Carissimi,
“Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche” (Lc 9, 1-3). C’è un legame profondo tra la forza che Gesù dà ai suoi di cacciare i demòni e di guarire gli infermi e la povertà. Che Lui aveva sperimentato per primo. Come dire che, senza questa scelta, vera e radicale, senza quindi maschere o infingimenti di sorta, Dio non opera e il Suo regno non è annunziato. “Nessun servo può servire a due padroni: o odierà uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona” (Lc 16, 13). Gesù lo dirà a suo tempo. Ma qui sembra essere ancora più drastico. Non chiede semplicemente di dire no alle ricchezze, ma anche al semplice uso dei mezzi più elementari di sussistenza: il pane, una borsa, un bastone, un po’ di denaro. Una chiesa ricca è una chiesa che ha già distolto da sé lo sguardo di Dio. Se, almeno, è vero ciò che, dove ancora lo si fa, ci si ostina a cantare con Maria: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia” (Lc 2, 52, 54). Mamme, attente a quello che canticchiate in casa, perché i figli, una volta cresciuti, sono capaci di metterlo in pratica! E, quel che è peggio (o meglio) sono capaci di esigerlo dai malcapitati che hanno avuto in sorte di divenirne amici. Chiesa povera, di poveri, per poveri, dunque, la sua. Rigorosamente. In caso diverso, si è abusivi. Anche stando qui ad armeggiare sulla tastiera di un computer, sperabilmente “ad maiorem Dei gloriam”. Ma, comunque, un po’ tanto vergognosi e confidando nella Sua misericordia.
Il nostro calendario ci porta la memoria di Francisco de Paula Victor, prete afrobrasiliano al servizio della carità.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Esdra, cap.9, 5-9; Salmo (Tb 13, 2-5.8); Vangelo di Luca, cap.9, 1-6.
La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano la Verità del mondo e l’Assoluto della loro vita, lungo i sentieri dell’impegno per la pace, la giustizia e la fraternità tra popoli e individui.
Prete povero, negro, figlio di schiavi, Francisco de Paula Victor non ci ha lasciato nulla di scritto. O noi, comunque, non l’abbiamo trovato. Scegliamo allora di congedarci, offrendovi in lettura questa poesia di un poeta camerunense, Joseph Modeste Tala, dal titolo: “Ai morti d’Africa”, che troviamo nel volumetto “Poeti Africani Anti-Apartheid” (Edizioni dell’Arco). E che è, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Dall’alba dei tempi / Ho camminato a fatica nel fango / Ho dormito nel fango / Irrorato col mio sangue una terra ingrata / Ho faticato / Sotto il sole e la pioggia per costruire un mondo / Un mondo che mi esilia. // Ho camminato sulle ginocchia / Lungo sentieri rocciosi / Al ritmo mortale / delle pedate / Al ritmo sanguinante della frusta /La testa sempre chinata / E gli occhi pudichi di vergini / Umiliati / Violati // La statura di un nero in piedi / Quale sfida insensata / Alla razza degli dèi / Ho camminato sulle ginocchia / Al secolare ritmo / Della frusta e dell’insulto / Quante dure lotte dovute / All’odio miope / Dei miei padroni // Seduto sul letame del mondo, / Non sono più un uomo / Non sono che un paria / Straniero sulla terra, la mia terra / E la memoria vacilla / Sotto tutte le parole / Terribili / Orribili / Sconce / Che inaridiscono l’Uomo / Ed insultano la mia razza // Ho camminato sulle ginocchia / Alla caviglia pesanti catene / Al collo la gogna secolare dell’odio / E questa gogna storica / Ha trovato / Scavata, disperatamente sfinita / La mia voce d’usignolo / La carta del mondo porta / Indelebile / Il segno della mia sofferenza di nero / Domani, sì domani / In una leggendaria sfida / Al processo della Storia / Elencherò / la lunga, minuziosa / Esauriente / La lunga catena delle sofferenze / Di questa razza, la mia razza / La mia razza promessa agli avvoltoi / Facile preda dei frantumatori d’uomini // Ma nel fondo della mia prigione / Dal fondo della mia geenna / L’anima mia è / Dritta e immobile / Senza cedere davanti al genocidio / Dritta e pronta / All’appuntamento / Con la fratellanza / Sugli aridi sentieri / Della dura LIBERTÀ / Dal fondo della mia prigione / Allungo la mano / Per costruire un mondo / Solidale / Un mondo che dica ciò che è essenziale / Un mondo che porti agli uomini / Un mondo che esprima l’Uomo. (Joseph Modeste Tala, Ai morti d’Africa).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.