Carissimi,
“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Mt 2, 1-3). La Gerusalemme d’allora e le sue radici giudaiche. Un po’ l’equivalente di quel che per noi sarebbe Roma e l’Occidente, con le sue “radici cristiane”. E lo stesso turbamento, il gelo, la paura malcelata, o anche solo l’indifferenza, che “quella” nascita, con ciò che significa, – la cui notizia in questo Vangelo non è portata da angeli o pastori, ma da alcun sapienti pagani – determina nell’apparato politico e religioso e nella gente. Che, paradossalmente, oggi, dice di celebrarla. Ma, in realtà, celebra altro. Spesso, il suo esatto contrario. Più propriamente ciò che è in grado di garantire l’immutabilità della sfera del privilegio (economico ma non solo), degli equilibri di potere, con l’esclusione di tutto ciò che possa mettere quella e questi a repentaglio. Nel caso, un Natale mercificato, con il suo contorno inevitabile di buoni sentimenti. Questi, ovviamente, a buon mercato. Dunque, il Vangelo ci parla di un’istituzione religiosa che custodisce e trasmette una “parola” che non parla però più al suo cuore, né è capace di motivarla all’azione, e di un potere politico “armato” contro la novità – la stella – che appare nell’oscurità del momento storico. Visibile a, e segnalata da, testimoni sospetti, dai contenuti ancora indecifrabili, ma, come ogni novità che si annuncia, con un carattere presumibilmente sovversivo e dirompente. La gerarchia religiosa, custode della rivelazione, i soggetti e i contenuti di tale novitá, invece, li conosce bene, perché, sa che, da sempre, Dio si identifica con i piccoli, i poveri, gli ultimi (“E tu, Betlemme”), e nel principio della cura (“che pascerà il mio popolo”). E ne segnala il pericolo agli Erode di turno. Stamattina, durante l’Eucaristia celebrata con dom Eugenio, nella chiesa del Monastero, ci chiedevamo se noi sapremo seguire la stella e riconoscere nel Povero la presenza di Dio, tornando poi per altre strade, con altro stile, alla nostra vita di ogni giorno. Lasciando Erode, una volta di più, scornato.
Da noi, la solennità dell’Epifania del Signore è stata spostata dal 6 gennaio alla prima Domenica dopo l’Ottava di Natale. Si celebra perciò oggi.
I testi proposti dalla liturgia della Solennità dell’Epifania del Signore sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap. 60,1-6; Salmo 72; Lettera agli Efesini, cap. 3,2-3.5-6; Vangelo di Matteo, cap. 2,1-12.
La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.
Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Ioann di Kronstadt, presbitero ortodosso, amico dei poveri.
Sarà per coerenza con il messaggio che ci viene dal vangelo odierno, o, più ancora, per fedeltà ad uno stile pastorale a cui è da sempre legato, fatto sta che dom Eugenio ha passato il pomeriggio a visitare con Márcio i suoi nuovi vicini di casa, da quando, un mese fa, si è trasferito ad abitare nell’antica foresteria del Monastero. Inutile dire che ha trovato un’accoglienza sorpresa e festosa.
Per stasera è tutto. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura un inno scritto da David Maria Turoldo per la preghiera della sera di questa festa. Lo troviamo nel libro “La nostra preghiera. Liturgia dei giorni” (Cens) ed è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
“Dov’è il re dei giudei che è nato? / abbiamo visto la stella risplendere…” / I sacerdoti e gli scribi sapevano / ora lo sanno perfino i potenti! // “O tu Betlemme in terra di Giuda…” / Ma cosa importa, che giova sapere? / Solo il sapere diffonde paura, / e sono i re a temere per primi. // Se vuoi, amico, con pace sicura / attraversare il mar della vita, / come una vela la fede ti porti / dietro la stella di questi sapienti. // Ma poi la stella riapparfve ancora, una grandissima gioia li prese: / stava alle spalle la gran capitale, / e i re a tessere il loro disegno. // Così continua ogni re a tramare, / ma basta un sogno a infrangere i piani; / sempre nell’incubo vive il potente / mentr’essi vanno per libere strade. // Magi, voi siete il segno che Dio / mai abbandona chi segue la stella, / che Dio è dentro e cammina con voi, / e le sue vie non son queste vie! // Grazie, a te, Padre, che all’umile sveli / cose nascoste ai grandi e ai potenti, / che ai potenti tuo Figlio sarà / contraddizione e sorpresa per sempre! (David Maria Turoldo, La nostra preghiera).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comuntà del bairro.