Giorno per giorno – 27 Aprile 2021

Carissimi,
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 27-30). Dio è questa promessa, che le sue pecore, le sue creature, “non andranno mai perdute”. Questa è la fede che siamo chiamati a testimoniare. Chi non si pone su questa lunghezza d’onda è perché, in realtà, non crede ancora in Gesù come il Cristo (“Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”, v, 24), che, del resto, ben oltre le aspettative presenti nei suoi contemporanei, incarna nella storia non semplicemente la figura di un liberatore nazionale, ma la verità ultima e definitiva del Padre. In ambito cristiano, spesso, poi, se ne sminuisce ancor più il raggio d’azione, facendo della croce che lo designa come tale una specie di portafortuna personale, in vista di un benessere temporale o di una salvezza finale, quando non, peggio ancora, un vuoto simulacro che ne contraddice il vero significato sul piano dello scontro di [in]civiltà. “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Gesù, il Messia crocifisso per amore, e il Padre sono una cosa sola, animati entrambi da un’unica volontà di salvezza. Noi, ci disponiamo a seguirlo?

Oggi il calendario ci porta le memoria di Mechitar, monaco e testimone di dialogo, e di Rodolfo Escamilla, presbitero e martire per la giustizia in Messico.

Pietro Manuk (questo il suo nome di battesimo) era nato a Sebaste, in Armenia, il 7 febbraio 1676. Nel 1691 era entrato nel monastero di Surp Nshan, assumendo il nome di Mechitar (= Consolatore). Fu ordinato sacerdote, a soli venti anni, in un’epoca in cui l’Armenia era attraversata da divisioni e controversie religiose, retaggio del millennio precedente. Crebbe allora in lui l’idea di dar vita a un centro monastico, i cui membri, radicati nella preghiera e nello studio delle Scritture e della tradizione, si disponessero a vivere i valori del dialogo e della mansuetudine evangelica. Il suo sogno si concretizzò in pochi anni, tanto che nel 1700 fondò la Congregazione che, alla sua morte, sarà chiamata Mechitarista. L’ostilità del patriarcato al dialogo con Roma, costrinse presto Mechitar a trasferirsi con i suoi compagni a Modone, sotto dominio veneziano, dove edificò un monastero. Nel 1705 presentò un’istanza al papa Clemente XI, volta ad ottenere il riconoscimento della nuova famiglia religiosa come Ordine monastico armeno riformato di S. Antonio Abate. Nel 1715, l’avanzata ottomana nella Morea, spinse i monaci a trasferirsi a Venezia, dove, due anni più tardi, fu assegnata loro l’isola di San Lazzaro. Lì cominciarono subito a lavorare alacremente alla ristrutturazione della chiesa e degli altri edifici esistenti, dedicandosi nel contempo alla traduzione, redazione e pubblicazione di testi spirituali. Mechitar morì il 27 aprile 1749 e fu sepolto nel presbiterio di San Lazzaro.

Prete messicano, Rodolfo Escamilla, era nato nel 1920. Semplice, di carattere allegro ed estroverso, era, secondo le parole del Martirologio Latinoamericano, “un pellegrino della geografia del suo paese, che percorreva in lungo e in largo, alla ricerca di fratelli oppressi, silenziati, miserabili, per far sì che prendessero coscienza dei loro diritti”. Nel 1947, a Tialpujahua, nel Michoacán, organizzò i minatori perché continuassero a sfruttare in proprio la miniera chiusa dalla Compagnia. Nel 1952 fondò la Gioventù Operaia Cattolica (JOC) che si diffuse presto in tutto il paese e da cui nacque in seguito la Gioventù Agraria Cristiana (JAC), con la stessa mistica e la stessa metodologia. Fondò scuole di abilitazione operaia, cooperative di consumo, di produzione e di abitazione e promosse la formazione di sindacati. Ma soprattutto ridestò tante coscienze assopite, tanto tra i suoi compagni presbiteri, come tra i poveri, che servì anche attraverso il suo ministero nella diocesi di Michoacán. Venne assassinato il 27 aprile 1977 a colpi d’arma da fuoco nell’ufficio del Segretariato Sociale Messicano, di cui era membro da 15 anni. Durante i suoi funerali, uno dei celebranti si espresse così: “Padre Rodolfo Escamilla, assassinato per la sua dedizione al popolo, risorge ogni volta che il popolo avanza verso la sua liberazione; risorge nel prete che si impegna, nell’operaio che eleva la sua coscienza, nei contadini che si uniscono per rendere più fertile la terra per cui lottarono”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.11, 19-26; Salmo 87; Vangelo di Giovanni, cap.10, 22-30.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

“Il problema del cristianesimo di oggi è che esistono più ammiratori di Cristo (che non vedono ciò che è richiesto loro) che non suoi seguaci (che cercano di diventare come lui, di imitarlo). Ora seguire Cristo costituisce la forma sociale della fede. Il concetto di Dio è valido e utile solo se ci fa più grandi, più liberi e più capaci di amare. Se non rende possibile questo, è ora di sbarazzarcene”. Affermazioni forti, su cui varrebbe la pena di riflettere, della teologa Dorothee Sölle, nata a Colonia il 30 settembre 1929, e scomparsa a Göppingen il 27 aprile 2003. Nel congedarci, scegliamo di lasciare a lei la parola, offrendovi in lettura una poesia tratta dal libro “Erinnert auch an den Regenbogen: Texte, die den Himmel auf Erden suchen” (Herder Spektrum). Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Insegnaci / a vivere con la forza del vento e del sole / e a lasciare vivere le altre creature. / Insegnaci / a sentire la forza della piccola gente / e a non avere più paura, / se siamo contrari e combattiamo / il lusso a spese di tutte le altre creature. / Insegnaci / la gioia sempre più grande / di quando si diventa vivi nel mondo in cui si vive, / perché non abbiamo paura della nostra Terra. // Dio, il tuo spirito rinnovi la faccia della terra. / Rinnova anche i nostri cuori / Per poter tornare a vivere di nuovo insieme. / Insegnaci a condividere, a non rassegnarci, / l’acqua e l’aria, / l’energia e il cibo. / Mostraci che la terra è tua / e per questo bella. // (Dorothee Sölle, Erinnert auch an den Regenbogen: Texte, die den Himmel auf Erden suchen).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Aprile 2021ultima modifica: 2021-04-27T22:18:50+02:00da fraternidade
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