Carissimi,
“Gesù disse loro: Portatemi un denaro: voglio vederlo. Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono? Gli risposero: Di Cesare. Gesù disse loro: Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio” (Mc 12, 15-17). Stamattina ci dicevamo che forse noi avremmo preferito che Gesù, alla domanda-tranello se si dovessero pagare le tasse in un sistema iniquo e tirannico come era quello romano che dominava la Palestina del tempo, avesse risposto semplicemente di no (chissà, capace che qualcuno si aspettasse un sì). Ma Gesù sembra rifuggire dalle risposte facili, che non implichino l’uso della nostra intelligenza e della nostra responsabilità. Come dire, che preferisce avere a che fare con discepoli (o cristiani) adulti. Il tema in questione, a ben vedere, non è tanto quello del pagare o no le tasse, né, nella risposta che Lui dà, quello di una pacifica e conciliante divisione delle sfere d’influenza tra religione e politica. Tutt’altro. C’è, in primo luogo, la desacralizzazione della politica. L’autorità politica, Cesare, non è nessun dio (né l’unto del Signore, come qualcuno magari sogna o pretende di essere). Dopo di che c’è da decidere a chi apparteniamo noi. Quale sia, cioè, il Dio della nostra vita. Non Cesare, sperabilmente, ma neppure l’ “idolo” di una qualche religione, e meno che meno il potere esercitato in suo nome, ma il significato ultimo che noi accogliamo per il nostro vivere e attribuiamo al nostro agire. E se noi ci fidiamo della parola di Dio (ma è, allora, necessario conoscerla e conoscere colui che definitivamente l’incarna), sappiamo come identificarlo: il nostro Dio è colui che libera da ogni oppressione, che si muove a compassione delle sofferenze del mondo, che si solidarizza, fino a identificarsi con gli ultimi, che è in mezzo a noi come colui che serve, che passa facendo del bene, che offre la sua vita in favore degli altri e così via. È a partire da questo Dio (o da altri, se avremo affidato la nostra vita ad altri significati) che disporremo del criterio per giudicare di volta in volta ciò che dobbiamo dare [di noi, del nostro assenso] – o piuttosto non dare – al Cesare di turno. E Cesare non è più soltanto il potere politico, ma anche quello economico, culturale, religioso (famigliare, potremmo aggiungere in questa giornata dedicata alla donna, alle sue lotte e rivendicazioni), e di quant’altri voglia – negando la verità dell’essere umano – dominare e servirsi di, invece di porsi in una logica di servizio all’umanità. Ovvio che il partito di Cesare (con i suoi alleati religiosi) farà ogni volta di tutto per truccare le carte, cercando persino di dimostrare che il partito di Cesare è il partito di Dio, o almeno quello che gli è più funzionale. Sempre che lascino lavorare Cesare.
Oggi, il calendario ci porta la memoria di Giovanni di Dio, testimone, al servizio degli infermi.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Tobia, cap.2, 9-14; Salmo 112; Vangelo di Marco, cap. 12, 13-17.
La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.
PENSIERO DEL GIORNO
Signore, / fa delle donne uno strumento della tua pace; / che dove c’è divisione, siamo vincolo di unità; / che dove c’è sfiducia, possiamo dare perdono; / che dove c’è dubbio, poniamo la nostra fede; / che dove c’è tristezza, siamo gioia; / che dove c’è disanimo, siamo cammino di speranza; / che dove c’è ombra, portiamo la tua luce. // Di tutto questo siamo capaci, Signore, / perché tu ci hai dato / “un corpo di oblazione, / un ventre abitato di attese e di tempi, / e una missione di godimento e di luce”. // Signore, / fa che noi donne: / non cerchiamo tanto di essere comprese / quanto di comprendere; / perché donandoci liberamente, / possiamo aiutare la creazione / di un nuovo ordine d’amore// perché dimenticando i silenzi di ieri / che abbiamo sofferto, / potremo costruire un domani / di canto e di redenzione. // Fa Signore, che vediamo in ogni uomo / il padre, il fratello, l’amico, il figlio. / Fa Signore che vediamo in ogni donna / un pezzo del nostro stesso essere. / Fa Signore che vediamo nelle diverse culture, / la comunità di persone da generare a Dio. / Fa Signore che la nostra aspirazione / sia di raggiungere la Tua Immagine Perfetta. / Facci Signore un strumento della Tua Pace. / Dacci uno spirito di unità, / di concordia, di dialogo, di misericordia e di amore. // Amen. (Maria Teresa Porcile Santiso, Haz de las mujeres).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.