Carissimi,
“In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio” (Mc 10, 13-14). Fissiamocelo bene in testa: “a chi è come loro appartiene il regno di Dio”. Altrove, aveva detto che il regno di Dio è dei poveri. Che è la stessa cosa. I bambini, qui, infatti, rappresentano più che loro stessi. Sono tutti i senza voce in capitolo, senza diritti, senza autonomia, senza forza, senza potere, senza capacità contrattuale, né possibilità di imporsi. I più poveri tra i poveri, insomma. In tutto dipendenti dagli altri. Noi, stamattina, si pensava ai vecchi, ai malati, ai “diversamente abili” (spesso abili in quasi nulla, e questo la dice già lunga sui criteri di classificazione di una società dove comunque conta fare e saper fare), ai ricoverati dell’ospizio qui vicino, ai carcerati, e ancora, in molte situazioni del nostro Paese, agli indios, ai negri, alle donne. Beh, Dio e il suo Regno è “di loro”, a loro si destina. E noi, che ci diciamo sua chiesa, siamo davvero sacramento di questa Sua destinazione? O l’indignazione di Gesù è diretta, una volta di più, anche a noi?
Oggi è memoria di due vescovi: Antonio de Valdivieso, pastore e martire dell’Evangelo del Regno, in Nicaragua, e José Alberto Llaguno, “Pepe”, vescovo inculturato degli indigeni Tarahumara, in Messico.
I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Siracide, cap. 17, 1-13; Salmo 103; Vangelo di Marco, cap.10, 13-16.
La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.
Si è accennato al ruolo che Mons. José Alberto Llaguno ebbe nella stesura dei capitoli sulla scelta preferenziale per i poveri del documento di Puebla e noi, nel congedarci, scegliamo di offrirvene uno stralcio come nostro
PENSIERO DEL GIORNO
La scelta preferenziale per i poveri ha come obiettivo l’annuncio di Cristo salvatore che li illuminerà sulla loro dignità, li aiuterà nei loro sforzi di liberazione da tutte le carenze e li porterà alla comunione con il Padre e con i fratelli mediante una vita di autentica povertà evangelica. Questa scelta, reclamata dalla realtà scandalosa degli squilibri economici dell’America Latina, deve portare a stabilire una convivenza umana degna e fraterna ed a costruire una società giusta e libera. La necessaria trasformazione delle ingiuste strutture sociali, politiche ed economiche non sarà vera e piena, se non sarà accompagnata dal cambiamento della mentalità personale e collettiva nei confronti dell’ideale di una vita umana degna e felice, che a sua volta dispone alla conversione. L’esigenza evangelica della povertà, come solidarietà con il povero e come rifiuto della situazione in cui vivono le masse del continente, libera il povero dalla tentazione di essere individualista nella sua vita e di essere attratto e sedotto dai falsi ideali di una società dei consumi. Nello stesso tempo, la testimonianza di una Chiesa povera può evangelizzare i ricchi che hanno il cuore troppo attaccato alle ricchezze, convertendoli e liberandoli da questa schiavitù dell’egoismo. Per vivere ed annunciare le esigenze della povertà cristiana, tutta la Chiesa deve rivedere le proprie strutture e la vita dei suoi membri, soprattutto degli operatori di pastorale, per giungere ad una effettiva conversione. Questa conversione comporta l’esigenza di uno stile di vita austero e di una totale fiducia nel Signore. Nell’opera di evangelizzazione, infatti, la Chiesa farà maggiore assegnamento su Dio e sul suo potere e la sua grazia, che sull’ “avere di più” e sul potere di questo mondo. Così la Chiesa presenterà un’immagine autenticamente povera, aperta a Dio ed ai suoi fratelli, sempre disponibile a far sì che i poveri abbiano una reale capacità di partecipazione e si vedano apprezzati nel loro giusto valore. (III Conferenza Generale del CELAM, L’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina, 1153-1158).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.