Giorno per giorno – 04 Marzo 2021

Carissimi,
“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe” (Lc 16, 19-21). Pare la fotografia del nostro mondo, di questo nostro al di qua dell’Oceano, più ancora che del vostro. Dove la ricchezza più sfacciata coabita con indescrivibili condizioni di miseria. Porta a porta. Che, se nei piccoli centri, c’è ancora la solidarietà tra poveri a funzionare come tam tam per segnalare i casi più gravi, nelle metropoli, i senza niente sono abbandonati a se stessi ed è già qualcosa se rimediano da mangiare tra i rifiuti: pane vecchio, resti di lattine di conserva, prodotti scaduti. Ce lo raccontava proprio in questi giorni un amico che è passato per questa esperienza. Come prosegue la parabola, tra le più note, lo sanno tutti. Anche se, forse, non dice tanto del dopo e dell’aldilà, come se si trattasse di una vendetta postuma del bene sul male, quanto piuttosto di una lettura della storia a partire dallo sguardo di Dio, che si identifica nella condizione dei Lazzaro di ogni tempo. Si tratta, allora, di un invito a conversione dall’indifferenza, che chiude gli occhi sul bisogno degli altri, al vedere e prendersene cura, come da sempre insegnano le Scritture (“Mosè e i Profeti”), l’unico modo per gettare un ponte sull’abisso (v. 26) che, con l’ingiustizia, abbiamo scavato tra noi e gli altri, e quindi tra noi e Dio. I poveri sono il più vero sacramento di Dio, sua presenza tra di noi, il che fa sì che ogni cosa fatta a loro, sia fatta allo stesso Dio, come gesto di adorazione o di profanazione. Tempo di quaresima, tempo di scelte decisive.

Oggi facciamo memoria di Gerasimo del Giordano, anacoreta del V secolo. Ricordiamo anche la figura di Alexander Campbell, co-fondatore del Movimento di Restaurazione, che, sorto negli Stati Uniti, all’inizio dell’Ottocento, per iniziativa di alcuni pastori di diverse denominazioni cristiane, intese favorire, senza troppo successo, il ritorno a un’unica chiesa, sulle orme della primitiva comunità apostolica, dando origine a due gruppi diversi, le Chiese di Cristo e le Chiese cristiane (Discepoli di Cristo). Superfluo aggiungere che questa memoria prende spunto dalla fraterna amicizia che ci lega al Pr. Raimundo Aires, della Chiesa di Cristo di Goiás.

Gerasimo era nato in Licia (sulla costa meridionale dell’attuale Turchia), probabilmente verso la fine del IV secolo. Dopo essere entrato in monastero giovanissimo, l’ardente desiderio di darsi tutto a Dio, lo portò a compiere la scelta di una vita eremitica. Dopo aver trascorso un periodo nei deserti della sua regione natale, si trasferì in Palestina, dove, influenzato dal vescovo Teodosio, che si era impadronito della sede episcopale di Gerusalemme, aderì, con molti altri monaci, all’eresia monofisita eutichiana, condannata dal Concilio di Calcedonia (451). Tuttavia, dopo aver incontrato nel deserto di Rouba, nei pressi del Mar Morto, il santo anacoreta Eutimio, si rese conto del suo errore e tornò alla fede ortodossa. Stabilitosi poi sulle rive del Giordano, nei pressi di Gerico, per vivere lì come anacoreta, fu raggiunto ben presto da un numeroso stuolo di discepoli. Fondò allora un monastero che comprendeva anche una settantina di eremi disseminati nel deserto circostante, provvedendo loro una regola di vita assai severa. I monaci dividevano il loro tempo tra preghiera e lavoro manuale. Consumavano una sola refezione a base di pane, datteri e acqua. Solo il sabato e la domenica, quando si riunivano per partecipare alle funzioni religiose, era permesso loro di consumare cibi cotti e bere poco vino. Osservavano il silenzio più assoluto, dormivano su letti di giunco in celle che non venivano mai riscaldate. La tradizione fissa la morte di Gerasimo il 5 marzo 475. La Chiesa ortodossa ne celebra, però, la memoria il 4 marzo.

Alexander Campbell era nato nella Contea di Antrim (Irlanda), il 12 settembre 1788. Il padre, Thomas, di origine scozzese, era pastore presbiteriano; la madre, Jane Corneigle, discendeva da una famiglia ugonotta, fuggita dalla Francia per sottrarsi alle persecuzioni. Nel 1809 Alexander, con la famiglia, raggiunse il padre che due anni prima si era trasferito in America, per svolgere colà il suo ministero. A partire da allora padre e figlio lavorarono assiduamente, combattendo il settarismo che allignava nelle chiese protestanti e sognando un esodo in massa di fedeli dalle diverse chiese evangeliche allo scopo di formare un solo corpo, la Chiesa del Nuovo Testamento, sulla base della verità della Bibbia come unica autorità in materia di fede e di pratica cristiana. Compagne fedeli e instancabili di questa sua ricerca furono le due mogli, Margaret Brown, che morì nel 1827, e Selina Bakewell, sposata nel 1828, che morirà nel 1897. Alexander Campbell morì il 4 marzo 1866 a Bethany, nel West Virginia.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Geremia, cap.17, 5-10; Salmo 1; Vangelo di Luca, cap.16, 19-31.

La preghiera del Giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Prendendo spunto dalla memoria del monaco Gerasimo, vi offriamo, nel congedarci, la citazione di un suo contemporaneo, Marco l’Asceta, tratta dal suo scritto “La legge spirituale” che è possibile trovare nel Primo Volume della “Filocalia” (Gribaudi). E che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La persona umile che ha intrapreso un autentico cammino spirituale, quando legge la Bibbia, riferisce a se stesso ciò che vi trova scritto e non lo riferisce agli altri. Supplica Dio affinché apra gli occhi del tuo cuore e tu possa scorgere l’utilità della preghiere e della lettura, compresa in vista della sua attuazione nella pratica. Chi possiede un dono spirituale e ha compassione di chi non l’ha ricevuto, conserverà il dono grazie alla sua solidarietà. Chi invece s’inorgoglisce per esso, lo perderà, distrutto dai suoi sentimenti di superiorità. La bocca dell’umile dice la verità. L’uomo che si oppone ad essa, agisce come quel servo che colpì Cristo con uno schiaffo (Gv 18, 22). Non imitare chi loda se stesso, perché altrimenti diventerai anche tu un presuntuoso e non sarai mai umile. Non inorgoglirti perché sai ricavare dalla Bibbia pensieri elevati: finirai col produrre concetti blasfemi, andando contro il suo vero senso. Non cercare di uscire da un contrasto con iniziative che accentuano la contesa ma serviti dei suggerimenti che ti vengono proposti dalla legge dello spirito, quali la pazienza, la preghiera e la speranza tenace. (Marco l’Asceta, La legge spirituale, 6-12).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Marzo 2021ultima modifica: 2021-03-04T22:06:26+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo