Giorno per giorno – 22 Aprile 2021

Carissimi,
“Gesù disse alle folle: Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 44a. 51). Davanti all’incredulità di quanti pensavano di saper tutto di lui (“Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?”, v. 42), Gesù, quasi a scusarli, afferma che solo per l’azione del Padre (che non è dunque Giuseppe), è possibile giungere fino a lui. Azione che comunque, secondo i profeti, non è riservata a pochi, ma si estende a tutti: “Tutti saranno ammaestrati da Dio” (Is 54, 13). Dio ha i suoi tempi e pazienta quanto basta con chi si distrae o non capisce subito, o per nulla. Del resto non si tratta di un processo intellettuale. Gesù, dal canto suo, affermerà in seguito con tutta certezza: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32). Dando questo per compiuto una volta e per sempre e valido per ogni futuro. Dove l’attrazione è ancora opera sua. Come questo avvenga, è difficile comprenderlo. Certo non si tratta della conversione ad una religione, ma dell’essere tutti raggiunti dalla verità del darsi di un amore incondizionato, indipendentemente dal grado di comprensione che se ne possa avere. Ciò che una religione, una chiesa, e chiunque ne faccia consapevolmente parte, può fare è, quando ne è capace, testimoniarlo. Testimoniare cosa, dunque? Il pane in cui Dio si fa carne “per la vita del mondo”.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta le memorie di Engelbert Mveng, teologo e poeta camerunense, e di Ramprasad Sen, mistico indiano.

Engelbert Mveng era nato, il 9 maggio 1930, a Enem Nkal, nei pressi di Yaoundé (Camerun), da una famiglia presbiteriana, ma fu battezzato nella chiesa cattolica. Segnalatosi per la sua intelligenza, fece i suoi studi nel pre-seminario di Efok, poi nel seminario minore di Akono e infine in quello maggiore di Yaoundé. Avrebbe desiderato divenire monaco trappista, ma il vescovo Mons. Graffin lo convinse a scegliere i gesuiti. Entrò, così, nel 1951, nel noviziato della Compagnia di Gesù, a Djuma, nell’allora Congo Belga, per poi continuare gli studi di filosofia e teologia in Belgio e in Francia, al termine dei quali fu, il 7 settembre 1963, ordinato prete, divenendo così il primo gesuita camerunense. Tornato in patria, insegnò storia all’università di Yaoundé. Uomo di profonda fede e di grande cultura, Padre Mveng diede il suo contributo ad elaborare una teologia della liberazione africana. In una situazione in cui, “con la tratta dei negri prima e con la colonizzazione poi, i neri d’Africa sono stati privati della loro propria identità, della loro storia, cultura, lingua”, la testimonianza cristiana è chiamata a proporsi come affermazione delle forze della vita contro le forze della morte, dell’amore sull’odio, della libertà sull’oppressione. In questo senso, il cristiano non può che essere costantemente profeta ed un eterno contestatore. Oltre a lavorare alacremente nel Movimento degli intellettuali cristiani Africani e nell’Associazione Ecumenica dei Teologi africani, Mveng fu anche co-fondaore di una congregazione religiosa d’ispirazione africana: Le Beatitudini. Fu assassinato nella sua abitazione, sembra su mandato di forze governative, il 23 aprile 1995.

Ramprasad Sen era nato nel 1723 a Kumarhatti (oggi Halisahar), un villaggio sulle rive del Gange, a circa 34 miglia a nord di Calcutta, nella famiglia di Ramram Sen, medico ayurvedico e studioso di sanscrito. Particolarmente dotato e precoce, studiò e approfondì, oltre al sanscrito e al bengali, le lingue parsi e urdu, sotto la guida di un istitutore privato. Si sposò a ventidue anni con la giovane Sarvani che gli diede quattro figli. Per mantenere la famiglia, fu a lavorare come contabile nel negozio di un uomo d’affari a Calcutta. La tradizione dice che il suo datore di lavoro scoprì un giorno che scriveva poemi dedicati a Kali negli spazi bianchi dei libri contabili. Ammirato ed edificato dal loro contenuto, scelse di fare a meno di lui come semplice impiegato e lo lasciò a casa, garantendogli tuttavia un salario, affinché coltivasse la sua devozione alla Madre Divina e continuasse a scrivere poesie e canti in onore di colei che è, per lo shivaismo, la shakti di Shiva, l’energia divina attraverso cui il dio dispiega la sua protezione. Ma è anche rappresentazione della suprema realizzazione della verità, lo stato puro oltre ogni manifestazione, il simbolo del tempo eterno. Da allora il giovane Ramprasad si dedicò a tempo pieno alla meditazione e alla pratica spirituale. Visse con la sua famiglia una vita modesta e semplice, senza particolari agiatezze. Morì a ottant’anni, la mattina dopo aver offerto l’ultimo sacrificio alla Madre.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.8, 26-40; Salmo 66; Vangelo di Giovanni, cap.6, 44-51.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Oggi si celebra la Giornata mondiale della Terra, promossa dall’ONU su iniziativa dell’ambientalista e pacifista John McConnell, a partire dal 22 aprile 1970, quando circa 20 milioni di americani si mobilitarono in una storica manifestazione a difesa della Terra. Essa si basa sul principio che tutti, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dall’area in cui vivono o dalle condizioni economiche, hanno il diritto etico a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Engelbert Mweng, tratta dal suo libro “Identità africana e cristianesimo” (SEI), che è così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non facciamoci illusioni; la pace non è un regalo, ma una conquista. Questo è vero anche per le religioni. Esse infatti rappresentano le maggiori forze di intolleranza che dividono gli uomini. Non a torto, dunque, il filosofo Alain scriveva: “Non c’è guerra che non sia di religione”. La prima tentazione che ovunque nel mondo insidia la religione è il suo travaso nell’ideologia politica, per assorbimento o soffocamento. Si parla allora con Proudhon, “dell’identità della religione con la politica”, della loro “originale consanguineità”. Tutte le ere, tutti i paesi hanno conosciuto l’asservimento della religione all’ideologia. La storia del cristianesimo, dalle crociate fino alle guerre di religione, la storia dell’Islam in Africa, ancora ai nostri giorni, con i suoi movimenti fanatici e i disordini sanguinosi in Nigeria, in Egitto, nel Sudan e altrove… sono per noi un monito. In questo mondo di guerre ideologiche, nel quale l’umanità ferita si sente minacciata nel suo essere e nel suo divenire, possano le religioni liberarsi dalle ideologie ed essere solo forze spirituali per la salvezza dell’uomo e per la salvezza del mondo. Salvino la vita là dove le ideologie propagano l’odio. Portino la pace nei campi della desolazione delle guerre ideologiche. (Engelbert Mweng, Identità africana e cristianesimo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle dela Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Aprile 2021ultima modifica: 2021-04-22T21:54:26+02:00da fraternidade
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