Carissimi,
“Chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,47-51). Noi, giovedì sera, per via della Festa della Trasfigurazione, avevamo scelto di meditare il Vangelo del giorno, e non, come facciamo abitualmente, quello della domenica successiva, cioè di oggi. Ma, a salvarci in corner, ci ha pensato la nostra amica Carla che, da dodicimila chilometri di distanza, tra un campo scuola e l’altro, dopo essersi presa la briga (come le accade sempre) di mettersi a tu per tu con La Parola, ha deciso di condividerla con noi. E noi ve la riproponiamo qui, pari pari. “Chi crede ha la vita eterna. Non è una promessa vaga rivolta al futuro: è una realtà fin da adesso. Non è caparra, o accumulo di ‘punti paradiso’ di cui fare scorta in previsione del domani o meglio dell’aldilà: è condizione per assaporare fin d’ora le gioie messe a disposizione gratuita per noi credenti. Ma fino a che punto crediamo davvero in questo ‘corpo’ donato, in questa carne data per la vita del mondo? Certo che questo Gesù non è per niente ‘spirituale’, non parla di visioni angeliche, ma della ‘ciccia’ del suo corpo, di un corpo che sarà martoriato e ferito. E che tale resterà fino alla fine dei tempi, per essere Dio-con-noi, in mezzo a noi, umanità percossa, reso tutt’uno con le nostre fragilità e ferite. Anzi le ferite (le sue come le nostre) sono sovente il passaggio necessario, la ‘feritoia’, che apre sulla nostra crescita personale, anche nel cammino di fede. Sempre che si sappia guardare oltre le apparenze, oltre la superficie della storia e delle nostre piccole storie. Essere con Lui “carne per la vita del mondo”: anche a noi viene chiesto di fare, del nostro corpo, un piccolo o grande dono. Non, logicamente, per venderlo o mostrarlo o farne comunque un idolo, ma perché attraverso di esso fluisca la nostra disponibilità all’ascolto, alla prossimità, all’accoglienza, al perdono. È la nostra piccola parte in questa incommensurabile comunione offerta da Cristo tramite la Chiesa di cui a nostra volta ci rendiamo partecipi. Infatti la mensa eucaristica non è un tavolino squallido a due posti (io e Lui) ma è partecipazione ad un banchetto celeste dove tutti, proprio tutti sono invitati. E scusate se è poco!”.
I testi che la liturgia di questa XIX Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro dei Re, cap.19, 4-8; Salmo 34; Lettera agli Efesini, cap.4, 30 – 5,2; Vangelo di Giovanni, cap.6, 41-51.
La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.
Oggi il calendario ci porta le memorie di Edith Stein, martire, assieme al suo popolo, dell’idolatria nazista; Frantz Jägerstätter, profeta e martire della non-violenza; e Betinho, testimone di giustizia e solidarietà.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Abacuc, cap.1,12-2,4; Salmo 9; Vangelo di Matteo, cap.17, 14-20.
Qui da noi, l’inizio di Agosto segna la fine delle vacanze invernali e la riapertura di scuole e università. Per voi, invece, se ricordiamo bene, questo mese rappresenta il momento di maggior concentrazione delle ferie estive. Non riusciamo ad immaginare quanti ci potranno seguire durante queste settimane, ma noi, se Deus quiser, continueremo a condividere con chi c’è il nostro Giorno per giorno. E, dato che voi, presumibilmente, avete un po’ più di tempo a disposizione, non ce ne vorrete se, oggi, ci dilungheremo più del solito, offrendovi in chiusura questa preghiera allo Spirito Santo, stilata da Teresa Benedetta della Croce, nella sua ultima Pentecoste, poche settimane prima di essere avviata al campo di sterminio di Auschwitz. È il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Chi sei tu, dolce luce, che mi riempie e rischiara l’oscurità del mio cuore? Tu mi guidi come una mano materna e mi lasci libera, così non saprei più fare un passo. Tu sei lo spazio che circonda il mio essere e lo racchiude in sé, da te lasciato cadrebbe nell’abisso del nulla, dal quale tu lo elevi all’essere. Tu, più vicino a me di me stessa e più intimo del mio intimo e tuttavia inafferrabile ed incomprensibile che fai esplodere ogni nome: Spirito Santo – Amore eterno! Non sei la dolce manna che dal cuore del Figlio fluisce nel mio, cibo degli angeli e dei santi? Egli, che si levò dalla morte alla vita, ha risvegliato anche me ad una vita nuova dal sonno della morte e mi dà una nuova vita di giorno in giorno, e un giorno la sua pienezza mi sommergerà, vita dalla tua vita – tu stesso: Spirito Santo – Vita eterna. Sei tu il raggio che guizza giù dal trono del giudice eterno ed irrompe nella notte dell’anima che mai si è conosciuta? Misericordioso ed inesorabile penetra nelle pieghe nascoste. Si spaventa alla vista di se stessa lascia spazio al santo timore, inizio di ogni sapienza, che viene dall’alto e ci àncora con forza nell’alto: alla tua opera, come ci fa nuovi, Spirito Santo – Raggio Impenetrabile! Sei tu la pienezza dello Spirito e della forza con cui l’agnello sciolse il sigillo dell’eterno decreto divino? Da te sospinti i messaggeri del giudice cavalcano per il mondo e separano con spada tagliente il regno della luce dal regno della notte. Allora il cielo diventa nuovo e nuova la terra e tutto va al suo giusto posto con il tuo alito. Spirito Santo – Forza vittoriosa. Tu sei l’artefice che costruisce il duomo eterno che s’innalza dalla terra al cielo. Da te animate s’innalzano le colonne e restano saldamente fisse. Segnate con il nome eterno di Dio si alzano verso la luce sostenendo la cupola, che chiude il santo duomo coronandolo, la tua opera che trasforma il mondo. Spirito Santo – Mano creatrice di Dio. Sei tu colui che creò il chiaro specchio, vicinissimo al trono supremo, come un mare di cristallo, in cui la divinità amando si guarda? Ti chini sulla più bella opera della tua creazione e raggiante ti illumina il tuo proprio splendore, e la pura bellezza di tutti gli esseri, unita nel grazioso aspetto della Vergine, tua immacolata sposa: Spirito Santo – Creatore dell’universo. Sei tu il dolce canto dell’amore e del santo timore che eternamente risuona attorno al trono della Trinità e sposa in sé il puro suono di tutti gli esseri? L’armonia che congiunge le membra al capo, in cui ciascuno, felice, trova il segreto senso del suo essere e giubilante irradia, liberamente sciolto nel tuo fluire. Spirito Santo – Giubilo eterno! (Teresa Benedetta della Croce, Preghiera allo Spirito Santo).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.