Carissimi,
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 20-21). Durante la condivisione della Parola, l’attenzione è stata portata alla profezia di Michea, proposta dalla liturgia nella prima lettura. In essa si annuncia che da Betlemme uscirà “colui che deve essere il dominatore in Israele”, e ancora: “egli pascerà con la forza del Signore” e “sarà grande fino agli estremi confini della terra e tale sarà la pace” (Mi 5 1. 3-4a). Matteo, nell’applicare l’oracolo a Gesù, era stato più discreto, si era limitato infatti a dire: “da te uscirà un capo che pascerà il mio popolo, Israele” (Mt 2, 6). Così ci è venuto di dire che, se dovessimo prendere alla lettera quanto propostoci dalla liturgia, dovremmo constatare che la profezia non si è realizzata e potremmo aggiungere grazie a Dio, perché ne viene fuori una figura messianica sotto il segno del dominio, che è il contrario di ciò che Gesù ha scelto per sé. Egli, infatti, non pasce con la forza, né il suo potere si estende fino agli estremi confini della terra, né ancora, a distanza i duemila anni, la sua venuta ha permesso di far accadere la pace. Così è bene limitarsi al Vangelo, che ci porta la promessa che Gesù “salverà il suo popolo dai suoi peccati”. E non solo il suo popolo, ma l’umanità intera. Che essa lo sappia o meno. Noi oggi celebriamo la nascita della piccola donna, che con il suo sì alla proposta di Dio, ha accettato di metterlo al mondo.
Oggi è, dunque, la festa della Natività di Maria, antesignana di quanti per la fede generano Dio al mondo.
Storicamente, la Festa della Natività di Maria sorse nelle Chiese d’Oriente, nel sec.V, mentre la Chiesa di Roma l’adottò o la solennizzò solo all’inizio del sec. VIII, per volontà del papa Sergio I, di origine siriaca. San Pier Damiani, parlando di questa festa dirà: “Oggi è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla. Casa bella, poiché, se la Sapienza si costruì una casa con sette colonne lavorate, questo palazzo di Maria poggia sui sette doni dello Spirito Santo. Salomone celebrò in modo solennissimo l’inaugurazione di un tempio di pietra. Come celebreremo la nascita di Maria, tempio del Verbo incarnato? In quel giorno la gloria di Dio scese sul tempio di Gerusalemme sotto forma di nube, che lo oscurò. Il Signore che fa brillare il sole nei cieli, per la sua dimora tra noi ha scelto l’oscurità (1 Re 8,10-12), disse Salomone nella sua orazione a Dio. Questo nuovo tempio si vedrà riempito dallo stesso Dio, che viene per essere la luce delle genti”.
I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:
Profezia di Michea, cap. 5,1-4a; Salmo 87; Vangelo di Matteo, cap. 1, 1-16. 18-23.
La preghiera del Venerdì è in comunione con la Umma islamica, che confessa l’unicità del Dio clemente e misericordioso.
Oggi ricordiamo anche la figura di Antoine Frédéric Ozanam, amico dei poveri, fondatore delle Conferenze di S. Vincenzo de Paolis.
Antoine Frédéric Ozanam nacque a Milano, il 23 aprile 1813, nella famiglia di Jean-François Ozanam e di Maria Nantas. Dopo aver compiuto gli studi a Lione, il giovane si trasferì a Parigi, nel 1831, per completare la sua formazione accademica alla Facoltà di Diritto e di Lettere. In questo periodo prese a collaborare a numerose riviste e ad organizzare conferenze di cultura religiosa. Un giorno un compagno di università lo apostrofò dicendo: “Voi cattolici siete bravi solo a parlare e a discutere, quand’è che vi deciderete a fare qualcosa?”. Punto nel vivo, Ozanam si rese conto che un cristianesimo solo teorico, incapace di tradursi in una pratica ispirata dall’amore, a prezzo del proprio sacrificio personale, è morto. Assieme ad alcuni compagni decise, nel 1833, di dare vita ad un’associazione di laici votata all’aiuto dei poveri, che si chiamerà in seguito Società di san Vincenzo de’ Paoli. Nominato, a soli ventisette anni, titolare della cattedra di Letteratura straniera alla Sorbona, sposò nel 1841 Amélie Soulacroix, che gli darà una figlia, Maria. Allo scoppio della rivoluzione del 1848, pur deplorando la violenza dei rivoltosi, Ozanam difese la giustezza della loro causa, sostenendo che non poteva esserci soluzione se non si affrontava di petto il problema della miseria sociale che, di quella violenza, era causa e origine. Negli anni successivi, il progressivo deteriorarsi delle condizioni di salute, lo convinse a lasciare l’insegnameno. Continuò tuttavia il suo impegno e la sua presenza tra i poveri, e la sua battaglia ideale per riconciliare la chiesa e la democrazia, contro quei ceti conservatori che anche in ambito cattolico erano attestati nella difesa dei privilegi di pochi, sotto lo slogan di “Legge e ordine”. Di ritorno da un viaggio in Italia, Ozanam morì stroncato dalla malattia, a Marsiglia, l’8 settembre 1853.
