Giorno per giorno – 30 Ottobre 2022

Carissimi,
“Un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19, 2-5). Noi, diceva padre Gunther, stamattina, nella sua omelia, non siamo esattori delle imposte, corrotti e corruttori, che arricchiscono sulle spalle di coloro che hanno contribuito a impoverire, a servizio, per giunta di qualche potenza straniera, come lo Zaccheo del racconto. E però. Però non giureremmo (anzi, non spergiureremmo) di essere esenti da almeno qualcuna delle colpe addebitate a lui. Peccatori, nel nostro piccolo, insomma, senza grandi ambizioni neppure in questo. Forse, l’esempio di Zaccheo, con la mole delle sue colpe, è portato proprio per non scoraggiarci! L’accento, tuttavia, il Vangelo non lo pone sul peccato, ma sul desiderio che sorge in lui (e, sperabilmente, in noi), nonostante i suoi peccati (la sua bassezza, anche morale), di vedere Gesù. Sicché, piccolino com’è, corre avanti a tutti e si arrampica su un albero a sua portata. Ciacuno di noi ha un suo albero, su cui salire, quando ci prende la volontà di vedere Gesù. Può essere l’incontro in comunità, l’appuntamento in chiesa, certe visite a cui capita che ci sentiamo sospinti, un passo della Bibbia, um momento di preghiera, o che altro. E succede, non sempre succede, ma può succedere, di sentirci raggiunti dal suo sguardo e dalla sua voce che dice: Zaccheo (è il nome che lui ha dato a tutti, significa “puro”, come lo si è tutti per chi ci vuole bene), scendi subito; oggi, devo fermarmi a casa tua. “Oggi” è il Regno che accade, qui ed ora, quando Lui ci fa dimenticare i peccati e soprattutto i meriti, che sono i nostri peccati più grandi, e apre il nostro cuore alla Grazia, che è il suo amore incondizionato. È quando il cammello passa per la cruna di un ago e si sperimenta la salvezza. Che è cosa della terra, prima che del cielo.

I testi che la liturgia di questa XXXI Domenica del Tempo comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro della Sapienza, cap.11,22 -12,2; Salmo 145; 2ª Lettera ai Tessalonicesi, cap.1,11-2,2; Vangelo di Luca, cap.19,1-10.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

Oggi, il calendario ci porta le memorie di Marcello di Tangeri, obiettore di coscienza, martire della non-violenza, e di Santo Dias, martire della giustizia e della solidarietà.

Giovane nordafricano, Marcello era centurione dell’esercito romano, quando, scegliendo la non-violenza, rifiutò di continuare a servire in armi l’impero. Gli atti del processo riferiscono che il 21 luglio del 298, mentre si celebrava la festa degli “augusti imperatori” Marcello, centurione ordinario, gettò le sue armi alla presenza della truppa riunita e proclamò la sua rinuncia al servizio militare per servire nella milizia di Cristo. Il 28 luglio fu interrogato dal comandante Fortunato, il quale considerando la gravità del delitto, decise di inviarlo al suo superiore gerarchico, Aurelio Agricolano, a Tangeri. Il 30 ottobre Marcello, introdotto alla sua presenza, fu interrogato nuovamente. Agricolano gli chiese: “Quale furore ti ha preso così da profanare il giuramento?”. Marcello rispose: “Non è certo pazzo uno che teme Dio”. Agricolano domandò ancora: “È vero che hai gettato a terra le armi?” e Marcello di ritorno: “Sì, non è lecito infatti combattere al servizio del potere di questo mondo per un cristiano che teme Cristo Signore”. Agricolano disse allora: “Si decreta che sia condannato a morire di spada Marcello che pubblicamente ha rinnegato il suo giuramento e profanato il grado di centurione, nel quale militava, ed ha pronunziato le parole piene di follie riportate negli atti del comandante”. E mentre veniva condotto al supplizio, Marcello disse: “Il Signore ti benedica”. E dopo queste parole venne ucciso con la spada.

