Giorno per giorno – 15 Giugno 2022

Carissimi,
“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 6, 1). La nostra Bibbia, più fedele all’originale, traduce il greco dikaiosyne (che a sua volta si rifa all’ebraico tzedakah) con “giustizia” invece che con “buone opere” e il termine risulta più onnicomprensivo. Giustizia, come spiegava, stasera, padre Gunther, esprime la propria fedeltà [all’alleanza] in tutti i nostri comportamenti. La verità (e la libertà) dei quali, nei confronti degli altri, dell’Altro che è Dio, e di se stessi, è data dal fatto di viverli, non in vista dell’approvazione altrui o anche della propria personale gratificazione, ma nella gioiosa consapevolezza del nostro essere figli, che hanno già ricevuto tutto dallo sguardo amoroso e perdonante del Padre. Elemosina (ma sarebbe meglio dire condivisione, che esprime uno stile di vita, non un gesto isolato), preghiera, digiuno, nel senso indicato da Gesù, non sono soltanto atteggiamenti religiosi (men che meno esibizionistici), sono invece specchio della nostra più generale maniera di essere e del pensare noi stessi come esseri-in comunione, che nel digiuno dell’io e delle sue pretese, fanno di sé dono agli altri, a immagine di Dio. Apprendisti alle prime armi come ogni giorno ci ritroviamo, possiamo solo essere grati per il fatto che ci sia Chi non desiste di noi e ci incoraggia nel cammino.

La data di oggi ci porta le memorie di Evelyn Underhill, mistica e predicatrice anglicana, e di Germaine Cousin, pastorella e contemplativa.

Evelyn Underhill era nata a Wolverhampton il 6 dicembre 1875, figlia unica di Sir Arthur Underhill e di Alice Lucy Ironmonger. Dopo gli studi in Storia e Botanica al King’s College di Londra, sposò nel 1907 Hubert Stuart Moore, un avvocato suo amico d’infanzia. L’anno del suo matrimonio vide anche la sua conversione alla fede cristiana. Il fascino in lei esercitato dalla Chiesa cattolica fu tuttavia presto soffocato dalla violenta lotta anti-modernista, cui diede il via, quello stesso anno, la gerarchia romana. Nel 1911, la pubblicazione del suo primo libro, Misticismo, le offrì l’opportunità di conoscere il barone Friedrich von Hugel, padre spirituale di un’intera generazione di anglicani, sotto la cui guida si pose e da cui comprese l’importanza della fedeltà alle proprie radici, nell’apertura tuttavia al dialogo e all’amicizia con le altre denominazioni cristiane. Da allora prese a organizzare la sua giornata, scrivendo la mattina, e dedicando il pomeriggio alle visite ai poveri e alla direzione spirituale. Fu solo nel 1921 che si integrò pienamente nella comunione Anglicana. Nel 1922 raccolse in un libro le conferenze tenute al Manchester College di Oxford, con il titolo La vita dello Spirito e la vita di oggi. Nel 1924 cominciò a guidare ritiri spirituali, i cui contenuti saranno oggetto di successive pubblicazioni. Nel 1936, mentre si dedicava alla stesura di Adorazione crebbe il suo interesse per la Chiesa greco ortodossa, che la portò a integrarsi nell’Associazione dei Santi Albano e Sergio. Pacifista intransigente, raccolse le sue riflessioni su questo tema nell’opuscolo La Chiesa e la guerra (1940). Donna di personalità vivace, con uno spiccato senso di humor e grande delicatezza, mostrava una certa timidezza e ritrosia, trattando con la gente e soprattutto con i suoi allievi, per la ripulsa, diceva “di comandare alle anime”. Tuttavia quanti si rivolsero a lei con fiducia trovarono chi seppe farli crescere, non al suo o al loro passo, ma a quello di Dio. Evelyn Underhill morì il 15 giugno 1941.

