Giorno per giorno – 06 Novembre 2022

Carissimi,
“Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 1-3. 10). “Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 1-3. 10). Il rischio, per una festa come quella di oggi, è che si finisca per celebrare una volta di più i santi delle proprie devozioni, che hanno già le loro feste e memorie riconosciute nel calendario liturgico. E invece, no. Ad evitare questo rischio, come diceva, stamattina, dom Eugenio nella sua omelia, ci pensano poprio le letture che ci sono state proposte. A cominciare dal brano dell’Apocalisse, dove si parla di “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7, 9). Chiarendo, subito dopo, di chi si tratta: “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (v. 14). E, la grande tribolazione, possiamo pensarla, certo, come tutte le persecuzioni sofferte lungo i secoli dai discepoli di Gesù, ma è anche più di questo: sono tutti i sofferenti con cui Cristo si è identificato, quand’anche loro potessero non sapere nulla di Lui. Quanti, perciò sono andati consapevolmente incontro alla morte, per testimoniare, con il dono della vita, la loro fede nell’Abbà di Gesù, e quanti, la sofferenza e la morte, l’hanno subita, senza per nulla desiderarla, gridando anzi il loro desiderio di un’esistenza benedetta, quale tutti sentiamo di avere diritto. Sante, perciò, le vittime di carestie, fame, guerre, malattie; santi i migranti affogati o lasciati morire di freddo o di stenti alle frontiere dell’opulenza; santi i morti sul lavoro; santi i martiri di ogni genere di pregiudizio, etnico, razziale, religioso, politico, di genere; santi quanti hanno vissuto senza clamori, consumandosi al servizio della famiglia, di una comunità, della Chiesa, del loro Paese. Tutti questi, Gesù li aveva già proclamati beati, inaurando il suo ministero con il Discorso del monte. Beati, perché dove il Regno accade (come è successo con la sua venuta tra di noi), essi sono liberati dai loro mali e associati all’azione salvifica di Dio. Fino a dove è possibile, già qui sulla terra, dove per il Padre non esistono “carichi residuali” (neppure chi sciaguratamente li menziona lo è), né esistenze da rottamare. Dove poi, nonostante ogni possibile sforzo, non si arrivasse a tempo, perché nessuno vada perduto, nell’eternità di Dio.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della festa di Tutti i Santi (che per noi è trasferita alla prima domenica di novembre) e sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.7, 2-4. 9-14; Salmo 24; 1ª Lettera di Giovanni, cap.3, 1-3; Vangelo di Matteo, cap.5, 1-12a.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Piccola sorella Magdeleine de Jésus, contemplativa tra i poveri, e di Marcel Légaut, cristiano libero e appassionato di Gesù.

Magdeleine Hutin era nata a Parigi, il 26 aprile 1898, in una famiglia originaria della Lorena, a pochi chilometri dalla frontiera con la Germania. La Guerra del 15-18 aveva avuto pesanti conseguenze sulla sua famiglia: la nonna uccisa, due fratelli morti al fronte, la sorella uccisa dall’epidemia di spagnola, lei stessa colpita da una pleurite tubercolosa. Restata sola con i genitori, nonostante tutte le sofferenze che avrebbero potuto schiacciarla, scelse di vivere, coraggiosamente e alla grande. Cioè, secondo il Vangelo, da piccola, piccolissima. Sognava di recarsi in Africa, quando s’imbattè in una vita di Charles de Foucauld, pubblicata nel 1921. Di quella lettura dirà poi: “Mi resi conto che tutte le idee che avevo da così tanto tempo, qualcuno le aveva avute prima di me, e ho pensato che non dovevo far altro che seguire le sue tracce, lasciandomi condurre da lui”. La salute malferma tuttavia non le lasciava troppe speranze, finché il medico un giorno le disse che solo un clima secco poteva darle qualche speranza di guarire. Fu così che con una compagna, Anna, decise di partire per l’Algeria. Nel 1938 incontrò per la prima volta il p. René Voillaume, che pochi anni prima aveva fondato, nel Sahara, la fraternità dei piccoli fratelli di Gesù, che si rifanno alla spiritualità foucauldiana. E, di lì a poco, l’8 settembre 1939, Magdeleine fonderà la Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, a Touggourt (Algeria), seguendo la stessa ispirazione. Ciò che maggiormente colpiva in Magdeleine era l’amore ardente che la spingeva instancabilmente all’incontro con i più poveri, i più abbandonati del mondo, per comunicar loro, attraverso la sua amicizia, qualcosa della tenerezza di Dio. Lasciò scritto: “Dio mi ha preso per mano ed io l’ho seguito ciecamente…. Sempre, fin dal primo istante, il Signore mi ha dato una fede pazza, quella fede che Lui aveva promesso di ricompensare spostando montagne”. Magdeleine morì il 6 novembre 1989.

