Giorno per giorno – 13 Febbraio 2021

Carissimi,
“Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano” (Mc 8, 2-3). Il vangelo di oggi sembrava, a prima vista, una semplice ripetizione, con solo qualche variante, del “fatto dei pani”, narrato precedentemente (cf Mc 6, 30-44). E se la ripetizione potrebbe da un lato aiutare a superare la mancata comprensione del suo messaggio, già rilevata dall’evangelista (cf Mc 6, 52), dall’altro, proprio attraverso quelle varianti, intende forse suggerirci ulteriori significati. Le possibili interpetazioni non sono mancate lungo il tempo. Come, per esempio, il fatto che il primo racconto è ambientato in Galilea, mentre questo in territorio pagano; cinque pani là (come i libri della Legge), sette qua (come i diaconi al servizio dei gentili nel libro degli Atti, cf At 6, 1-6); dodici (come le tribù d’Israele) le ceste di pezzi avanzati nel primo caso, sette (riferito ai settanta popoli della terra), nel secondo. Queste, e altre ancora, sono ipotesi verosimili. Di certo, però, all’origine di entrambi i racconti c’è la compassione che Gesù prova per la fame della gente, di ovunque essa sia, e l’invito rivolto ai discepoli a rinunciare al proprio cibo per metterlo in comune, già segno, nel dono di ciò che si ha, del dono di sé. Capace di innescare un circolo virtuoso che, per emulazione, arriva a saziare la fame di tutti. Abbiamo qui un pane materiale che simboleggia il pane spirituale (lo stesso Gesù che è dono per tutti), il quale a sua volta si traduce necessariamente (diversamente scadrebbe in un ritualismo sterile e ipocrita) nella condivisione dei beni materiali. A cui ci riconduce ancora oggi l’Eucaristia.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Santiago Miller, martire in Guatemala. Ricordiamo in questa data anche la conclusione della Conferenza episcopale di Puebla, alle radici dell’opzione preferenziale per i poveri.

James Alfred Miller era un religioso lassalliano, originario degli Stati Uniti. Nato a Stevens Point, Wisconsin, il 21 settembre 1944, primogenito di Arnold e Lorraine Miller, James era entrato nell’agosto 1962 nel noviziato dei Fratelli delle Scuole cristiane e aveva emesso i suoi primi voti religiosi l’anno successivo, il 31 agosto. Dopo aver completato il ciclo di studi e aver insegnato alcuni anni in patria, fu inviato nel 1971 in Nicaragua, dove restò quasi dieci anni, insegnando nelle scuole di Bluefields, Waspam e Puerto Cabezas. Rientrato negli Stati Uniti nel 1980, vi si trattenne un anno, ripartendo l’anno successivo questa volta per il Guatemala, come professore del Collegio de La Salle e direttore dell’Istituto Indigenista. Allegro, amabile e totalmente dedito alla sua gente, non trovava mai tempo per sé. Huehuetenango era una comunità povera e bisognosa, ma anche seriamente impegnata nella lotta per la giustizia. Nel dicembre del 1981, durante un viaggio negli Stati Uniti, per quella che sarebbe stata l’ultima breve visita alla famiglia e per sottoporsi ad una chirurgia al ginocchio, Miller denunciò le condizioni disumane in cui viveva la sua gente: scuole fatiscenti, bambini senza di che vestire, pacifici padri di famiglia assassinati mentre erano al lavoro nei campi, studenti rapiti dai militari e fatti sparire. Poche settimane dopo il suo rientro in Guatemala, il 13 febbraio 1982, quattro uomini armati invasero la scuola e lo uccisero a bruciapelo. Aveva 37 anni di età, venti di vita religiosa.

Il 13 febbraio 1979 si chiudeva a Puebla, in Messico, la Terza Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano (CELAM). Iniziata il 27 gennaio, aveva avuto come tema “L’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina”. Nel suo documento conclusivo, i vescovi latinoamericani denunciavano, tra l’altro, l’iniquità del sistema economico operante sia a livello internazionale che delle singole realtà nazionali, i molteplici volti dell’oppressione di regimi spesso sedicenti cristiani, la crescente capacità di manipolazione dei mass-media, e nel contempo, con le realtà vive operanti alla base della Chiesa, proponevano cammini nuovi di testimonianza del Regno, che rendessero credibile l’annuncio della buona notizia di Gesù, e, attraverso l’impegno e lo sforzo comune di tutti gli uomini di buona volontà, avvicinassero i tempi di una società più giusta, fraterna e solidale.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.3, 9-24; Salmo 90; Vangelo di Marco, cap.8, 1-10.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

La piccola Sophie avrebbe dovuto trascorrere ancora due mesi nel grembo di Letícia, che, stamattina, però, rivolgendosi a Rafael, si è detta peoccupata di non sentirla muovere. Sono andati allora dal ginecologo che ne stava seguendo la gravidanza, che ha dato loro la triste notizia. La bimba deve aver pensato, nonostante il desiderio di conoscere papà e mamma e tutti noi altri, di non perdersi granché, considerando lo stato delle cose, in questo nostro mondo. Nel pomeriggio, Letícia è stata inviata a Goiânia, dove comunque la darà alla luce, anche se lei è già altrove.

Si è spento oggi, a Budapest, all’età di 93 anni, Il gesuita ungherese Ferenc Jalics, che nel 1976 era stato sequestrato, imprigionato e ripetutamente torturato nel famigerato centro dell’ESMA, dagli sbirri della dittatura argentina, assieme all’allora confratello Orlando Yorio. Dopo la libeazione, nel 1978, trasferitosi in Germania, Jalics creò, a Norimberga, un centro di spiritualità, in cui il metodo di preghiera si ispira alla pratica dei padri del deserto e a quella della preghiera dal cuore. Era considerato una delle grandi figure oranti del nostro tempo.

Per stasera, è tutto. Prima, però, di congedarci, ci resta da incollarvi qui sotto una citazione di Giuseppe Dossetti, che nasceva come oggi, il 13 febbraio 1913. Tratta da un’intervista da lui concessa al regista Carlo Di Carlo due anni prima della sua scomparsa, è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Sono stato partigiano sui monti di Reggio Emilia. Sempre disarmato, io me lo potevo permettere. Credo che la memoria storica debba essere conservata senza rancore, che tutti si debba cercare la pacificazione, ma questo non vuol dire non fare distinzioni che sono nella storia e pertanto sono incancellabili. Ci si deve orientare in modo acuto e teso per la difesa di quei valori che sono stati fissati alla fine della guerra. Dopo la catastrofe, sono state fissate regole fondamentali che hanno lo scopo di prevenire altri conflitti. Se non si accettano, potremmo procedere dissennatamente verso nuove catastrofi. Dire no alla leggerezza e all’oblio è una garanzia per tutti. Non ci sarebbero più destra o sinistra, nel caso di nuovi conflitti, ma solo donne e uomini coinvolti nel naufragio dell’umanità. (Giuseppe Dossetti, La pace e il silenzio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Febbraio 2021ultima modifica: 2021-02-13T22:23:32+01:00da fraternidade
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