Santo Dias era nato il 22 febbraio 1942, nella Fazenda Paraíso, municipio di Terra Roxa (entroterra di São Paulo), da Laura Amâncio e Jesus Dias da Silva. Dopo aver lavorato come bracciante, partecipando al sindacato dei lavoratori agricoli e alle sue azioni di lotta, nel 1961 fu espulso dalla terra dove era colono, per aver chiesto di essere messo a libretti e si trasferì nella capitale. Assunto in una fabbrica metallurgica, fu membro attivo delle Comunità ecclesiali di base e ministro dell’Eucaristia, agente della Pastorale operaia e leader sindacale. A causa di questa sua militanza subì ripetutamente repressione e licenziamenti, senza mai lasciarsi intimidire. Sposato con Ana Maria, da cui ebbe due figli, Santinho e Luciana, fu ucciso a 37 anni, durante una pacifica manifestazione di lavoratori metallurgici a São Paulo il 30 ottobre 1979. I funerali, presieduti, nella cattedrale di São Paulo, dal card. Paulo Evaristo Arns e da altri undici vescovi, riunirono migliaia di persone, delle comunità cattoliche, ma anche rappresentanti delle chiese evangeliche, ebrei, spiritisti, seguaci delle religioni afro e dei movimenti politici allora in lotta per la democrazia.

30 Ottobre. È stata un’attesa spasmodica, combattuta sul filo del punto percentuale, ma alla fine la si è spuntata, per due milioni di voti (60 milioni contro 58 milioni). Luis Ignacio Lula da Silva è di nuovo presidente di questo nostro Paese, che può tornare a sperare. Certo, non sarà facile percorrere le vie della ricostruzione del tessuto sociale, segnato da quattro anni di campagne a base di volgarità, menzogna, odio, violenza, quale mai si era conosciuto prima. Anche a livello di governabilità ci vorrà tutta la capacità di negoziazione di Lula, con un Congresso in mano al centrodestra, che fino ad oggi ha rappresentato la base del governo Bolsonaro. Che Dio ce la mandi buona.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalla memoria di Marcello di Tangeri, con la sua scelta nonviolenta, scegliamo di proporvi, nel congedarci, una pagina di don Primo Mazzolari, tratta dal suo libro “Tu non uccidere” (Edizioni paoline), che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dicono: l’uomo può perdonare: il cittadino non può perdonare; il cristiano deve perdonare: la società non deve perdonare; la Chiesa deve perdonare: lo Stato non deve perdonare. E gli aforismi della saggezza corrente potrebbero riempire varie pagine… Non ci si accorge che se uno soltanto non perdona, è come se nessuno perdonasse? Il peccato di uno ha inquinato il mondo. Chi sono poi coloro che non devono perdonare? Non sono uomini, ma concetti, cioè mostruosità fabbricate dall’uomo per non ascoltare l’uomo. Moloch ha figliato: nazione, stato, classe, razza, democrazia, grandezza, onore, potenza; prestigio, gloria, giustizia: sono i suoi figli di oggi, che l’aiutano a divorare l’uomo. Ma la patria – dicono – non è un interesse; la libertà non è un interesse; la democrazia non è un interesse; ma “valori spirituali”. Non lo neghiamo; ma se un bene spirituale viene tradotto in termini di interesse, per questi o per quelli, si può pretendere che altri vi si immoli come sopra un altare? Dopo essere stati più volte ingannati nel corso di una stessa generazione, i poveri marciano riluttanti alla difesa di certi beni spirituali, che dovrebbero essere difesi, se veramente fossero sentiti come beni spirituali, sul piano dello spirito e con metodo adeguato. Se invece di disporci a fare la guerra per salvare il nostro “patrimonio spirituale”, si cercasse di renderlo un bene comune, radicandolo profondamente nell’animo di ognuno, chi ce lo potrebbe strappare? Il diacono san Lorenzo, distribuendo ai poveri di Roma il patrimonio della Chiesa agognato dall’imperatore, ha trovato la vera maniera di salvarlo. Per avere l’assenso di una testa, si può anche spaccarla o tagliarla: ma spaccandola o tagliandola non si guadagna l’assenso, si elimina un contraddittore. Dopo, però, ci si accorge che ha ragione la testa spaccata o tagliata, anche se prima aveva torto. La testa di san Giovanni Battista ha più ragione sul piatto che sul collo. (Primo Mazzolari, Tu non uccidere).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Ottobre 2022ultima modifica: 2022-10-30T22:01:11+01:00da fraternidade
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