Marcel Légaut nacque a Parigi nel 1900. Professore associato all’Ecole Normale supérieure e dottore in matematica, insegnò alle università di Rennes e di Lyon, animando nello stesso tempo numerosi gruppi di spiritualità nell’ambiente universitario, in un periodo segnato da incontri decisivi per la sua vita, quelli con padre Portal, Gabriel Marcel, Teilhard de Chardin… Segnato profondamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, a quarant’anni, decise di abbandonare l’università, per trasferirisi con la moglie appena sposata a vivere un’esistenza da contadini e allevatori in in una località isolata dello Haut-Diois. Questo isolamento gli permise, durante il periodo bellico, di prestare soccorso a rifugiati, ebrei, disertori e renitenti. Associando il lavoro manuale all’ufficio di padre di famiglia (dalla coppia nacquero sei figli), continuò lungo gli anni una ricerca spirituale esigente e profonda, a cui spesso si affiancarono alcuni amici che raggiungevano la famiglia in estate nella frazione in cui abitava e che si ritroveranno con lui, una volta pensionato, a Mirmande, nella sede dell’Associazione culturale che porta oggi il suo nome. A vent’anni da quella scelta, Marcel Légaut sentì l’esigenza di raccontare e testimoniare ciò che viveva. Nacquero così i libri, una ventina di titoli, che vennero via via descrivendo il suo itinerario di uomo libero. Tra essi: “Lavoro della fede” (1962), “La realizzazione umana”, diviso poi in due volumi “L’uomo alla ricerca della sua umanità” (1971) e “Introduzione all’intelligenza del passato e dell’avvenire del cristianesimo” (1970). E poi ancora: “Cambiamento della Chiesa e conversione personale” (1975), “Pazienza e passione di un credente” (1978), “Divenire se stessi” (1980), “Preghiere d’uomo” (1978). Confessò: “Tutta la mia vita, ho cercato di conoscere Gesù, di raggiungerlo. Mi avevano parlato di lui ed io ho cercato di comprenderlo con la mia intelligenza. Ero commosso e attratto dall’immagine che avevo di lui. È così che sono stato condotto a una conoscenza di Gesù che è la comunione del mio essere con il suo essere”. Chiamò la Chiesa: “Mia madre e mia croce”. Morì il 6 Novembre 1990.

È tutto, per stasera. Nel congedarci, scegliamo di proporvi una citazione di Magdeleine de Jésus, tratta dall’opuscolo da lei scritto nel settembre 1945, conosciuto come “The Green booklet”, rivolto a coloro che si sentissero chiamate nella Comunità delle Piccole sorelle di Gesù per seguire le orme di Fratel Carlo di Gesù. Lo troviamo nel sito di Jesus Caritas ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il Buon Pastore lasciò le novantanove pecore per andare dietro a quella smarrita. Quindi non ascoltate chi vi dice che è una perdita di tempo girare il mondo alla ricerca della pecora smarrita perché c’è un numero enorme di persone che vi aspettano altrove. Cristo è morto per la pecora smarrita. L’ha pagata con il prezzo del suo Sangue. […] Questa è la vostra vocazione. Per vivere questa vocazione bisogna essere pronte a rinunciare ad ogni altra cosa e a seguire Gesù, “andando dove sarebbe andato Lui alla ricerca della pecora smarrita, del più lontano, del fratello di Gesù più abbandonato, del più invalido, del fratello nel più grande bisogno spirituale, nell’ombra più profonda della morte”, come scrisse Fratel Charles. Non abbiate paura di tutto ciò che dovrete affrontare per raggiungerli: viaggi lunghi, faticosi e pericolosi né di “tutto ciò che gli uomini possono pensare, dire o fare contro di voi”. Avete capito cosa significherà tutto questo in termini di sofferenza fisica dovuta al cambiamento del clima, del cibo o delle abitudini? Potreste anche affrontare delusioni spirituali, perché potreste non vedere mai i frutti del vostro lavoro. Il più delle volte seminerete e non raccoglierete; come Fratel Carlo di Gesù, forse non vedrete mai una sola persona venire a Cristo per causa vostra. Dovrete essere in grado di accettare insulti e maltrattamenti. Non temete le difficoltà e le sofferenze inevitabili nella vostra vita di apostolo. Rallegratevi se avete l’onore e la gioia di soffrire, di essere disprezzate e maltrattate per amore del vostro amato Fratello e Signore Gesù: allora benediciamo Dio e ringraziamolo perché ci dona la grazia di tutte le grazie, il favore di tutti i favori, quello di dargli prova del più grande amore: “Un uomo non può avere amore più grande che dare la vita per i suoi amici” (Gv 15,13). “È la grazia di tutte le grazie, la gioia di tutte le gioie, la gioia più grande che si possa ricevere in questo mondo e che sarà subito seguita dalla gioia eterna dell’altro mondo” (Fratel Carlo di Gesù , meditazione sul Salmo 21 [22]). Con questo in mente non fuggirete dalle persecuzioni e dovrete essere pronte a morire senza opporre alcuna resistenza, a meno che non vi venga chiesto di fare diversamente per obbedienza. Darete la vostra vita in unione al sacrificio di Gesù come l’avete offerta nel giorno della vostra professione religiosa. (Little sister Magdeleine, The Green booklet).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Novembre 2022ultima modifica: 2022-11-06T22:19:02+01:00da fraternidade
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