Carissimi,
“Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna, perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri” (Is 26, 4-6). È il canto che “quel giorno” si canterà (Is 26,1). Se noi non lo possiamo ancora intonare, è perché Lui non è ancora venuto a regnare nel mondo. O, meglio, è venuto di straforo, duemila anni fa, in Palestina, ma i potenti del suo tempo – politici, preti e intellettuali – hanno pensato bene di eliminarlo, perché insinuava nella mente e nel vissuto della gente una maniera di regnare che non rientrava nei canoni e minacciava di compromettere la loro, fino a scardinarla. Da allora, da quando, morendo, Gesù ha esalato il suo Spirito sul mondo, il sogno e la pratica del Regno prende piede ora qua ora là, e noi lo riconosciamo quando vediamo i poveri passare allegramente cantando sulle rovine dei sistemi disumani. Sino a quando questo non accade, è giustificato l’Avvento, il tempo del sospiro segreto, della nostra impaziente speranza, degli occhi sgranati nel buio, per cogliere ogni minimo segnale che ce ne dica l’imminenza. Contando solo su Dio, aggrappati all’ascolto e alla pratica della sua Parola, nostra unica roccia: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia” (Mt 7, 24-25).
Due sono le memorie che celebriamo oggi: quella di Francesco Saverio, gesuita, missionario in Asia e quella di Anatolij Žurakovskij, martire in Russia.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.26, 1-6; Vangelo di Matteo, cap. 7,21.24-27.
La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.
Stasera, nella preghiera, Valdecí ha detto: Prego il Signore di concedermi di continuare a camminare nella fede in Lui, sapendo distinguere chi è e come agisce Lui, da chi è e come agisce chi pretende di rappresentarlo. E spesso fa il contrario. Il che capita anche a noi, a diversi livelli di rappresentanza, dato che ce n’è uno che li unifica tutti: il battesimo. E, se non fosse per la Grazia, dovremmo correre a sbattezzarci tutti. Dai gradi più alti a quelli infimi. Per un minimo di coerenza. Per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura il brano di un autore ortodosso, Pavel Evdokimov, tratto dal suo libro “L’ortodossia” (EDB). Che ci sembra utile per interpretare anche la storia dei nostri giorni ed è comunque, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Spesso si confonde, identificandole, la Pace-shalom, annunziata dalla Bibbia, con una vita pacifica; il Consolatore, il Confortatore, con la vita confortevole. Per l’Evangelo i fedeli saranno perseguitati e la Chiesa sarà stabilita sul sangue dei martiri. “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra, non sono venuto a portare la pace, ma la spada” (Mt 10,34). “Io sono venuto a mettere il fuoco sulla terra” (Lc 12, 49), annunzia il Principe della pace. “Io vi do la mia pace, io non ve la do come il mondo dà” (Gv 14, 27). La pace messianica fa esplodere i limiti della storia e la conduce fuori dai suoi schemi. È come il punto di prospettiva dei quadri del Greco: è lui che dirige la composizione, ma sta fuori del quadro. La pace messianica pone imperiosamente la domanda, fondamentale per tutta la Chiesa: la Chiesa si incarna nella storia, o essa incarna la pace messianica che sconvolge gli assetti storici e mette fine al mondo? Da questo criterio derivano due modi di definire la Chiesa e la sua funzione nella storia: in funzione di se stessa, dei suoi membri soltanto, e sarà la concezione statica e storica, la Chiesa “seduta a tavola” che gode di tutte le gioie del banchetto mistico, ma perde allora il suo carattere di fermento e la presa sul destino del mondo; oppure la Chiesa, tentata dalla concupiscenza del potere secolare, penetra nel mondo, ma non possiede più il “fuoco che sala”. L’escatologia senza storia (tentazione orientale) oppure la storia senza escatologia (tentazione occidentale) producono per disperazione la iperescatologia (tentazione protestante) che salta al di sopra della storia nel momento finale. In tutti questi casi la storia e e il mondo perdono il loro proprio valore: il loro essere oggetto dell’amore divino, luogo dell’incarnazione del Regno . L’altro modo è in funzione del Cristo e della sua preghiera sacerdotale: il Signore è venuto in questo mondo per la sua missione di apostolato, “affinché il mondo creda” (Gv17, 21). Soltanto la Chiesa che vive alla luce della parusia (e questa non è tanto la fine del mondo quanto la sua salvezza) sta veramente nella storia, perché il Giorno del Signore non è l’ultimo giorno ma il Pleroma. (Pavel Evdokimov, L’ortodossia).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.