Giorno per giorno – 20 Febbraio 2021

Carissimi,
“I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori? Gesù rispose: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” (Lc 5, 30-32). Il pericolo che incombe da sempre sulla Chiesa è quello di farne una setta di puri come quei farisei che in ogni occasione trovavano modo di questionare le scelte a loro vedere eterodosse di Gesù. Il fatto che, nel vangelo di oggi, scribi e farisei si rivolgano ai discepoli, sollevando il problema del pasto con i peccatori (c’è qui già un’allusione all’Eucaristia), rivela una disputa presente nella comunità post-pasquale tra i severi custodi di una Legge con cui si pretende separare giusti e peccatori, e quanti si ispirano invece all’esempio di Gesù che si apre all’accoglienza dei peccatori, consapevoli che tutti lo siamo, e così li converte. Converte non a una giustizia delle opere che pretenda di meritare la salvezza, ma alla grazia con cui egli si destina a tutti e di cui ci rende testimoni.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Frederick Douglass, profeta del riscatto degli afro-americani.

Frederick Augustus Washington Bailey nacque da una schiava, Hariet Bailey, il 14 febbraio 1818, nella piantagione che Aaron Anthony possedeva a Tuckahoe, nella Contea di Talbot (Maryland, Stati Uniti). Nel 1826, alla morte del padrone, passò in proprietà al genero di questi, Thomas Auld, che lo mandò per alcuni anni a Baltimora, a lavorare alle dipendenze del fratello Hugh, dalla cui moglie, Sophia, il ragazzo apprese di nascosto i primi rudimenti di lettura e scrittura. Tra il 1834 e il 1836 Frederick fu ceduto in affitto ad alcuni coltivatori del Maryland, dove sperimentò sulla propria pelle i metodi violenti con cui venivano trattati gli schiavi e dove cominciò a coscientizzare i suoi compagni sulle tematiche abolizioniste e ad insegnare loro clandestinamente a leggere. Nel 1836, fu mandato a lavorare nei cantieri navali di Baltimora. Qui, conobbe Anna Murray, una ex schiava, con il cui aiuto, nel 1838 riuscì a fuggire al Nord. Raggiunto poco dopo dalla donna, nel settembre dello stesso anno, la sposò. Dalla loro unione sarebbero nati cinque figli. Fu allora che cambiò il cognome, scegliendo Douglass, dal nome del protagonista di un romanzo di Walter Scott. A New Bedford, nel Massachusetts, Douglass cominciò a lavorare come operaio comune, divenendo nel contempo predicatore della Chiesa Metodista Africana di Zion. Entrato nell’associazione antischiavista, fu “scoperto” come valente oratore e cominciò a tenere discorsi in tutto il Nord. Nel 1845 uscì la sua prima autobiografia, che conobbe un successo straordinario. Attraverso questa, i suoi comizi, e il giornale che lanciò due anni dopo, “The North Star”, diede il più decisivo contributo al movimento abolizionista. Fu anche uno dei primi ad appoggiare il movimento per i diritti delle donne, fin dalla sua prima convenzione a Seneca Falls, New York. Nel 1872 divenne il primo afro-americano a concorrere come candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti, assieme a Victoria Woodhull, la prima donna a candidarsi alla presidenza per il Partito degli Uguali Diritti. Nel 1882 morì la moglie Anna e, due anni dopo, Douglass sposò Helen Pitts, una donna bianca che era stata sua segretaria. Morì il 20 febbraio 1895 a Washington.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.58, 9-14; Salmo 86; Vangelo di Luca, cap.5, 27-32.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Come oggi, il 20 febbraio 1896, nasceva Henri de Lubac, gesuita, teologo, a lungo perseguitato dal Santo Ufficio, tenuto lontano dall’insegnamento, riabilitato da Giovanni XXIII, chiamato come perito conciliare al Vaticano II, creato cardinale da Giovanni Paolo II. Scrisse che “la chiesa non ci rivela mai in modo più degno il suo Signore di quanto non faccia nelle occasioni in cui ci offre di rivivere la sua passione”. Noi scegliamo di congedarci, lasciando la parola a lui, con una citazione tratta dal suo “Il dramma dell’umanesimo ateo” (Jaca Book), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Preso nel suo insieme, il nostro cristianesimo è diventato insipido, nonostante tanti sforzi meravigliosi per restituirgli vita e freschezza, esso è snervato, sclerotizzato. Cade nel formalismo e nell’abitudine. Cosí come noi lo pratichiamo, come anzitutto lo pensiamo, è una religione debole, inefficace: religione di cerimonie e di devozioni, di ornamenti e di consolazioni volgari, talvolta perfino senza sincerità, senza presa reale sull’attività umana. Religione che sta fuori della vita, e che mette noi stessi fuori di essa. Ecco ciò che è diventato nelle nostre mani il Vangelo: ecco come è finita questa immensa speranza che si era levata sul mondo. Vi si può ancora riconoscere il soffio di quello Spirito divino che doveva rinnovare tutte le cose, dare un nuovo volto a tutta la terra? Molti tra noi non fanno forse oggi professione di cattolicesimo per le stesse ragioni di conforto interiore, di conformismo sociale che venti secoli fa avrebbero loro fatto respingere la inquietante novità della Buona Novella? E che dire poi di quell’alternativa, anzi di quel miscuglio di politica e di “devozione”, in cui la religione a mala pena può trovarsi un posto? Il male benché di diversa natura, è grave per i piú “praticanti” quanto per i mondani. E gli stessi virtuosi non ne sono i meno intaccati. L’insofferenza ad ogni critica, l’impotenza ad ogni riforma, la paura della intelligenza non ne sono forse segni evidenti? Cristianesimo clericale, cristianesimo formalista, cristianesimo spento e indurito?… La grande corrente della Vita, che mai si arresta, pare l’abbia deposto, da qualche tempo, sulla riva. (H. De Lubac, Il dramma dell’umanesimo ateo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Febbraio 2021ultima modifica: 2021-02-20T22:32:56+01:00da fraternidade
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