Carissimi,
“Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: Spiegaci la parabola della zizzania nel campo” (Mt 13, 36). Della lettura che la comunità di Matteo ha fatto della parabola, noi avevamo già anticipato qualcosa sabato scorso. Stasera, a casa di dona Nady, si è aggiunto che quella che era per Gesù una parabola del Regno e, cioè, anche della pazienza di Dio per il lungo, problematico, processo che le relazioni nuove del Regno conoscono nel loro proporsi, diffondersi, affermarsi e, spesso, arretrare, si è trasformata in una parabola del giudizio. In gioco è ancora il Regno, una realtà che va ben oltre quella della Chiesa, della cerchia dei discepoli, chiamata ad esserne semplice segno o, se si preferisce, sacramento. L’accenno che, nella spiegazione, si fa alla “fine del mondo” (v.40), deve essere letto come riferimento all’avvento dei “tempi ultimi”, che l’evento di Gesù ha inaugurato. Il Regno del Padre, cioè la sua sovranità-attraverso il servizio e il dono di sé, manifestata nel Figlio, giudica noi e la storia, brucia e consuma nel fuoco del suo amore gli elementi di anti-regno presenti in noi e nel mondo, ci porta ad un, quand’anche lento, cammino di pentimento e di conversione che, con l’ottimismo della volontà, ma più ancora con l’azione della sua grazia, troverà la sua conclusione nell’affermazione definitiva della giustizia: “Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro” (v. 43).
Oggi è memoria di Titus Brandsma, martire del totalitarismo nazista a Dachau.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Geremia, cap.14, 17-22; Salmo 79; Vangelo di Matteo, cap.13, 36-43.
La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.
È tutto. Noi ci si congeda qui, proponendovi in lettura alcuni passi di un discorso tenuto da Titus Brandsma a Nimega, il 17 ottobre 1932, nell’anniversario della fondazione dell’Università Cattolica, di cui era all’epoca Rettore Magnifico. Sono tratti dal libro di Santino Scapin, “Nella notte della libertà. Tito Brandsma giornalista martire a Dachau” (Rogate), ampiamente citato in rete. E sono, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Tra le numerose domande che inquietano il mio pensiero, nulla mi inquieta di più del domandarmi perché l’uomo col suo sviluppo e nella fierezza orgogliosa del suo progresso, si allontani oggi così in gran numero da Dio. È sconcertante come nel nostro tempo, in cui si registra progresso in ogni campo, ci si trovi davanti ad un disonore e ad una negazione di Dio che tendono ad allargarsi a macchia d’olio. Come mai l’immagine di Dio è così oscurata, che molti non ne restano più colpiti? C’è mancanza solo da parte loro? O è richiesto qualcosa anche a noi perché questa immagine risplenda di nuovo sul mondo di una luce più chiara? Si può forse nutrire la speranza che presentando Dio in maniera nuova, con nuovi concetti, si andrà incontro ai bisogni dell’uomo d’oggi? (…) Non è mia intenzione difendere il concetto di Dio: di apologia ce n’è già troppa. Troppo facciamo uso del metodo negativo di difesa e di confutazione. Sarebbe più nobile, anzi, più utile far brillare la verità in maniera positiva, facendo leva sulla luce che da essa emana, che sempre affascina lo spirito dell’uomo. Credo che dobbiamo farci un dovere ritenere un obbligo guardare attorno a noi il fenomeno della negazione di Dio. Non perché, innanzi tutto, dobbiamo assumere verso di esso un atteggiamento di difesa; bensì, a causa di questo fenomeno, trarre motivo per far conoscere l’immagine di Dio in forme nuove, per adattarne il concetto alla cultura moderna. In modo tale che dalla ricchezza di questo concetto venga messo in evidenza quell’aspetto della grandezza del nostro Dio che più oggi affascina… C’è una così grande ricchezza nell’immagine di Dio, essa può essere considerata sotto gli aspetti più vari, che dobbiamo far attenzione a poggiarci troppo sul vecchio, da ritenere sufficienti i concetti tradizionali di Dio. Nuovi tempi richiedono nuove forme espressive. (Santino Scapin, Nella notte della libertà. Tito Brandsma giornalista martire a Dachau).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.