Giorno per giorno – 04 Febbraio 2023

Carissimi,
“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6, 34). Il verbo greco (splanchnizomai) che l’evangelista usa qui non dice semplice commozione, ma fa riferimento alle viscere materne (ta splanchna come il corrispettivo ebraico rachamim). Per definire l’atteggiamento di Gesù (di Dio), non si trova così di meglio che equipararlo al sentimento che una madre prova di fronte al bisogno del figlio. Dovendo naturalmente specificare, per ovviare ogni umana limitazione (come succede per tutto ciò che azzardiamo balbettare di Dio): “portato ad una potenza infinita”, al punto da risultare – Gesù, Dio stesso – identificato con esso. Noi, poi, si farà sempre quel che si può. Stamattina, ci siamo lasciati guidare dalla parola di un Pastore controcorrente rispetto alla deriva bolsonarista, che caratterizza, negli ulrimi anni, gran parte delle chiese di qui, Ricardo Gondim, della Chiesa Betesda di São Paulo. Ci è già capitato altre volte di citarlo e scrive, sul tema della compassione a cui siamo chiamati: “Non calpestare mai i corpi caduti. Non deridere mai i perdenti. Le persone abbattute non meritano inclemenza. Tutti hanno bisogno di misericordia. In un’esistenza fragile, qualsiasi lama può scendere con la velocità della ghigliottina. Il mondo chiede sguardi calmi… Miliardi supplicano: “Dammi la mano. Non trasformare la mia paura in un più grande panico”. Preservare la vita è un imperativo sacro… Trasforma il tuo grembo in una barella; sfiora con le dita le altrui ferite; trasforma le tue spalle in un sostegno. Sii un samaritano che traspira solidarietà. Affronta il destino dei dimenticati come fece Lui con il viaggiatore depredato che agonizzava sul ciglio della strada. Non trattare gli sfortunati con fastidio. Non aiutare coloro che respingono il miracolo della vita. Nessuno è nato per costituire una seccatura. Evita le risate sarcastiche e le prese in giro. Tutte le persone vogliono essere amate. Urge reimparare a piangere e a ricamare la storia con fili multicolori. La storia, bella o brutta, appartiene agli umani. Soli Deo Gloria”. E così sia.

Il calendario ci porta oggi le memorie del Massacro di Chimaltenango, in Guatemala; e di Hans Schlaffer, martire anabattista.

Gli anni tra il 1978 e il 1983 coincisero con il periodo più violento della repressione messa in atto dal regime al potere in Guatemala, quando le operazioni militari si concentrarono nelle regioni del Quiché, Huehuetenango, Chimaltenango, Alta y Baja Verapaz, la costa meridionale e Città del Guatemala. Queste azioni, denominate “operazioni di terra spianata”, avevano come obiettivo le comunità degli indigeni maia, considerati “nemico interno”, e consistevano in indiscriminati massacri di popolazioni indifese, nella distruzione delle loro coltivazioni, vettovaglie, raccolti, bestiame, delle loro istituzioni sociali, economiche e politiche, dei loro simboli, valori e pratiche culturali e religiose. Secondo la “Comisión para el Esclarecimiento Histórico”, circa 626 massacri furono eseguiti in quegli anni. Tra questi, quello di cui noi facciamo memoria oggi. Il 4 febbraio 1981, nei villaggi di Papa-Chalá, Patzaj e Panimacac, furono massacrati dall’esercito 168 contadini, dopo che gran parte di essi erano stati torturati. Numerose donne furono impiccate, mentre i soldati incendiavanno case e raccolti e saccheggiavano scuole e oratori. Le persone che, terrorizzate, cercavono di fuggire nelle campagne circostanti e di nascondersi nei valloni, furono bombardate dagli elicotteri. Tutto era cominciato quando gli abitanti di Papa-Chalá avevano reagito con indignazione all’uccisione a calci di un neonato strappato alla madre. I massacri si ripeterono nei villaggi di Petén, San Marcos e Huehuetenango.

Di Hans Schlaffer non si conosce con precisione l’anno e il luogo della nascita. Si sa invece che fu ordinato prete nel 1511 e che, sotto l’influsso della riforma di Lutero, lasciò il ministero nel 1526, rifugiandosi nel castello del Barone di Zelkin, protestante, a Weinberg, nell’Alta Austria. Attratto dalla predicazione degli anabattisti di Hans Hut, che risiedevano nella vicina città di Freistadt, si recò nel 1527 a Nikolsburg (oggi Mikulov, nella Repubblica Ceca), quando si svolse il dibattito tra i “sostenitori della spada” (Schwertler) e “sostenitori del bastone” (Stäbler). Schlaffer si schierò con questi ultimi, optando quindi per un radicale rifiuto dell’uso delle armi anche solo a scopo difensivo. Trasferitosi poi in Baviera, iniziò una serie di peregrinazioni che lo misero in contatto di numerosi leader del movimento anabattista. Il 5 dicembre 1527 fu arrestato, assieme al correligionario Linhard Frick, nella città di Schwatz, in Tirolo, dove si era recato per partecipare a un convegno di anabattisti. Incarcerato nel castello di Frundsberg, lungi dal disanimare, scrisse otto dei nove testi che ancora si conservano, preghiere e canti spirituali. Tra essi una lunga orazione di 18 pagine, composta la notte precedente la sua esecuzione, considerata uno dei documenti più profondi e commoventi della letteratura devozionale. Il processo, svoltosi con numerose irregolarità e vere e proprie falsificazioni delle prove, si concluse con la condanna a morte di Schlaffer e di Frick, che furono decapitati il 4 febbraio 1528. Schlaffer aveva scritto che la Cena del Signore manifesta il nostro impegno ad essere sempre “pronti a dare il nostro corpo per i fratelli come Cristo si diede per noi, e a versare il nostro sangue per Cristo e la sua chiesa, nella misura in cui la fede e la prova d’amore lo esigano. Chiunque dà il suo corpo e versa il suo sangue como è stato indicato, non dà la sua vita né versa il suo sangue, ma il corpo e il sangue di Cristo, poiché noi siamo realmente membra del suo corpo”. Nei suoi scritti aveva sostenuto che l’accesso alla grazia, intesa come la Luce di Dio presente nel cuore di ogni essere umano, si estende anche agli ebrei, ai musulmani e in genere ai pagani. Era, evidentemente, un pericoloso eretico!

