Carissimi,
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Mt 7, 6). Gesù aveva appena finito di esortare i suoi a non giudicare (Mt 7, 1), ed eccolo uscirsene con questa espressione di “cani e porci”, che ai nostri orecchi suona oggi decisamente forte, e che, allora, doveva designare nel linguaggio popolare le forze di occupazione e i gruppi politico-religiosi con esse collusi. Ora, se la proposta del Regno, la perla della parabola (Mt 13, 45-46), si indirizza ai poveri, per farne i suoi destinatari e soggetti (Mt 5, 3), è ovvio che Gesù avverta i suoi dell’ostilità che essa inevitabilmente susciterà in quanti sono espressione del sistema dominante, invitandoli ad un prudente distanziamento dagli ambiti del potere. Anche in seguito non mancherà di richiamare su questo l’attenzione dei discepoli, dicendo loro: “I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi” (Mt 20, 25-26). Lui stesso, coerentemente, al momento opportuno, messo a confronto con Erode, il dissoluto e corrotto tetrarca di Galilea, non lo degnerà di una parola (Lc 23,9), e opporrà un sostanziale silenzio anche a Pilato, suscitandone l’ira (Gv 19,10). Stamattina tuttavia noi ci si diceva che il Vangelo vuole forse allertarci su un pericolo maggiore che non la semplice – anche se già grave – collusione con le forze del potere, ai fini di una reciproca strumentalizzazione (che finisce poi per rivoltarcisi contro), ed è quello di noi stessi farci “cani e porci”, perfettamente allineati e funzionali alla logica del potere dominante, pensando che basti, a salvarci l’anima, qualche devozione e qualche comunione, e invece no, semplicemente, non reggeremo la parte. Perché, come ci diceva il Vangelo qualche giorno fa: “Non potete servire a Dio (e, perciò, ai poveri) e a mammona (la ricchezza, il denaro, il potere)” (Mt 6,24).
Le memorie di oggi sono tutte all’insegna dell’ebraismo e della coraggiosa testimonianza al Dio dei Padri e alla Torah, suggellata con il martirio. Ricordiamo infatti: Rabbi Chanania ben Teradion, maestro e martire della repressione romana, in Eretz Israel; i Martiri ebrei della persecuzione di Rindfleish in Germania; Samuele e compagni, martiri del fanatismo religioso, a Trento.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro della Genesi, cap.123, 2. 5-18; Salmo 15; Vangelo di Matteo, cap.7, 6.12-14.
La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.
PENSIERO DEL GIORNO
Vediamo adesso il versetto di Malachia, citato nella nostra Mishnà, nel suo contesto integrale: “Avete affermato: È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall’aver osservato i suoi comandamenti o dall’aver camminato sottomessi davanti al Signore dell’Universo? Felici sono invece i superbi. I malvagi prosperano e anche se provocano Dio, restanto impuniti. Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l’orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome” (Ml 3,14-16). Visualizziamo le condizioni decritte dal profeta. È un’epoca in cui le persone non vedono la necessitá di ubbidire a Dio o di osservare i suoi insegnamenti. Pensano di poter essere felici a prescindere da ciò. I malvagi prosperano; i miscredenti hanno successo. In cosa dunque sta il vantaggio di essere religiosi? La fede ebraica sembra solo favorire privazioni e ostacoli che impediscono la scalata al successo. Dice il profeta: Quando si danno queste condizioni, è arrivato il momento in cui “coloro che temono l’Eterno” devono comunicare tra loro, riunirsi per discutere seriamente e animarsi vicendevolmente. Devono elaborare in termini chiari e comprensibili i valori propri della Torà, sapendo che la ricompensa per i giusti non è cosa subitanea. Devono analizzare poi il cosiddetto successo degli altri, rilevare quanto esso sia superficiale, transitorio, breve e come spesso presto svanisca. […] Quando si riuniscono coloro che temono l’Eterno, l’Onnipotente terrà conto di questi coraggiosi che avranno saputo andare controcorrente, opponendosi ai valori falsi e e illusori del loro tempo. E il profeta promette: questo sarà registrato in un libro di memorie; il loro sforzo non sarà stato vano, ma avrà invece un effetto benefico e permanente. (Irving M. Bunim, A Ética do Sinai).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.