Carissimi,
sì, noi ci si può anche stare a chiedere chi fossero in realtà i magi, e cercare di fornire risposte più o meno verosimili: sapienti persiani, sacerdoti zoroastriani, astrologhi, o addirittura astronomi-scopritori di una qualche nuova stella. Eppure questo tipo di curiosità ci pare che, tutto sommato, faccia torto alla Buona Notizia valida per tutti i tempi che è il Vangelo. I magi, prima e più di ogni altra cosa, sono figura di tutti coloro che si sono messi in cammino per cercare la verità. Mossi da un segno: una parola, un gesto, un sogno, una visione, una persona, una semplice intuizione, persino una stella. Che per milioni di altre persone significa niente più che un punto luminoso nel cielo. Ma per una, tre, o sette, è la ragione del viaggio. E il Vangelo vuol dirci forse solo che Dio ha simpatia per costoro e si fa trovare. Anche nel caso che il segno non ci azzeccasse proprio. Ma Lui sarà lì. A noi, che i magi ce li siamo persi per strada già l’altro ieri (quando abbiamo celebrato la Festa dell’Epifania), la liturgia riserva oggi il racconto della moltiplicazione dei pani (Mc 6, 34-44). Ecco la Verità di Dio che il Vangelo dichiara universalmente accessibile: Dio vuole che sia saziata la fame di tutti i suoi figli. E la chiesa (i suoi discepoli, quandi anche noi se ci stiamo) deve essere sacramento di questo. Mossa dalla Sua stessa compassione. Gli altri dogmi, tutto bene, sempre che non contraddicano questo, che è quello fondamentale.
Oggi noi si fa memoria di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, fondatore dell’Arca, testimone di pace e nonviolenza.
I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap.4, 7-10; Salmo 72; Vangelo di Marco, cap.6, 34-44.
La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.
Ieri Dayane, Arcelina e Gerson si sono trasferiti a Goiânia, dove seguiranno per cinque giorni il corso estivo del CEBI (Centro di Studi biblici), che, quest’anno, potrà contare sulla presenza del biblista frei Carlos Mesters, assai noto in Brasile e all’estero, che condurrà i convegnisti a riflettere sulle lettere di Paolo. Anche Luciana è andata oggi nella capitale, ma per problemi di salute. Terminato l’allattamento della piccola Andressa, si è reso necessario verificare la natura di un nodulo, manifestatosi all’inizio della gravidanza, e di un’altro apparso più di recente. Contiamo anche sulla vostra preghiera.
Per stasera è tutto. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura un brano della “Lettera-testamento” di Giuseppe Lanza del Vasto, che troviamo nel sito di “Giovani e Missione”. Ci pare, in tutti i suoi punti, nessuno escluso, un invito alla coerenza di straordinaria attualità, ed è per oggi il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Bisogna chiamare con il loro nome i massacri di uomini e di donne, quale che sia la loro appartenenza etnica, età e condizione. Bisogna qualificare con precisione tutti gli atti di oppressione, di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uomo da parte dello stato, di un popolo su un altro popolo. Bisogna fare tutto questo non per tacitare la nostra coscienza ne per stigmatizzare questa persona o quel paese, ma per contribuire a un cambiamento negli spiriti e restituire alla pace le sue possibilità. Si può evidentemente scegliere l’obiezione di coscienza, che non è illegale; o scrivere alle autorità la nostra disapprovazione e avvertire che non obbediremo in caso di conflitto. Per coloro che ne sentono la necessità interiore e ne accettano i rischi, c’è la restituzione dei documenti militari (congedi, ecc.). Non aspettiamoci che siano le istanze internazionali o i governi a fare i primi passi. (…). Ma noi abbiamo coscienza che non ci si può accontentare di questo atteggiamento di rifiuto di un sistema di difesa. Occorre insistere pure sulle altre quattro condizioni che rendono questo rifiuto veramente nonviolento: 1. Ricerca e impegno attivo in una forma di difesa popolare nonviolenta; 2. Rispetto dell’avversario: non soltanto della sua vita, della sua dignità e libertà, ma anche riconoscimento delle sue qualità, della parte di verità che c’è in lui e parallelamente presa di coscienza della nostra responsabilità; 3. Impegno personale in una via di semplicità, poiché il nostro superconsumo di paese ricco e i nostri privilegi sono una fonte permanente di violenza nei confronti dei paesi o delle classi più povere; 4. Tutto questo deve essere condotto a viso aperto, senza frodi o menzogne e senza sfuggire le eventuali sanzioni penali, perché la nonviolenza è la forza della verità. (Giuseppe Lanza del Vasto, Lettera-Testamento).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.