Giorno per giorno – 21 Febbraio 2021

Carissimi,
“Subito dopo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” (Mc 1, 12-13). Subito dopo cosa?, ha chiesto stamattina padre Geraldo, aprendo l’omelia. E si è dato da sé la risposta: subito dopo il battesimo, quando il Padre si era fatto vivo dal Cielo dicendo a Gesù: sei il mio figlio amato. E questo doveva essere più che sufficiente per affrontare il deserto della vita, lungo tutta la sua esistenza (quaranta giorni, quaranta anni, alludono a questo, e le prove non sono limitate a un periodo: durano sempre). Marco, al contrario di Matteo e Luca, non specifica che genere di tentazioni Gesù abbia dovuto subire, ma basta sapere che all’origine c’era Satana che, come già all’origine, nell’Eden, tenta di smentire Dio e perciò di lasciar perdere il battesimo. Non è diverso con noi. Per chi, come la maggior parte di noi, è stato battezzato da piccolo, ci vorrà del tempo per rendersene conto, sempre che il battesimo abbia significato qualcosa di più di una semplice occasione per festeggiare una nascita, ma presto, presto ci si arriva. Con la scelta che ci si impone: vivere la vita facendo onore alla nostra condizione di figli, affermando l’universale fratellanza umana, domando le “bestie selvatiche” che ci portiamo dentro, e conformandoci allo spirito di servizio, che gli angeli ci insegnano, o fare invece tutto il contrario, dato che questo sembra essere più confortevole e soprattutto vantaggioso. La quaresima serve a interrogarci sulla qualità del nostro essere cristiani, per intraprendere nel caso (ed è quasi sempre il caso), il cammino di ritorno.

I testi che la liturgia di questa 1ª Domenica di Quaresima propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.9, 8-15; Salmo 25; 1ª Lettera di Pietro, cap.3, 8-22; Vangelo di Marco, cap.1, 12-15.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Il calendario ci porta oggi la memoria di El-Hajj Malik El-Shabazz, difensore dei diritti della sua gente. E perciò di tutti.

El-Hajj Malik El-Shabazz è il nome con cui Malcolm X scelse di chiamarsi dopo il pellegrinaggio alla Mecca, che segnò la sua seconda e più vera conversione all’Islam. Malcolm era nato il 19 maggio 1925, ad Omaha nel Nebraska, settimo degli undici figli di Earl Little, pastore battista negro (assassinato da un’organizzazione razzista di immigrati italiani e polacchi) e di Louise Norton (che finirà in manicomio, “distrutta dalle umiliazioni dei funzionari dell’assistenza pubblica”). Entrato nel mondo della malavita, il giovane Malcolm trascorse sei anni in carcere. Lì avvenne la sua trasformazione, che lo portò ad aderire alla Nazione dell’Islam, l’organizzazione di Elijah Muhammad, che predicava il separatismo dei neri dai bianchi, denunciava il razzismo della religione cristiana e lottava contro la droga, il tabacco, l’alcool, i cibi impuri e ogni forma di vizio. Uscito dal carcere, Malcolm decise di cambiare il cognome in “X”, per ricordare la privazione del nome africano imposta dai bianchi ai suoi antenati, tradotti in schiavitù, secoli prima, nelle colonie del Nuovo Mondo. Dopo un periodo di lavoro in fabbrica, si dedicò a tempo pieno al ministero della Nazione dell’Islam. Nel 1958 sposò una compagna, Betty Sanders, da cui avrà sei figlie: Attallah, Qubilah, Ilyasah, Gamilah, e le due gemelle, Malaak e Malikah. Stabilitosi a New York, nel 1963-64 maturò la decisione di fondare l’Organizzazione dell’Unità Afro-americana, allo scopo di accelerare i tempi del riscatto della popolazione nera degli Stati Uniti. Dopo aver annunciato, l’8 marzo 1964, la sua separazione dalla Nazione dell’Islam, Malcolm X intraprese, il mese successivo, un pellegrinaggio alla Mecca, che fu per lui un’esperienza sconvolgente e gli fece prendere coscienza della radicale unità del genere umano. “Da allora – ebbe a dire – tra i miei migliori amici ci sono persone di ogni genere, cristiani, ebrei, buddhisti, induisti, agnostici e persino atei. Ho amici chiamati capitalisti, socialisti e comunisti! Alcuni miei amici sono moderati, conservatori, estremisti, altri persino come lo “Zio Tom”. I miei amici di oggi sono neri, bruni, rossi, gialli e bianchi”. La crescente popolarità e la diffusione delle sue idee diedero fastidio ad un certo numero di avversari. Che decisero fosse bene eliminarlo. Dopo ripetuti attentati, la cosa riuscì, il 21 febbraio 1965, a New York, dove Malcolm X si apprestava a tenere una conferenza. Tre uomini seduti in prima fila iniziarono a sparargli. Malcolm cadde colpito da 16 proiettili, di cui tre mortali.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Malcom X, tratta dalla sua Autobiografia. Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
So che non vi rendete conto dell’enormità degli orrori commessi dal cosiddetto uomo bianco cristiano (…) Neanche nella Bibbia ci sono delitti simili! Dio nella sua ira colpì col fuoco i colpevoli di crimini molto minori! Cento milioni di noi negri! I vostri e i miei antenati, tutti assassinati da quest’uomo bianco. Per portare qui quindici milioni di noi perché fossimo suoi schiavi, egli ha assassinato durante tutto il percorso cento milioni della nostra gente! Vorrei potervi mostrare il fondo del del mare in quei tempi: i corpi dei negri, il sangue, le ossa spezzate dai pesanti stivali e dai bastoni, le negre incinte che venivano gettate in mare se si ammalavano, gettate in mare ai pescecani i quali avevano imparato che che il sistema migliore per ingrassare era seguire le navi negriere! (Autobiografia di Malcom X).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Febbraio 2021ultima modifica: 2021-02-21T22:34:14+01:00da fraternidade
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