Carissimi,
“Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui” (Lc 20, 37-38). Come dire che, se noi crediamo nella risurrezione, non è tanto perché fa comodo a noi, ma perché c’è di mezzo Lui. E se Lui non ci risuscitasse tutti, ma proprio tutti, sarebbe mica Dio, ma Dio meno uno, due, tre, centomila. E l’Assoluto mica può permettersi il lusso di perdersi dei pezzi per strada. E allora sarebbe un po’ una farsa. Dato che persino e soprattutto la morte potrebbe, a quel punto, ridersi di Lui e assurgere lei a Dio. O a un suo concorrente. Due mezzi assoluti. Quindi nessun assoluto. Con lei, la morte, come ultima parola anche solo di qualcuno? Paolo non ci sta, tanto è vero che dichiara senza mezzi termini che “si compirà la parola della Scrittura: la morte è stata ingoiata nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1 Cor 15, 54-55). E Dio si farà una grossa, colossale risata. Anche se questo, Paolo, non l’ha scritto. Ora, quello che forse più importa, nel brano di Vangelo di oggi, non è neanche questa risata finale di Dio, ma ciò che significa per noi, ora, quel “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. Vivi per davvero sono coloro che vivono per lui. Cioè che vivono per la vita, in funzione della vita di tutti. Che, anche solo a dirlo, ci prendono i brividini, perché si sente che, già nella semplice frase, c’è dentro Dio. Immaginarsi quando la frase diventa vita vissuta! Ma se noi non viviamo per Dio, non viviamo per la vita, allora non ci siamo. Siamo come morti, siamo zombi. Noi abbiamo, dunque, da vivi, questo terribile potere di decretarci morti. E se non fosse per Lui.
Oggi è memoria di Eberhard Arnold, profeta della non-violenza, fondatore di Bruderhof.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.11, 4-12; Salmo 144; Vangelo di Luca, cap.20, 27-40.
La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.
Stasera siamo kaputt, così non aggiungiamo altro, salvo incollarvi qui di seguito un brano di Eberhard Arnold, tratto dal suo “Writings Selected” (Orbis Books), che vi proponiamo come nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Il regno di Dio è il regno dell’amore. Questo amore non fa eccezioni, perché è libero e nulla può trattenerlo. Noi siamo circondati dal relativo, dall’imperfetto, dal condizionale – tutto ciò si adatta alle circostanze. Ma chiunque viva come Gesù, vive nell’assoluto, nell’incondizionale e nel perfetto. Egli possiede Dio e il suo regno ora. È libero da ogni influenza dell’ambiente. Attendere il futuro di Dio significa credere nell’assoluta volontà di Dio per il presente. Il regno di Dio non può essere del mondo così come è oggi. Tuttavia esso è per il mondo, e alla fine lo trasformerà completamente. I discepoli di Cristo sono inviati a lavorare nell’umanità, per ottenere un risultato nel mondo, così come fece Gesù. Essi devono rappresentare il regno futuro, e la loro missione e le loro azioni non possono essere diverse da quelle di Cristo: darsi corpo e anima, e curare ogni sofferenza e tormento. Come Gesù, essi devono vincere la tentazione di produrre pane con mezzi cattivi o di ottenere il controllo nel dominio della politica. Tutto ciò sarebbe contrario allo spirito di Dio. Essi sono inviati come agnelli indifesi tra lupi rapaci, e rifiutano ogni tipo di violenza. In obbedienza alla parola del loro Signore hanno rinfoderato le loro spade, poiché l’amore e lo Spirito sono le loro uniche armi. Essi sanno che questo spirito di Gesù è il potere più forte, a cui nessun altro potere può resistere. Egli che li ha inviati non vuole distruggere vite ma salvarle, e, come figli dello spirito, essi non possono dimenticare a quale spirito appartengono. Così, non possono mandare un fuoco distruttivo su popoli e città. L’unico fuoco che Gesù accese è il fuoco dell’amore e non c’era nulla che egli anelasse maggiormente che questo fuoco e questa calda luce si diffondessero su tutta la terra. (Eberhard Arnold, Writings Selected)
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.