Carissimi,
“Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me” (1Cor 11, 23-25). Questo è il più antico resoconto scritto che abbiamo della Cena e lo dobbiamo a Paolo, le cui lettere precedono la redazione dei Vangeli. Qui da noi, oggi, è Corpus Christi, la solennità che voi celebrerete invece domenica. La liturgia, assieme alla lettera di Paolo, ci propone il racconto della moltiplicazione dei pani che, dell’ultima cena, è una sorta di anticipazione, dato che ne ricalca quasi le parole: “Prese i pani… e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli”. Certo, qui, in più c’è “perché li distribuissero alla folla”, che fa da riscontro all’invito rivolto loro poco prima: “Dategli voi stessi da mangiare” (Lc 9, 13), e là, nel racconto della Cena, c’è in più: “Questo è il mio corpo per voi”. Stamattina noi abbiamo ricordato ancora una volta le vite di quanti sono stati uccisi mentre portavano il pane ai fratelli palestinesi. Erano, sembra, turchi, neppure cristiani, eppure ciascuno di essi potrebbe davvero ripetere: Questo è il mio corpo dato per voi. Ed anche: questo è il mio sangue sparso per voi. C’è comunque, a monte, un numero infinitamente maggiore di corpi dati e un flusso incalcolabile di sangue versato, con cui Gesù fa comunione, e sono le vite espropriate di immense moltitudini di poveri, sacrificate sull’altare del benessere del mondo opulento. Nei confronti delle quali, vale sempre il comando di Gesù: Date loro voi stessi da mangiare (pena, rifiutare di esserne discepoli), e da parte delle quali è drammaticamente vera la parola di Gesù: Ecco il mio corpo dato per voi. Ora, la Solennità del Corpo e del Sangue del Signore, se non vuol trasformarsi in festa idolatrica e paganeggiante, deve fare i conti con questa realtà, metterci in ginocchio davanti ad essa. E, soprattutto, indurci a cooperare per porre fine a questa inutile e criminale ecatombe, a questo inarrestabile spargimento di sangue, che concerne il corpo di Cristo nella storia. Oggi, poi, durante il giorno, ci ha raggiunto la notizia di due morti, quella di mons. Padovese, in Turchia, e quella di Floribert Chebeya, difensore dei diritti umani in Congo. Due vite al servizio della pace, del dialogo, della difesa dei più deboli. Che il sangue versato sia sangue di una nuova alleanza, tra individui, popoli, nazioni. Perché non se ne versi più. In nome di niente e di nessuno.
I testi che la litugia della solennitá odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.14, 18-20; Salmo 110; 1ª Lettere ai Corinzi, cap.11, 23-26; Vangelo di Luca, cap.9, 11b-17.
La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.
Il nostro calendario ci porta oggi la memoria di Carlo Lwanga e compagni, martiri in Uganda, Giovanni XXIII, il papa del Concilio, e Otto Neururer, martire sotto il regime nazista.
È tutto per stasera. Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad una preghiera di Giovanni XXIII, pronunciata alla fine del suo ultimo radiomessaggio, la Vigilia di Pasqua, sabato 13 aprile 1963. Crediamo sia sempre terribilmente attuale ed è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
O Principe della Pace, Gesù Risorto, guarda benigno all’umanità intera. Essa da Te solo aspetta l’aiuto e il conforto alle sue ferite. Come nei giorni del Tuo passaggio terreno, Tu sempre prediligi i piccoli, gli umili, i doloranti; sempre vai a cercare i peccatori. Fa’ che tutti Ti invochino e Ti trovino, per avere in Te la via, la verità, la vita. Conservaci la Tua pace, o Agnello immolato per la nostra salvezza: Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem! Ecco, Gesù, la nostra preghiera. Allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace, e confermali nella verità, nella giustizia, nell’amore dei fratelli. Illumina i reggitori dei popoli, affinché, accanto alle giuste sollecitudini per il benessere dei loro fratelli, garantiscano e difendano il grande tesoro della pace; accendi le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rinsaldare i vincoli della mutua carità, a essere pronti a comprendere, a compatire, a perdonare, affinché nel Tuo nome le genti si uniscano, e trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo, la pace, la Tua pace. (Giovanni XXIII, Radiomessaggio in occasione della Solennità della Risurrezione del Signore, 13 aprile 1963).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.