Germaine Cousin nacque a Pribrac, non lontano da Tolosa nel 1579. Figlia di Lourent Cousin, un piccolo contadino, che nel 1573-74 era stato sindaco della cittadina, Germaine rimase orfana di madre ancora bambina. Privata dell’uso della mano destra per una malformazione congenita e malata di scrofolosi, una malattia che le deturpava il volto, quando il padre si risposò, fu considerata dalla matrigna una presenza di cui ci si doveva vergognare e fu perciò mandata a pascolare il gregge, lontano dagli occhi di vicini e conoscenti. Tuttavia la ragazzina seppe superare il dolore del rifiuto e si mise nelle braccia del buon Dio. Apprese a pregare e ogni giorno, affidando alla custodia dei suoi angeli il gregge, se ne andava alla chiesa del paese per partecipare alla messa. Quello che apprendeva, poi, lo ripassava a modo suo, agli altri piccoli compagni di sventura come lei confinati alla guardia delle greggi. A essi, appena poteva, allungava anche qualche pagnotta che riusciva a rimediare di nascosto in casa. Basta, la sua vita fu tutta qui. La trovarono un giorno che era già morta, nel sottoscala della stalla, dove era confinata a dormire. Aveva solo ventidue anni. Quarant’anni dopo, quando la tomba della famiglia Cousin fu aperta, per seppellire un parente, trovarono il suo corpo ancora intatto.

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro dei Re, cap.2, 1.6-14; Salmo 31; Vangelo di Matteo, cap.6, 1-6.16-18.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita, nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

È tutto, per stasera. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura una citazione di Evelyn Underhill, tratta dal libro a cura di Christopher L. Webber “Advent with Evelyn Underhill”, (Church Publishing, Inc.). Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’umiltà e la moderazione al centro della nostra preghiera calmano l’anima e ci proteggono dal prurito spirituale. “A volte mi viene in mente”, dice De Caussade, “di chiedermi se ho mai confessato correttamente i miei peccati, se Dio mi ha mai perdonato i miei peccati, se sono in uno stato spirituale buono o cattivo. Che progressi ho fatto nella preghiera o la vita interiore? Quando ciò accade mi dico subito che Dio ha voluto nascondermi tutto questo, perché io mi abbandoni ciecamente alla sua misericordia, perciò mi sottometto e adoro la sua decisione… Egli è il Maestro: si compia in me tutto ciò che Egli vuole, non voglio grazia, nessun merito, nessuna perfezione se non ciò che gli piacerà. La sua sola volontà mi basta e sarà sempre la misura dei miei desideri”. La mitezza e la temperanza insegnate per propria esperienza da un grandissimo maestro della vita spirituale. Nella vita della tua anima verso Dio, dunque, quell’umile moderazione ha, o dovrebbe avere, un posto importante e molte applicazioni speciali. È molto meglio realizzare alcune verità, produrre alcuni atti di adorazione, ma farli bene, lasciando ad altri quelle verità e quelle pratiche che per te sono oscure o comportano uno sforzo. Non nutrire l’idea che dovresti avanzare nella tua preghiera. Se lo fai, scoprirai solo di aver premuto il freno invece dell’acceleratore. Tutto il vero progresso nelle cose spirituali avviene dolcemente, impercettibilmente, ed è opera di Dio. I nostri rozzi sforzi lo rovinano. Conosci te stesso per l’anima infantile, limitata e dipendente che sei. Ricorda che l’unica crescita che conta avviene a nostra insaputa e che cercare di allungarci è pericoloso e sciocco. Pensa alla Bontà Infinita, mai al tuo stato. Renditi conto che la capacità stessa di pregare è dono gratuito dell’amore divino e accontentati della preghiera preferita di San Francesco di Sales, in cui si riassume tutta la religione personale: “Sì, Padre! Sì! e sempre Sì!”. ( Evelyn Underhill).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Giugno 2022ultima modifica: 2022-06-15T21:22:39+02:00da fraternidade
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