Carissimi,
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 10-11). Non una gioia qualsiasi, ma la “Sua” gioia. Così come, non dei comandamenti qualunque, ma i “Suoi”. E non un generico amore, ma, ancora una volta, il “Suo”. È così difficile pensare l’amore nella forma del comandamento, cioè nel dover fare o non fare qualcosa, abituati come siamo stati a pensarlo invece come fuga romantica dalla realtà, libertà dagli obblighi, abbandono a un piacere essenzialmente egocentrico. Eppure, per Lui, il segreto della nostra (come della sua) gioia sta proprio in questa obbedienza alla Legge del Padre, che si riassume nel “Tu devi amare” l’umanità concreta che ti circonda. Con comportamenti, gesti, azioni, parole concrete. Anzi, gioia, amore, comandamento sono altrettanti aspetti della stessa disposizione. Fuori di essa, c’è solo illusione temporanea, desiderio frustrato, e, alla fine, negazione della propria dimensione umana. Riflettendo, lunedì, sera, con quanti preparavano il battesimo dei loro figli, sull’immagine del diluvio universale applicata a questo sacramento, dicevamo che, davanti allo spettacolo della malvagità umana, Dio continua ad invitarci a costruire arche (o anche solo piccole barche-rifugio) per salvare – restituire vita, dignità, speranza – ai pochi o tanti che riusciamo a raggiungere. Il nostro negarci a ciò, o il nostro procedere indifferente, se potrà causare oggi il loro naufragio, segnerà irreversibilmente, domani, il naufragio nostro, delle nostre chiese, della nostra umanità. La nosta arca è la croce di Cristo, che diventa scelta di vita e di azione: “Dio salva e libera”, a costo della vita. Noi, ne siamo complici o nemici?
Oggi il calendario ci porta la memoria di Mattia, apostolo e martire, e di Isacco di Ninive, eremita del VII secolo.
I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono propri della memoria dell’Apostolo Mattia e sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.1, 15-17. 20-26; Salmo 113; Vangelo di Giovanni, cap.15, 9-17.
La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.
“Quando Dio vedrà la tua buona volontà e con quale purezza di cuore ti fidi di lui più che di te stesso, allora una potenza che ignori scenderà a dimorare in te; e tu sentirai in tutte le fibre dell’essere la potenza di Colui che indubitabilmente è lì con te”. È la conclusione di un discorso di Isacco di Ninive, che dedichiamo alle amiche e amici, che negli ultimi tempi ci hanno scritto per dirci il senso di impotenza che li assale, di fronte ai tempi bui che vive il vostro Paese. Come essere cittadini non conniventi con un’azione di governo che su molteplici piani si presenta esecrabile, disumana, vile e vergognosa? Come, per chi è credente, riuscire ad essere chiesa-non-collusa, chiesa non del silenzio, ma profetica, chiesa di pastori e non di mercenari? Disobbedienza civile, obiezione di coscienza, sono parole d’ordine che ci vengono in mente e che in altre epoche hanno funzionato. Ma c’è ancora chi è disposto a giocarsi su esse, a praticarle, moltiplicarle, diffonderle? Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura del discorso di Isacco di Ninive, che abbiamo citato più sopra. E che è per oggi il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
O minimo fra i mortali, vuoi trovare la vita? Custodisci in te la fede e l’umiltà e scoprirai in esse la compassione, il soccorso, le parole che Dio dirà al tuo cuore, anzi lui stesso che ti protegge e ti rimane accanto in maniera ora segreta ora visibile. Vuoi non perdere ciò che appartiene alla vita eterna? Cammina per la strada della semplicità e non pretendere di essere saggio davanti a Dio. Mentre la fede segue la semplicità, invece la speculazione sottile e tortuosa segue la presunzione. Essa allontana da Dio. Quando vieni davanti a Dio per pregare, diventa nel pensiero piccolo come la formica, come un verme della terra, come un bimbo che non sa parlare. Non metterti a fare davanti a Dio sottili ragionamenti, ma avvicinati a lui con cuore di fanciullo. Presentati a lui per ricevere quella sollecitudine che un padre prodiga al suo piccino, perché sta scritto che il Signore protegge gli umili. Mettiti a pregare senza indugi, supplica con tutto il cuore, chiedi con fervore, finché tu non riceva. E bada di non essere fiacco e trascurato. Verrai esaudito se avrai fatto violenza a te stesso, gettando in Dio con fiducia totale la tua preoccupazione e sostituendo le tue misure prudenziali con la Provvidenza divina. Quando Dio vedrà la tua buona volontà e con quale purezza di cuore ti fidi di lui più che di te stesso, costringendoti a sperare in lui più che nelle tue forze, allora una potenza che ignori scenderà a dimorare in te; e tu sentirai in tutte le fibre dell’essere la potenza di Colui che indubitabilmente è lì con te. (Isacco di Ninive, Discorso 19).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.