Giorno per giorno

Giorno per giorno – 05 Gennaio 2009

Carissimi,
“Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce” (Mt 4, 16). L’ha vista allora, ma, poi, mai più. È quanto ci è venuto da pensare, stamattina, leggendo la profezia di Isaia richiamata dal Vangelo del giorno. No, forse, non è proprio così. Forse è capitato, capita, altre volte, di rivivere quel momento. Persino a noi. Certo non sono “quella” luce, le luci che rischiarano le notti di Gaza o del Sud d’Israele. A soli due-trecento chilometri dalla “Galilea dei pagani” cui l’oracolo del profeta si dirigeva. E tuttavia. Giorno dopo giorno, noi ci ostiniamo a credere che queste altre luci, al pari di quelle, fasulle, che hanno illuminato, come ogni anno, anche il recente Natale, abbiano fine, per dare luogo alla Sua. Quella del Regno che si avvicina e trova posto in mezzo a noi. L’annuncio della Buona Notizia. Anche solo di una, per cominciare. Ma di quelle da mettere in prima pagina, per giorni, settimane, mesi. Di quelle che fanno la Storia. Come, per esempio, la notizia della pace e della riconciliazione, di più, della collaborazione tra due popoli fratelli, fino ad oggi ancora nemici. Del resto è già successo con altri. Può, dunque, ancora succedere.

Il nostro calendario ecumenico ci reca oggi le memorie di Felix Mantz, riformatore e martire nonviolento in Svizzera, e di Filippo di Mosca, pastore ortodosso e martire nella Russia zarista.

Felix Mantz fu uno dei fondatori del movimento anabattista. Nato a Zurigo verso il 1500, fu mandato a Parigi, dove studiò latino, greco e ebraico. Rientrato in patria, il giovane entrò a far parte dei circoli umanistici che gravitavano intorno a Ulrico Zwingli, ma, già nel gennaio 1523, lui con Grebel, Reublin, Brötli e Stumpf, cominciarono a contestare la linea portata avanti dall’ex-parroco dela cattedrale di Zurigo, soprattutto per ciò che concerne la superiorità della Sacra Scrittura, da loro propugnata, rispetto all’autorità dello stato, sottolineata invece da Zwingli. In seguito alla polemica sul battesimo dei bambini, che sfociò nella condanna del gruppo, Mantz, sfidando il divieto delle autorità cittadine, ospitò a casa sua, il 21 gennaio 1525, i quindici anabattisti che presero la decisione di procedere al proprio ribattesimo. Per questo motivo, il 30 gennaio, egli fu arrestato assieme a Jörg Blaurock, e tenuto in prigione fino al 7 ottobre. Appena rilasciato, partecipò, il giorno successivo, alla protesta della comunità anabattista di Grüningen, un distretto vicino a Zurigo, sicché, con alcuni altri compagni, fu arrestato e nuovamente incarcerato. Il 5 marzo 1526, dopo quattro mesi di carcere duro, il Consiglio cercò di fiaccare la resistenza dei prigionieri, condannandoli a un regime di pane e acqua, finché non ritrattassero, ma 15 giorni dopo, approfittando di una negligenza nel turno di guardia, il gruppo degli anabattisti riuscì ad evadere. Mantz trascorse allora alcuni mesi vagando per la Svizzera e battezzando nuovi adepti, finché le autorità di Zurigo lo catturarono, il 3 dicembre 1526, assieme a Blaurock in una foresta vicino a Grüningen. Mantz venne condannato a morte per annegamento in accordo con la terribile sentenza del riformatore zurighese: “Qui iterum mergit, mergatur” (Chi s’immerge (= si battezza) nuovamente, sia immerso, cioè affogato!). Il 5 gennaio 1527, Felix Mantz, primo di una lunga e tragica teoria di martiri anabattisti, che conta circa mille nomi, venne prelevato dalla prigione della torre di Wellemberg, a Zurigo, e portato in barca in mezzo al fiume Limmat. Lì fu gettato nelle acque gelate con mani e piedi legati. Aveva 27 anni.

