Giorno per giorno

Giorno per giorno – 11 Settembre 2008

Carissimi,
“La morale che si può legittimamente trarre dalla spaventosa tragedia provocata dalla bomba atomica è che una bomba non può essere distrutta da un’altra bomba, come la violenza non può essere eliminata dalla violenza. Il genere umano può liberarsi dalla violenza soltanto ricorrendo alla nonviolenza. L’odio può essere sconfitto soltanto con l’amore. Rispondendo all’odio con l’odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell’odio stesso”. Lo scriveva Gandhi su Harijan, il 7 luglio 1947, riflettendo sulle bombe di Hiroshima e Nagasaki. È anche la lezione dell’Evangelo di oggi (Lc 6, 27-38), che non a caso Gandhi aveva come una delle sue fonti di ispirazione. La nostra Nesona, commentandolo stamattina, ha detto solo: “Vangelo bello”, come non può che essere il Vangelo, “ma anche così difficile!”. Eppure non si può che partire da lì. Perché lì è in gioco la testimonianza cristiana. Che altrimenti si riduce a pratiche devote, capaci, al massimo di anestetizzare un po’ lo spirito, davanti al male del mondo e alle sofferenze della vita. Per qualche tempo, se la memoria reggerà, negli anni a venire, si ricorderanno le tremila e cinquecento vittime che seguirono al criminale golpe cileno del generale Pinochet (ma non era solo lui!), avvenuto trentacinque anni fa come oggi, e i duemilaottocento morti dell’efferato attacco alle Torri Gemelle, dell’11 settembre del 2001. Noi non sappiamo se e come, nell’uno e nell’altro caso (ma anche in quanti altri eccidi che si consumano quotidianamente), i sopravvissuti e le famiglie degli uccisi siano riusciti e riescano a non dimenticare e nello stesso tempo a curare le piaghe che da allora si sono aperte. Eppure sappiamo che non si può che partire da lì. Perché il mondo conosca un’altra possibile storia. Persino noi, nel contesto delle piccole o grandi violenze, fisiche, morali, psicologiche, che ogni giorno subiamo o ci infliggiamo a vicenda. Senza lasciarla nelle mani di chi, come la ineffabile signora Palin, candidata repubblicana alla vicepresidenza Usa, strumentalizzando il dolore altrui, arriva a dichiarare che l’unica differenza tra una mamma americana e un pit bull è il rossetto.

Oggi è memoria di una martire quasi sconosciuta: Sebastiana Mendoza, catechista guatemalteca.

Indigena, animatrice della sua comunità, dopo che il marito e i figli furono uccisi dall’esercito, Sebastiana Mendoza si vide costretta a lasciare il villaggio natale, nel Quiché, per rifugiarsi a Città del Guatemala. Lì, servendo le centinaia di rifugiati della sua regione, costretti come lei ad abbandonare i loro villaggi, continuò a evangelizzare e portare la buona notizia della risurrezione alla sua gente martirizzata. L’11 settembre 1981, fu sequestrata e sparì nel nulla. Come centinaia di altri catechisti anonimi, torturati, massacrati, crocifissi, che non esitarono a dare la loro vita per la loro gente.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Lettera ai Corinzi, cap.8, 1b-7.11-13; Salmo 139; Vangelo di Luca, cap.6,27-38.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Ogni giornata che passa è, qui, il giorno più caldo dell’anno, con temperature che oggi, ci dicono (ma noi l’avremmo ugualmente sentito sulla pelle), hanno sfiorato i quaranta gradi e bassissimi tassi di umidità che scendono al 15 per cento. In molti quartieri l’acqua viene già razionata per alcune ore al giorno e non ci sono previsioni di piogge e breve termine. Gli anziani dicono che anticamente si facevano novene, o si saliva al Morro do Cruzeiro con un secchio di acqua in testa, o si dava il bagno a una statua del santo, e invariabilmente arrivava la pioggia. Chissà, forse solo perché doveva arrivare. Loro però ci vedevano sempre la premura di Dio che risponde ai suoi figli. Stamattina Né diceva che dona Balbina pensa che dipenda dal fatto che siamo ormai troppi se Gesù non arriva in tempo a provvedere a tutto: non sa più da che parte girarsi. D’altra parte, commentava un altro, una qualche responsabilità ce l’ha suo Padre. Il quale, qualche problema, ce l’aveva già avuto quando sulla terra erano solo due e Lui gli è andato pure a dire: crescete e moltiplicatevi. Ed ora ecco il risultato. Beh, il riso di mattina allieta la giornata.

È tardi e noi ci congediamo qui, offrendovi, da leggere e da pregare, questa “Salmodia della penitenza” di Paolo VI, tratta dal libro “Osare la pace per fede. Preghiere” (La Meridiana). Parla della Chiesa-corpo di Cristo, intende l’umanità ferita, il popolo dei poveri. È il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ai nostri peccati non guardare, Signore: / siamo tutti ugualmente colpevoli: / per l’umanità di tuo Figlio, perdonaci. // Sappiamo che la tua passione, Gesù, / deve compiersi in noi, nella Chiesa, tuo corpo, / ma non sempre abbiamo la forza, Signore. // Sappiamo che è legge dell’innocente soffrire / e piangere come se non fosse pianto / e sperare anche contro speranza. // Uno è infermo e non riesce a guarire, / uno è tradito e non sa perdonare, / uno è perseguitato e non sa accettare. // Fanciulli a milioni muoiono di fame; / donne e madri a milioni piangono / i loro figli e fratelli in guerre assurde. // Terremoti e pestilenze e alluvioni / ci colpiscono ad ogni stagione / e uscire di casa è come andare alla guerra. // Il denaro vale più del sangue fraterno, / i beni contesi come fossimo nemici / e il potente vuole sempre maggiore potenza. // Il negro non è neppure uomo; / i figli in rivolta sempre più numerosi; / continenti interi rifiutano ogni fede. // E la Chiesa tentata come te nel deserto, / la Chiesa segnata come te dalle piaghe, / questa tua Chiesa come non creduta. // Signore, insegnaci a essere beati nel pianto, / aiutaci a essere miti e liberi, / donaci un cuore puro e pacifico. // Signore, risali con noi nella barca, / non lasciarci soli nella grande bufera, / comanda al mare di placarsi ancora. // Ascendiamo a Gerusalemme a dire / tutti insieme la preghiera dell’orto: / unica speranza tua è la nostra Pasqua, Signore. // Ai nostri peccati non guardare, Signore: / ma guarda alla fede della tua Chiesa, / abbi pietà del tuo popolo di poveri, o Dio. // (Paolo VI, Salmodia della penitenza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 11 Settembre 2008ultima modifica: 2008-09-11T23:14:00+02:00da
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