Secondo i dati forniti tempo fa dall’Unesco, ci sono ancora oggi nel mondo circa 774 milioni adulti non alfabetizzati. Ad essi andrebbero aggiunti quanti sono vittime dell’analfabetismo funzionale, che riguarda la condizione di chi sa leggere e scrivere, come anche di esprimersi in modo corretto, ma non è in grado di raggiungere un adeguato livello di comprensione e analisi di un discorso complesso. Per ricordarcelo e sensibilizzare noi e i nostri governi sul problema e sulla sfida che esso rappresenta è stata istituita, nel 1966, la Giornata Internazionale dell’alfabetizzazione, che è celebrata ogni anno l’8 settembre.
E, stasera, per una fortunata coincidenza, nella festa della Natività di Maria, salutiamo la nascita di Alice, figlia di Janaina e di Antonio Carlos, l’ennesima nipotina della nostra dona Almerita, mamma di José Ronaldo, Claudio, Cleuza, Pedro, Paulo, Antonio Carlos e Luzia. Nasce già coperta di benedizioni.
È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalla festa della Natività di Maria, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura un testo di Romano Guardini, tratto dal suo “Le Seigneur”, che è, così, per oggi, il nostro
PENSIERO DEL GIORNO
Maria ha dato a Gesù tutto: il suo cuore, il suo onore, il suo sangue, tutta la sua forza di amare. Lo ha abbracciato, ma lui è cresciuto, è cresciuto sopra di lei, spingendola sempre più lontano. Un mondo infinitamente lontano si è aperto davanti a suo figlio, che era “il Santo”. È lì che vive, lontano da lei. In verità, Maria non poteva comprendere il senso ultimo di questa vita. Come avrebbe potuto comprendere il mistero del Dio vivente? Ma ha fatto qualcosa di meglio e di più importante su questa terra che capire, qualcosa che viene dalla stessa potenza di Dio che dà a suo tempo la capacità di capire: ha creduto; Maria ha avuto fede, e questo in un momento in cui nessuno aveva questa fede, nel senso più pieno della parola. Maria ha creduto, e la sua fede era più grande di quella di qualsiasi altro essere umano. Questa fede lei ha dovuto rinnovarla, fortificarla e consolidarla sempre di più. Abramo è grande e sublime per la forza della sua fede. Ma a Maria è stato chiesto di più: di non dubitare di questo “Santo” che lei aveva comunque messo al mondo, nutrito, conosciuto nella sua debolezza infantile; di non dubitare di lui, donna che era, quando l’ha superata in tutta la sua infinita statura, quando si è allontanato da lei per vivere in un mondo infinitamente lontano dal suo. Non dubitare mai del suo amore, quando ha lasciato la sua tenera sollecitudine nei suoi confronti, ma soprattutto credere che tutto questo fosse giusto, conforme alla volontà di Dio; non scoraggiarsi mai, non diventare pusillanime, ma al contrario perseverare e, con la forza della fede, mettersi al passo di ognuno dei passi compiuti dal suo incomprensibile figlio! Questa è la grandezza di Maria. Anche Maria ha compiuto ogni passo del Signore verso il suo destino divino, ma nella fede. Grazie a questa fede, è più vicina a Gesù e più al cuore della Redenzione che non attraverso i miracoli della leggenda. Maria è colei che ha portato il Signore nel profondo del suo essere, per tutta la vita e anche nella morte. Ha dovuto continuamente sperimentare come Egli, vivendo del mistero stesso di Dio, si allontanasse da lei. Continuamente Egli si elevava sempre piu in alto, fino a quando ella si sentì trapassata dalla punta affilata della spada. Ma sempre per fede, si sollevò fino a Lui, abbracciandolo ancora. Finché egli non volle più essere suo figlio. L’altro che era accanto a lei doveva prendere il suo posto. Gesù stava solo, in alto, sulla vetta più stretta del creato, davanti alla giustizia di Dio. Ma lei, con quest’ultima compassione, accettò la separazione e grazie a questo atto eroico si trovò di nuovo, per fede, accanto a Lui. Sì, davvero, “beata te, Maria, perché hai creduto”! (Romano Guardini, Le Seigneur).
Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.