Il Padre nostro non è una preghiera che vuole rivolta a Lui, è piuttosto un programma che propone a noi. Che sia santificato il suo nome, venga il suo regno, sia fatta la sua volontà sono tre maniere diverse per dire il suo desidero che tra i suoi figli si creino relazioni nuove di fraternità, di servizio reciproco, di dedizione, di cura. I cui segni sono il pane condiviso, il perdono e la riconciliazione, la vittoria sulle tentazioni che ci spingono al contrario, la liberazione da ogni forma di male. Arriveremo noi a pregare, cioè a vivere, per questo?
Oggi è memoria di Johannes Tauler, uno dei più grandi mistici del Medioevo.
I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
2ª Lettera ai Corinzi, 11, 1-11; Salmo 111; Vangelo di Matteo, cap.6, 7-15.
La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.
Un’amica di Milano ci segnala i video di due comici che fanno la parodia di due politici. O viceversa. Non abbiamo capito bene. Tali Brunetta e Stracquadanio. Che già per i nomi viene il sospetto che non siano veri. Il fatto è che ci chiede un’opinione. Ma a noi, che siamo del tutto incompetenti in materia, viene solo da chiederci: dove diamine li avranno pescati simili personaggi?
È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un brano di Johannes Tauler , tratto da una delle sue Prediche. Che è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Come la pietra calamitata attira il ferro, così l’amabile Cristo attira dietro a sé tutti i cuori che sono stati toccati da lui. Quando il ferro è toccato dalla forza della pietra calamitata, si solleva sopra la sua qualità naturale, e sale in alto dietro la pietra, benché non sia sua natura; non trova riposo in se stesso finché non sale al di sopra di sé. Figli, è proprio così: tutti i fondi, toccati dalla calamita che è Cristo, non possono più essere trattenuti da gioia o dolore che sia. Si innalzano sopra se stessi fino a lui. Dimenticano la propria natura e lo seguono. E lo seguono con tanta maggior purezza, verità e disponibilità, quanto più nobilmente sono stati toccati da lui. Esaminiamoci con cura per vedere se siamo stati toccati da Dio oppure no. Quelli che non lo sono stati, cominciano spesso in maniera molto bella, tanto che si presumono grandi cose; ma ancor prima che si pensi ciò, non ne viene fuori nulla, costoro vanno a fondo molto rapidamente e ripiombano nelle loro vecchie abitudini e nei piaceri naturali. Figli, se Dio non ci tocca, non diamo la colpa a lui, come spesso dice la gente: “Dio non mi ha toccato né mi spinge come altri”. Dio tocca, spinge, avverte e desidera ugualmente tutti gli uomini e li vuole tutti allo stesso modo. Ma la sua mozione, i suoi avvertimenti e i suoi doni sono ricevuti e accolti diversamente. Presso molti uomini, quando Dio viene con i suoi tocchi e i suoi doni, trova il posto occupato, trova altri ospiti e deve tornare indietro senza poter entrare. Noi amiamo e abbiamo di mira altro; perciò i suoi doni, che egli offre incessantemente a ogni uomo, devono restare fuori. Questa è la causa del nostro danno eterno e del nostro arresto; siamo noi tale causa e non Dio. Ci procuriamo e abbiamo tante vane occupazioni da non badare a noi stessi né a Dio, e ci arrechiamo un danno indescrivibile. Possiamo ovviare a questo soltanto con uno zelo pronto e coraggioso e una preghiera sincera, interiore e costante. Così, e non diversamente, otterremo di non restare indietro e ci sarà data ancora un’amabile fiducia nella sconfinata misericordia di Dio, in cui consiste tutto, e una fervente, fedele e immediata adesione a lui. (Johannes Tauler, Discorso III sull’Ascensione).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.