Carissimi,
seu Vantuí (qualcuno lo chiamava seu Turíbio), Gerson l’aveva portato dal barbiere lunedì, prima di partire. A farsi bello. Ed era di buon umore. Già da qualche mese viveva confinato in casa, da quando le gambe si erano gonfiate e non lo reggevano più. Anche, se lui non era un gran peso, perché era secco secco. Il nostro Indio dice che sembra il Charles de Foucauld di una delle ultime foto: piccoletto, capelli e barba bianca. Vantuí per una vita ha lavorato all’ospedale São Pedro come portiere. Poi è andato in pensione. È fratello di Zé Grael, anche se noi l’abbiamo saputo solo oggi. Ed è compagno di Divina, padre adottivo di Aparecida (che sono amiche nostre, di Fé e Luz), e padre di Marcinho (non il marito di Urda, un altro). O, meglio, lo era fino alle undici di stamattina. Quando è morto. A noi ci ha avvisato Né, che forse era l’una. È passata di qui per tornare al lavoro e ci ha detto: È morto Vantuí e c’è Aparecida che piange là, per strada. Allora siamo andati su di corsa. Siamo entrati in casa e c’era già il pastor Silvio della Chiesa Luz para os Povos e un’altra donna. Marcinho piangeva silenzioso. Noi non si è neppure salutato nessuno, si è andati dritti nella stanzetta, dove, come mobili, c’era solo il suo letto. E lui disteso sopra, con le gambe divaricate e un po’ piegate, come se stesse mezzo seduto. Con una pezza annodata tra il mento e la testa gli avevano chiusa la bocca. Gli abbiamo raddrizzato e sistemato le gambe, assicurandole con un laccio. Poi è arrivata Divina che non parla bene e ha cominciato a gridare e ha avuto un malore, è caduta, ma siamo riusciti a prenderla al volo. Aparecida e Marcinho l’hanno accompagnata nell’altra stanza, perché si coricasse un po’ e si mettesse tranquilla. A questo punto Aparecida è uscita in giardino, sul retro della casa, e, seduta su una pietra, ha cominciato a piangere, a gridare e a disperarsi. E diceva : Tenham dó de mim… Abbiate pena di me, mio padre è morto, chi si curerà di me? E lo ripeteva come una litania. Per tutto il bairro. E noi non si sapeva come darle pace. Sempre che si possa dare pace in queste situazioni. Allora le abbiamo detto: Cida, contaci com’è stato. E lei: non stava già bene, stamattina quando si è svegliato. Io gli ho fatto il bagno. Poi verso le undici, Marcinho gli ha detto: benedicimi, papà! perché doveva uscire per andare in centro a risolvere qualcosa. Lui l’ha benedetto e poi si è messo a mangiare. Io lo aiutavo, seduta di fianco a lui, sul letto. Quando ha finito mi fa: Figlia, qualcosa non va. E gli dico: cosa, papà? Lui ha scosso la testa e ha detto: Vou largar vocês, vou largar vocês. Vi sto per lasciare, vi sto per lasciare. E io mi sono messa a piangere e gli faccio: non dire così papà, non dire così. Ma lui si è lasciato andare e mi ha appoggiato la testa in grembo. Allora, ho cominciato a gridare e a chiamare mia madre e dicevo: È morto, è morto. Papà è morto! Ha raccontato questo e poi ha ripreso: Abbiate pena di me. Mio padre è morto. Chi si curerà di me? Anche se, a dire il vero, era lei che si prendeva cura di suo padre. E di sua madre. E un po’ anche di suo fratello. Tutti diversamente malati. Come lei del resto.
Oggi noi si fa memoria di Perpetua e Felicita, dello sposo di questa, Revocato, di Saturnino e Secondulo, e del loro catechista, Saturo, tutti martiri a Cartagine. E di Swami Paramahansa Yogananda, mistico indù.
I testi che la liturgia offre oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro della Sapienza, cap.2, 1a.12-22; Salmo 34; Vangelo di Giovanni, cap.7,1-2;10.25-30.
La preghiera del venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che professano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.
Vantuí lo si sta vegliando nella camera ardente che abbiamo allestito al Centro Comunitario del bairro. Noi si è venuti via alle undici, dopo che il Pastor Silvio ha detto una parola buona e pregato per la famiglia. Molti resteranno là tutta notte. Nesona ha preparato una buona zuppa per tutti, con spaghetti come piacciono a Divina e Aparecida e anche riso e fagioli. I funerali saranno domattina. E per oggi è tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad un testo di Paramahansa Yogananda. Che è per oggi il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Quando agisci nel mondo, dimenticando Dio, hai spostato il tuo centro, da Dio alla materia. E questa natura materiale ingannevole ti getterà nei vortici del cambiamento e ti soffocherà con preoccupazioni e dolori. Ora ritorna alla tua vera natura cambiando il tuo centro dai desideri materiali al desiderio per Dio. Queste miserie della natura materiale fanno parte soltanto della tua natura illusoria, cosi che il solo modo per dimenticarti di esse è quello di ricordarti di Dio come Pace e Beatitudine sempre presente nel tuo cuore. Chiedi a Dio di erigere nella tua pace, nel silenzio, nella gioia e nella meditazione, i suoi sacri altari, dove la tua anima può incontrarLo e comunicare con Lui nel luogo più santo. Prega così: “La mia comprensione sia il tempio della Tua guida!” Durante la giornata, invoca Dio come potere nel tempio della coscienza. E in ogni azione e parola che sussurri imbevila dell’amore intossicante di Dio. Parla ed agisci sensibilmente come un uomo che beve molto e tuttavia i suoi sensi sono sotto controllo e svegli. Sii ebbro di Dio e ogni azione della tua vita quotidiana sia un altare alla memoria di Lui. Esegui ogni azione per piacere a Lui; e nel santuario indistruttibile della tua devozione, Dio ascolterà ogni tuo pensiero. (Paramahansa Yogananda, Super Advanced Course, 1930).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.