Carissimi,
“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Lc 13, 34-35). Non fosse stato per la memoria degli apostoli Simone e Giuda, ieri avremmo letto il Vangelo, cioè, letteralmente, la buona notizia, della “porta stretta” (Lc 13, 22-30). E chiamala “buona notizia”!, ci siamo detti oggi pomeriggio con i ragazzi della chácara di recupero, dove abbiamo fatto oggetto della nostra riflessione l’intero capitolo 13 di Luca. Eppure lo è davvero, per un certo numero di motivi. Perché, dietro il monito dato da Gesù ai suoi interlocutori, Luca intende allertare la sua comunità, e ogni altra comunità a venire (anche noi, dunque), che la salvezza non dipende dal grado di frequentazione e di apparente intimità con Gesù. Neppure nella sua versione sacramentale. Come lascia intendere l’espressione “abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze” (Lc 13, 26). Dipende invece dal non ostinarci ad operare iniquità. O dal colludere con essa, anche solo nella forma del silenzio, dell’omertà, dell’indifferenza. Uomo avvisato, mezzo salvato! È già una prima buona notizia. Se, poi, ci venisse mai la tentazione di preoccuparci della salvezza altrui, dei protestanti, per esempio, o di ebrei, musulmani, buddisti, induisti, variamente pagani, atei, o agnostici (la maggioranza del mondo, quelli che, insomma, la verità non ce l’hanno in tasca come noi), Gesù ce ne libera subito (altra buona notizia!): è il caso di preoccuparci della nostra, “loro” hanno molto meno da temere. E, infine, Gesù dice, sì, che saremo cacciati fuori (forse non proprio tutti quelli della sua Chiesa, ma molti), però alla fine aggiunge: “ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi” (v.30). E, quand’anche agli ultimi posti, sembra ci sia comunque speranza. Anche per noi. Poi, c’è il Vangelo di oggi. Con Gesù che non si lascia imporre l’agenda dal potente di turno e, anzi, gliele manda a dire: Dite a quella volpe…” (v.32). E forse, noi, non ci si dovrebbe limitare a leggerlo in chiesa, ma farne criterio di scelta delle nostre amicizie, alleanze, relazioni e reazioni. Come dire: diffidate sanamente del potere! Il potere è un volpone che aspetta solo l’occasione propizia per far fuori la gallina. E non è un caso che, subito dopo, Gesù si paragoni alla chioccia (il Principio della cura) che tenta – inutilmente in qualche caso – di proteggere i pulcini. I quali, infelici, si fidano di più della volpe. E le cose finiscono com’è logico che vadano a finire. Già, ma Lui (il Principio della cura in azione) tornerà. Come e quando, non lo sappiamo, ma ne saremo finalmente felici, dato che, nel frattempo, ci si saranno aperti gli occhi. E diremo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (v.35).
Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di al-Hassan al-Basri, mistico islamico, e di Mons. Christophe Munzihirwa, martire in Congo.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.8, 31-39; Salmo 109; Vangelo di Luca, cap.13, 31-35.
La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.
Bene, tra le buone notizie del bairro, c’è quella che, ieri sera, Norma e altri volontari dell’Amor exigente hanno tenuto, nel Centro Comunitário, il primo incontro aperto a quanti, nei paraggi, vorranno uscire dal tunnel dell’alcool e della droga e ai loro famigliari. E noi speriamo siano un buon numero.
Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una parola di al-Hassan al-Basri che delinea i tratti del vero credente. E noi potremmo anche deprimerci, tanto ne siamo lontani. Del resto, Ibn al-Jawzi che ce l’ha tramandata nella biografia a lui dedicata, aggiungeva che, terminando di parlare, anche al-Hassan pianse e fece piangere i suoi uditori. Beh, è questo per oggi il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Il credente, se gli si muovono dei rimproveri, cerca di non prendersela; se ci si burla di lui, dá prova d’indulgenza; se subisce un’ingiustizia, pazienta; se viene oppresso, si allontana; cerca protezione solamente in Dio, di Dio solo domanda l’aiuto. Quando è in pubblico, è pacato; quando è solo, è molto riconoscente; ciò che possiede gli basta; loda [Dio] per l’agiatezza. È paziente nelle disgrazie, la disperazione non l’attinge e non si lascia vincere dall’avarizia. Se siede tra quanti fanno baccano, lo si iscrive tra quanti invocano [Dio], e se siede tra quanti invocano [Dio], lo si iscrive tra gli spensierati. Il credente ha un volto sorridente, un buon comportamento, è benevolo e generoso, è clemente e mantiene i vincoli di parentela; se qualcuno rompe i legami di parentela con lui, lui li mantiene; se gli si fa del male, lui sopporta; lo si umilia, ed egli onora; esercita una grande pazienza nelle disgrazie e sopporta ogni tipo di pregiudizio; la vita terrena non ha alcun valore per lui, è per questo che non si costruisce case e non cambia di vestito; ha completa fiducia [in Dio] e non pensa male di Dio. Il credente è pacifico, mite, pio, puro, virtuoso, soddisfatto; è pallido, ha i capelli arruffati, desidera poco, è intelligente in ciò che concerne la religione, ed è sciocco in ciò che riguarda la sua vita terrena. Il credente è rispettoso e generoso con il suo prossimo, obbedisce all’Onnipotente, fugge i castighi dell’Inferno, la sua anima testimonia la scienza di Dio, le sue membra invocano Dio, la sua mano è tesa verso il bene, si affatica a fare il suo esame di coscienza e le persone con lui si sentono al sicuro. Il credente è sincero se promette, asseconda rapidamente, rifugge dalla collera, apprende se lo si istruisce, se gli si spiega comprende; chi lo prende come amico è al sicuro, chi lo frequenta ci guadagna, ha piena ragione, lavora molto, ha poca speranza, ha un buon comportamento, nasconde la sua collera. (al-Hassan al-Basri).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.