Giorno per giorno – 10 Gennaio 2021

Carissimi,
“In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Mc 1, 9-11). Se i fondamentalisti nostrani leggessero con l’attenzione che vantano queste prime battute del vangelo di Marco sobbalzerebbero per lo scandalo. Abituati come sono a mettere le parole una in fila all’altra come fossero tutte la stessa Parola, sempre ugualmente vera, non colgono la contraddizione che Dio mette in campo contro se stesso (o meglio contro chi e come, in un certo momento, ci si rappresentava Dio). Basterebbe il richiamo al Salmo 2, tradizionalmente applicato al Cristo, che mette sulle labbra del Messia queste parole: “Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai” (Sal 2, 7-9). Che poi coincide con l’immagine del Dio giustiziere e vendicativo su cui noi (ma, forse, anche un po’, il Battista) proiettiamo le nostre fantasie e attitudini. E invece qui abbiamo Dio che dice: “Tu sei mio figlio (tale e quale a me), e aggiunge, prediletto, e anche di più: che così (e solo così) mi piaci, e perciò mi rappresenti”, a questo figlio delle campagne di Nazareth che arriva al Giordano e si mescola con la folla dei peccatori, del tutto uguale e solidale a loro (una compagnia che non abbandonerà mai, fino alla croce), per farsi battezzare. Purificando nel suo battesimo il peccato che l’umanità si porta dentro da sempre, di pensare Dio (e la vita) nella forma del potere, invece che nella forma del dono, incondizionato e gratuito, niente meno che di sé. Di tutto se stesso, nei confronti di tutti, senza trattenersi nulla. Noi siamo stati battezzati in questa fede. Sapremo arrivare un giorno a onorarla?

Oggi è, dunque la Festa del Battesimo del Signore, i testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.42, 1-4.6-7; Salmo 29; Atti degli Apostoli, cap.10, 34-38; Vangelo di Marco, cap.1, 7-11.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Gregorio di Nissa, pastore e padre della Chiesa.

Gregorio era nato in Cappadocia nel 335, figlio di Basilio e Emmelia, fratello di Basilio di Cesarea, Pietro e Macrina. Tutti ricordati come santi. Dopo gli studi di retorica e filosofia ad Atene, il giovane visse alcuni anni di vita matrimoniale. Poi, rimasto vedovo (o, secondo altri, ottenuto il consenso della moglie), raggiunse il fratello Basilio e l’amico Gregorio di Nazianzo nel monastero fondato dal primo sulle rive del fiume Iris. Amante dello studio e della solitudine, fu designato, suo malgrado, vescovo di Nissa nel 372, in un’epoca burrascosa nella vita della chiesa, a causa della controversia ariana che avvelenava e armava gli animi, gli uni contro gli altri. E il povero vescovo dovette farne le spese. Accusato di sperperare i beni della Chiesa, fu deposto nel 376 e mandato in esilio. Nel 378, tuttavia, era già di ritorno, dopo che le accuse si erano rivelate infondate, espressione più che altro della malevolenza degli avversari ariani. Morto Basilio, l’anno successivo, toccò a Gregorio portare avanti la riflessione teologica della Chiesa. Nel Concilio di Efeso, convocato nel 381 dall’imperatore Teodosio, i padri conciliari, ammirati per la forza della sua dottrina, lo definirono “colonna dell’ortodossia”. Gregorio morì intorno all’anno 395.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un brano di Gregorio di Nissa, tratto dalla sua “Omelia settima sulle beatitudini”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“Beati gli operatori di pace”. Il discorso ci dona, in breve, una cura per molti mali, includendoli uno per uno in questa parola comprensiva e più generale. Pensiamo, prima di tutto a che cos’è la pace. Che cos’altro è se non una disposizione amorosa verso il simile? Qual è dunque il pensiero contrario all’amore? è l’odio, l’ira, l’irascibilità, l’invidia, una persistente memoria delle offese ricevute, l’ipocrisia, la calamità della guerra. Vedi di quanti e quali mali è rimedio una sola parola? La pace, infatti, in eguale misura si contrappone ai mali di cui si è parlato e provoca con la sua presenza l’estinzione del male. Infatti, come la malattia scompare con il sopraggiungere della salute e le tenebre non rimangono quando appare la luce, così quando appare la pace si sciolgono tutte le passioni che sono connesse con lo stato contrario. Io credo che non ci sia per nulla bisogno di procedere a discorrere su quanto ciò sia bene. Tu stesso valuta quale sia la vita di coloro che intrattengono rapporti di reciproco odio e sospetto, il cui incontrarsi è spiacevole e le cui relazioni, tutte quelle che essi intrattengono tra loro, sono nauseanti. Le bocche sono mute, gli occhi sprezzanti e le orecchie sorde alla voce di colui che odia e di colui che è odiato. A ciascuno di essi è caro ciò che non è caro all’altro. Al contrario a ciascuno è straniera e nemica ogni cosa che all’avversario è gradita. Come i soavi profumi rendono colma l’aria circostante della loro fragranza, così il Signore vuole riempirti con sovrabbondanza del dono della pace, così che la tua vita sia una cura per la malattia altrui. (Gregorio di Nissa, Sulle beatitudini, Omelia 7).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Gennaio 2021ultima modifica: 2021-01-10T22:43:34+01:00da fraternidade
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