Giorno per giorno – 22 Febbraio 2021

Carissimi,
“Disse loro: Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù: Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16, 15-18). La domanda che Gesù pone ai suoi discepoli la pone anche a noi, come in ogni tempo: chi e che cosa è lui per noi? Indipendentemente da ciò che ne pensano gli altri. Fermo restando che il far nostra la risposta di Pietro rappresenta il primo, anche se insufficiente, passo per poterci dire cristiani. La formulazione, infatti, è esatta, ma i contenuti possono variare. Basta leggere quanto viene subito dopo il racconto di oggi (cf Mt 16, 21-23), per rendersi conto che Pietro pur parlando, ispirato dall’alto, di Cristo (=Messia) e di Figlio di Dio, intendeva altro da ciò che era e sapeva di sé Gesù. Egli ragionava ancora, trasponendoli sul piano religioso, in termini di potere, in questo caso di Dio e del suo inviato, e perciò, della vita. Che, del resto, è il contenuto della tentazione del Serpente già nel racconto dell’Eden, di quella che sperimentò lo stesso Gesù, e che accompagna la storia della Chiesa e dell’umanità. Gesù, invece, quella stessa formulazione di Cristo e Figlio di Dio, la vive nella dimensione del servizio gratuito, del dono incondizionato e dell’amore senza fine, a costo della vita. Questa, e solo questa, è la fede che rende Pietro la roccia su cui Cristo può edificare la sua Chiesa, come sacramento e anticipazione di un mondo altro da quello che conosciamo, contro cui si infrangeranno le forze del male e della morte. Quanto è detto di Pietro e della Chiesa, vale ovviamente, come vocazione e responsabilità anche per ciascuno/a di noi, raggiunti in Gesù dalla rivelazione di Dio. Che questa quaresima ci aiuti allora a rendercene sempre più coscienti.

In questo giorno la Chiesa fa memoria della Cattedra di san Pietro apostolo, il pescatore ebreo, tanto generoso quanto pauroso discepolo del Signore, che faticò non poco a intendere la natura della sequela di Gesù, ma, che, nel momento decisivo, seppe dar buona prova di sé. È occasione di preghiera per il servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a rendere a Dio, alla Chiesa e al mondo, nella fedeltà all’Evangelo. Soprattutto in tempi come questi, in cui le forze dell’inferno, variamente travestite, si scagliano forsennatamente contro di lui.

Il calendario ci porta oggi anche la memoria di Quelli della Rosa Bianca, martiri sotto il totalitarismo nazista.

Loro si erano definiti la “cattiva coscienza” della Germania nazista. Erano quattro ragazzi e una ragazza, tra i venti e i venticinque anni, di diversa confessione religiosa: gli evangelici Hans Scholl (nato il 22 settembre 1918) e sua sorella Sophie (nata il 9 maggio 1921); l’ortodosso Alexander Schmorell (nato il 16 settembre 1917), il cattolico Willi Graf (nato il 2 gennaio 1918), e Cristoph Probst (nato il 6 novembre 1919), che si fece battezzare solo un’ora prima dell’esecuzione, tutti universitari. A loro si era aggiunto Kurt Huber, cattolico e professore di filosofia (nato il 24 ottobre 1893). Già membri della Hitlerjugend, la gioventù hitleriana, Hans, Alexander, Cristoph e Willi, avevano partecipato alla guerra sul fronte russo. Poi avevano aperto gli occhi, decidendo che era tempo di aprirli anche agli altri loro connazionali. Sotto il nome di Die Weisse Rose, “La Rosa Bianca”, cominciarono a fare ciò che potevano e sapevano fare: redigere, stampare e diffondere volantini. I primi, nell’estate del 1942, in tiratura limitata, solo a Monaco, dove vivevano; l’anno successivo, con l’aiuto mediato dal professor Huber, anche in altre città, come Ulm, Stoccarda, Augsburg, Vienna, Berlino e altrove. Durante la distribuzione del sesto volantino, il 18 febbraio 1943, vennero arrestati Sophie e Hans con Willi; il giorno dopo fu la volta di Cristoph e poi, in rapida successione, il 24 febbraio, di Alexander e, il 27 febbraio, del prof. Huber. Il processo di Sophie, Hans e di Cristoph, celebrato immediatamente, si concluse il 22 febbraio con la loro condanna a morte per tradimento. Furono decapitati nello stesso giorno. Il processo a Willi, Alexander e Kurt Huber, si svolse il 19 aprile, con esito identico. Schmorell e Huber vennero decapitati il 13 luglio 1943, nella prigione di Monaco. Il giovane Graf, nei mesi successivi, fu ripetutamente torturato dalla Gestapo, che tentò inutilmente di estorcergli i nomi di altri compagni e fu infine decapitato il 12 ottobre 1943. Restano per tutti esempio della forza e del coraggio che germinano da una coscienza che si educhi all’ascolto della Parola e alla lettura della realtà alla luce dell’evento della Croce.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:
1ª Lettera di Pietro, cap.5, 1-4; Salmo 23; Vangelo di Matteo, cap.16, 13-19.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le religioni del subcontinente indiano: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura il brano di una pagina di diario di Sophie Scholl. Datato 10 novmbre 1941, è tratto da “At the Heart of the White Rose. Letters and Diaries of Hans and Sophie Scholl” (Plough Publishing House). Ed è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il cuore si perde tra queste meschine emozioni e dimentica la sua grande strada verso casa. Impreparato e consegnato a futili, insignificanti sciocchezze, può essere colto di sorpresa quando arriverà il momento, avendo sperperato l’unica grande gioia per il bene dei più piccoli. Io me ne rendo conto, ma il mio cuore no. Sogna incorreggibilmente, cullato da forze che mi turbano, diviso tra desiderio e malinconia. Tutto ciò che mi rimane è malinconia, incapacità, impotenza e una speranza sottile. Per quanto ostinatamente il mio cuore possa aggrapparsi ai suoi tesori, sia solo per amore della dolcezza della vita, strappami alla mia volontà, perché sono troppo debole per farlo da sola; rendi aspri tutti i miei piaceri, rendimi infelice, fammi soffrire prima che io passi a sognare la mia salvezza. (Sophie Scholl, Diary, Blumberg, Fall of 1941)

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Febbraio 2021ultima modifica: 2021-02-22T22:37:05+01:00da fraternidade
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