Carissimi,
“Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (Lc 12, 54-56). Tutto il discorso di Gesù che stiamo ascoltando in questi giorni verte sul nostro comportamento nel tempo dell’attesa, cioè nel tempo della storia, quello in cui si gioca la nostra libertà. Ora, questo è un tempo in cui (come in ogni altro, del resto), si crede di avere in mano la spiegazione di tutto o quasi e, come comunità umana nel suo insieme, forse non è mai stato così vero. Ma, quanto al giudizio su “questo” tempo, quello che ci fa contemporanei di Cristo, è un altro discorso. Da duemila anni non cessiamo di rintanarci e nasconderci – (ipocriti!, dice il Vangelo al v.56) – per sottrarci alla scelta. Una scelta che ha sempre a che vedere con Lui, nominato o meno, e con la sua proposta sovversiva, quella del Regno. Che non è volta a sostituire potere a potere, ma ad affermare la logica del servizio, del dono, della cura, così come essa è disegnata nella breve parabola che Gesù ha appena finito di raccontare (vv.42-44) e, in maniera più lampante e decisiva, nella sua stessa storia e nella sua fine, che è anche il suo nuovo inizio. Tutto bene, ma se l’avversario non ci sta? Bada di non cadere nel tranello che ti è teso dall’Avversario più pericoloso, che è quello di catturarti alla logica della competizione e dello scontro [magari di civiltà]: perderesti comunque, anche se apparentemente risultassi il vincitore. Dato che negherai nei fatti la verità di cui a parole ti fai portatore: la Croce.
Oggi è memoria dello staretz Ambrogio di Optina, “fatto tutto a tutti”; e di Vilmar José de Castro, maestro e catechista, martire in Brasile.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.7, 18-25a; Salmo 119, 66.68.76.77.93.94; Vangelo di Luca, cap.12, 54-59.
La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.
È tutto per stasera, e noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una lettera di Ambrogio di Optina, che troviamo, assieme ad altri, in una raccolta dal titolo “La Preghiera di Gesù nella corrispondenza dello starec Amvrosij di Optina”, nel sito www. Esicasmo.it . È per oggi il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Scrivete che, avendo perso la preghiera del cuore, siete rimasta senza armi. Vi ho già scritto che in tutte le vostre tentazioni e in tutti i casi insoliti che vi capitano, non dovete abbandonare la preghiera. Se non potete pregare con il cuore, pregate con la mente e con le labbra. Non importa come pregate, purché non abbandoniate la preghiera. Durante il rito della tonsura si dice che chi riceve la tonsura deve avere sempre il nome del Signore Gesù nella mente e nel cuore, nei pensieri e sulle labbra. Occorre stare attenti non soltanto nel cuore, ma anche nella mente, nei pensieri e sulle labbra. Ma in voi si nota un’insistenza inopportuna nel sistemare le cose alla vostra maniera. Insistete nell’avere la preghiera del cuore e, quando non l’avete, restate completamente senza preghiera. Scrivete che, quando con difficoltà siete riuscita a trovare il luogo del cuore, una maledizione dei vostri vicini ha incominciato a combattere contro di voi. Questo mostra come la vostra preghiera sia ancora scorretta, visto che il frutto della vera preghiera è l’umiltà e l’amore verso il prossimo. Scrivere che il nemico vi sussurra che siete migliore di tutti gli altri. Rimandate al mittente tentazioni del genere. Sono le vostre opere a dimostrare quanto siete buona. (Ambrogio di Optina, Lettera del 28 dicembre 1868).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.