Carissimi,
“Santa Maria, donna dei nostri giorni, dandoti per nostra madre, Gesù ti ha costituita non solo conterranea, ma anche contemporanea di tutti. Prigioniera nello stesso frammento di spazio e di tempo. Nessuno, perciò, può addebitarti distanze generazionali, né gli è lecito sospettare che tu non sia in grado di capire i drammi della nostra epoca. Mettiti, allora, accanto a noi, e ascoltaci mentre ti confidiamo le ansie quotidiane che assillano la nostra vita moderna: lo stipendio che non basta, la stanchezza da stress, l’incertezza del futuro, la paura di non farcela, la solitudine interiore, l’usura dei rapporti, l’instabilità degli affetti, l’educazione difficile dei figli, l’incomunicabilità perfino con le persone più care, la frammentazione assurda del tempo, il capogiro delle tentazioni, la tristezza delle cadute, la noia del peccato… Facci sentire la tua rassicurante presenza, o coetanea dolcissima di tutti. E non ci sia mai un appello in cui risuoni il nostro nome, nel quale, sotto la stessa lettera alfabetica, non risuoni anche il tuo, e non si oda rispondere: “Presente!”. Come un’antica compagna di scuola”. È una preghiera di don Tonino Bello, il vescovo che sapeva intendere e parlare il linguaggio dei poveri.
Noi in questo giorno ricordiamo anche Abraham Johannes Muste, profeta di pace e di nonviolenza.
I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Levitico, cap.19, 1-2.11-18; Salmo 19; Vangelo di Matteo, cap. 25, 31-46.
La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.
Oggi è anche la Giornata Mondiale del Malato, che intende sensibilizzare la società sulla priorità della persona che soffre. Noi mettiamo al centro della nostra e vostra preghiera quanti passano per questa esperienza, con i loro cari e quanti, a diverso titolo, si prendono cura di loro. Perché l’energia divina dell’amore li raggiunga e li guarisca. Presto, possibilmente.
Proprio in questi giorni, abbiamo ricevuto in dono da suor Elisa Kidané, attraverso l’amico Franco di Cento, un libretto prezioso, dal titolo “Mistero di Luce” (Suore Missionarie Comboniane), in cui Sr. Dorina Tadiello ha raccolto le testimonianze di quanti, nell’ultimo scorcio dell’anno 2000, in Uganda, hanno vissuto la drammatica emergenza dell’ebola, lottando per debellarla, spesso a costo della vita. Leggerlo ci ha convinti che dovremo attingere in esso nuovi nomi per il nostro martirologio. L’odierna Giornata mondiale del malato ci spinge ad offrirvene in lettura una pagina che esprime come possa essere reso bello e vissuto bene anche il passaggio cruciale della malattia e della morte. È il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Grace ci fissa tutti e raccogliendo le sue ultime forze intona un canto: “Abba, Abba Padre, Tu sei il vasaio e noi la creta, il capolavoro delle tue mani. Trasformaci e modellaci a immagine del tuo Figlio…”. Le parole escono a fatica dalle sue labbra, ma Grace continua con un secondo canto: “Signore Gesù, posa gentilmente le tue mani su di me… Signore noi veniamo a Te attraverso i nostri fratelli… veniamo a Te chiedendo pienezza di vita…” e poi un altro, e un altro ancora: “Gesù, la luce del tuo amore risplende, nel mezzo dell’oscurità risplende. Gesù, luce del mondo, splendi su di noi…”. Grace sta pronunciando le prime parole di un altro canto che parlano di “segno di donazione totale…” quando esala l’ultimo respiro. Il viso si compone in una straordinaria bellezza e luminosità. Le fa eco la liturgia del giorno: “Eterno e potente Iddio, splendore della vera luce e del giorno che non tramonta, riempi la nostra mente con la gloria della tua venuta…” quasi a continuare la gioiosa lode che lei aveva intonato, per consolarci, fissando lo sguardo verso l’alto, da dove continuerà a seguirci e aiutarci. Il dottor Matthew commenta così la morte di Grace: “Davanti a noi si sta svelando un grande mistero di luce. Nel nostro personale morto di ebola non c’è mai stata una parola di risentimento, rabbia o pentimento per aver accettato di lavorare in una situazione così rischiosa… Il martirio e la santità del nostro personale sono un dono per il presente che il futuro dovrà valorizzare. Il continuare il nostro servizio al malato ci dà nuove motivazioni e nuove energie”. (Sr Dorina Tadiello, Mistero di luce).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.