Feodor (o Teodoro, tale il suo nome alla nascita) nacque nel 1510 da Varvara e Stepan Ivanovich Klychev, una famiglia di nobili boiardi. Dopo aver servito per qualche tempo nell’esercito, decise, nel 1537, di lasciare gli agi della vita nobiliare, per farsi monaco nelle lontane isole Solovetsk, dove assunse il nome di Filippo. Dopo essere stato taglialegna e fornaio, emise la sua professione solenne nel 1538 e cominciò a vivere come eremita nelle foreste circostanti, dedicandosi allo studio e alla preghiera. Nel 1547 fu unanimemente scelto come abate. Si diede allora a ristrutturare buona parte dell’antico monastero; sviluppò un nuovo sistema di irrigazione, costruì mulini, laboratori per la lavorazione dei pellami, creò un ospedale e una foresteria per i pellegrini, e infine due grandi cattedrali, rendendo il monastero un centro rinomato di pietà e di studio. Si preoccupò, altresì, di assicurare un adeguato trattamento ai laici che lavoravano nelle proprietà del monastero e garantì il diritto alle rivendicazioni ai contadini della regione, cosa del tutto inaudita nella società aristocratica del tempo. Senza aspettarselo né desiderarlo, fu eletto metropolita di Mosca e primate della Chiesa russa, il 25 luglio 1566. Quando lo Zar Ivan IV (il Terribile), che già considerava le misure adottate da Filippo nei confronti dei contadini un’intromissione indebita nella sua politica interna, prese a massacrare i suoi oppositori e chiunque sospettasse di simpatizzare con loro, Filippo si premurò di esporgli in privato l’orrore e l’errore delle sue azioni. Ma Ivan non ne sembrò punto soddisfatto. Peggio ancora quando Filippo prese posizione pubblicamente. Lo Zar ne pretese la rimozione dalla carica, sotto la ridicola accusa di stregoneria e corruzione. Arrestato e posto in catene, il metropolita fu spostato da una prigione all’altra per mesi, finché il 23 dicembre 1569 (corrispondente al 5 gennaio del nostro calendario), fu strangolato da un agente dello zar.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap.3,22 – 4,6; Salmo 2; Vangelo di Matteo, cap.4, 12-17. 23-25.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

“A distanza di molti secoli, egli rimane um grande esempio, avendo fatto ciò che era giusto, senza preoccuparsi delle conseguenze. La vita è breve. Se non possiamo fare ciò che è giusto in questa, che serve programmarlo per la prossima? Tutti noi sappiamo fin troppo bene che l’uomo è debole, che non ha forza sufficiente per compiere il suo dovere qui sulla terra. Ma noi ricordiamo i santi e chiediamo loro di pregare per noi e di intercedere presso il Signore Gesù Cristo, perché ci faccia risorgere dalle ceneri e faccia di noi servitori della Sua verità attraverso la forza del Suo amore”. Chiudeva così il suo sermone dedicato alla figura di Filippo di Mosca, il coraggioso prete russo, egli stesso martire, nella Russia del XX secolo, Alexander Men. Del quale, non avendo a disposizione testi delle nostre memorie odierne, vi proponiamo una preghiera. Buona per noi e per ogni tempo. E che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Gesù Cristo, Figlio di Dio, / Che ci hai rivelato il Padre celeste, fa di noi tuoi discepoli. / Tu hai promesso di concedere pace alle nostre anime, / ma non desideri servitori negligenti. / Dacci forza per stare vigilanti, all’erta, / cosicché possiamo essere fedeli a te e a te solo. / Insegnaci a fare ogni cosa sotto il tuo sguardo. Rendici tuoi figli. / Donaci forza per compiere la tua volontà e per osservare i tuoi comandamenti. / Insegnaci a fare il bene. Guardaci dal lievito dei farisei. / Insegnaci a percepire quello che è più importante nella vita, la sola cosa necessaria. / Aiutaci a essere liberati dal peccato, dalla pigrizia, dalla debolezza di spirito. / Tutto ciò che di buono e di bello vi è nel mondo ci rinvii a te. / Il male di questo mondo ci sia di avvertimento. / E noi possiamo vedere nei peccatori il riflesso dei nostri stessi peccati. / Insegnaci a considerare coloro che pensano diversamente da noi, / che hanno una fede religiosa differente e non ne hanno affatto, come fratelli. / Facci ricordare come è breve la vita, / cosicché il pensiero della morte possa divenire per noi / un’ispirazione a industriarci e a servire. / Donaci la capacità di perdonare, di amare e di donare. / Insegnaci a vivere in preghiera. / Dacci fin da ora di essere partecipi del tuo Regno. / Insegnaci a odiare il peccato, ma non il peccatore. / Dacci la forza di essere tuoi testimoni. / Non permettere che noi diventiamo vuoti, meschini e aridi. / Sii per noi l’Alfa e l’Omega, in questa vita e nell’eternità. / E possiamo noi essere tuoi discepoli. / Amen. (Father Alexander Men, Prayer of Christ’s Disciples).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 05 Gennaio 2009ultima modifica: 2009-01-05T23:24:00+01:00da
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