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflçessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap.13, 15-17. 20-21; Salmo 23; Vangelo di Marco, cap.6, 30-34.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Si è celebrata oggi la Terza Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, stabilita da una Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha scelto tale data, per l’incontro, avvenuto il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi tra papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, incontro che culminò con la firma del Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune. La Risoluzione dell’ONU riconosce “il contributo che il dialogo tra tutti i gruppi religiosi può apportare per migliorare la consapevolezza e la comprensione dei valori comuni condivisi da tutta l’umanità”. Il papa ci invita a fare di questo la nostra preghiera e il nostro impegno ogni giorno dell’anno.

“Carissimi, chi si dice cristiano deve scegliere da che parte stare. Chi segue Cristo sceglie la pace, sempre; chi scatena guerra e violenza tradisce il Signore e rinnega il suo Vangelo. Lo stile che Gesù ci insegna è chiaro: amare tutti, in quanto tutti sono amati come figli dal Padre comune che è nei cieli. L’amore del cristiano non è solo per i vicini, ma per ognuno, perché ciascuno in Gesù è nostro prossimo, fratello e sorella, persino il nemico (cf Mt 5, 38-48); a maggior ragione quanti appartengono al nostro stesso popolo, anche se di etnia diversa. ‘Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi’ (Gv 15, 12): questo è il comandamento di Gesù, che contraddice ogni visione tribale della religione. Che ‘tutti siano una sola cosa’ (Gv 17, 21): questa è l’accorata preghiera di Gesù al Padre per tutti noi credenti”. Sono parole di papa Francesco durante la preghiera ecumenica che si è svolta oggi a Giuba, nel secondo giorno del Pellegrinaggio Ecumenico di Pace in Sud Sudan. Parole che interpellano tutti, ben oltre i confini di quel Paese.

Il 4 febbraio 1906 nasceva a Breslavia (allora in Germania, oggi in Polonia) Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, tra i fondatori della Chiesa confessante, che in tempi di viltà generalizzata seppe esprimere con forza la sua opposizione al nazismo, perdendo così (no, ritrovando) la sua vita. Noi ne celebriamo la memoria nella data del martirio, il 9 aprile, ma gli rendiamo omaggio anche in questa occasione, offrendovi, nel congedarci, una sua poesia, scritta in carcre, dal titolo: “Chi sono?”. Tratta dal libro “Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere” (Edizioni paoline), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Chi sono? / Mi dicono spesso che, dalla mia cella di prigionia, / esco sciolto, allegro e sicuro, / come un signore dal suo castello. / Chi sono? / Mi dicono spesso che, coi miei sorveglianti, / parlo libero, amichevole e chiaro, / come fossi io a comandare. / Chi sono? / Mi dicono anche che sopporto indifferente, / sorridente e fiero, i giorni della disgrazia, / come uno che è abituato a vincere. / Sono veramente quello che gli altri dicono di me? / Oppure soltanto quello che io so di essere? / Inquieto, nostalgico, malato, / come un uccello in gabbia, / lottando per un soffio di vita, / come se qualcuno mi serrasse la gola, / assetato di colori, di fiori, di calore umano, / tremante di rabbia dinanzi all’arbitrio / e all’ingiustizia più meschina, / roso dall’attesa di grandi cose / anelando impotente amici infinitamente lontani, / stanco e vuoto per pregare, per pensare, per creare, / esausto e disposto a prendere congedo da tutto? / Chi sono? / Questo o quello? / Oggi son questo e domani un altro? / L’uno e l’altro contemporaneamente? / Un ipocrita dinanzi agli uomini / e dinanzi a me stesso un disprezzabile, / compassionevole rottame? / Oppure ciò che ancora c’è in me somiglia / ad un esercito sconfitto, / che si ritira in disordine / davanti ad una vittoria già conquistata? / Chi sono? / L’interrogativo solitario si prende gioco di me./ Chiunque io sia, Tu mi conosci… / Sono Tuo, o Dio! / (Dietrich Bonhoeffer, Chi sono?).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Febbraio 2023ultima modifica: 2023-02-04T22:30:40+01:00da fraternidade
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