Giorno per giorno – 13 Novembre 2020

Carissimi,
“Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà” (Lc 17, 28-29). Pagina difficile, quella proposta dal vangelo di oggi, anche se forse questo tempo di pandemia può in qualche misura illuminarla. Ogni epoca ha le sue pandemie, o le sue guerre, i suoi cataclismi, o anche niente di tutto questo, ciò che non cambia è la modalità di vivere le diverse situazioni. Che, quali che siano, per chi le sa leggere, additano sempre, in negativo o in positivo, il “giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà”. Che non è necessariamente un evento situato alla fine dei tempi, ma è ciò che accade ogni giorno, in termini di salvezza o perdizione, di amore o egoismo, proprio come al tempo di Noè e di Lot, nel compimento di ciò che si fa sempre. Con la consapevolezza (o no) di ciò che si fa: che si mangi, si beva, si compri, si venda, si pianti, si costruisca. Costruendo (o no) arche, per salvare tutto ciò che è possibile salvare, fuggendo (o no), metaforicamente, dalla cittadella che profana l’ospitalità e non stende la mano al povero (cf Ez 16, 49). Sapendo che dove, e soprattutto come, si vive, si muore, e, comunque, se la vita sarà stata vissuta all’insegna del dono, la morte non sarà vissuta con il terrore di chi subisce il furto estremo, ma avrà il segno dell’incontro con il Risorto.

Oggi è memoria del card. Joseph Luis Bernardin, testimone di pace e riconciliazione, e di Carl Lampert, presbitero e martire sotto il nazismo.

Joseph Bernardin era nato il 2 aprile 1928 a Columbia, nella Carolina del Sud, da una famiglia di immigrati italiani. Ordinato prete nel 1952, all’età di trentotto anni, venne consacrato vescovo e inviato come ausiliare alla diocesi di Atlanta, in Georgia. Arcivescovo di Cincinnati, nell’Ohio, nel 1972, nella sua prima omelia di Natale espresse una dura presa di posizione sulla guerra nel Vietnam. Fu presidente della Conferenza episcopale Usa nel triennio 1974-1977, in un periodo di relazioni tese e difficili tra l’istituzione ecclesiastica e la comunità dei fedeli, caratterizzandosi sempre per un atteggiamento di ascolto e di dialogo, profondamente radicato nella preghiera. Chiamato nel 1982 a succedere al chiacchierato card. Cody, come arcivescovo di Chicago, per la sua indiscussa integrità morale e l’eccezionale prestigio, assunse come priorità del suo magistero la proposta di una “coerente etica della vita”: guerra, fame, diritti umani, aborto, eutanasia e pena di morte furono temi che egli seppe portare coraggiosamente nel pubblico dibattito, affrontandoli sempre alla luce del Vangelo, pur rispettoso della rigorosa separazione che negli Usa esiste tra la sfera politica e quella religiosa. Risale al novembre del 1993 l’evento “spaventoso e devastante” che cambiò la vita di Bernardin: l’accusa, poi ritirata, rivoltagli da un ex-seminarista ammalato di Aids, di aver abusato di lui, quando era arcivescovo di Cincinnati. L’accusatore dichiarò di aver realmente subito un abuso da parte di un professore del seminario, ma di essere stato istigato da un altro prete a coinvolgere nel caso anche il cardinale. Risollevatosi da questa terribile esperienza, il Cardinale riprese con impegno e rinnovato entusiasmo il suo ministero, fino a che, nel giugno 1995, gli fu riscontrato un tumore maligno al pancreas e l’anno successivo una metastasi diffusa. In un’affollatissima conferenza stampa il 30 agosto 1996 il cardinale diede personalmente l’annuncio, commentando: “Possiamo vedere la morte come un nemico o come un amico. Come persona di fede vedo la morte come un amico, come passaggio dalla vita terrena alla vita eterna”. Il vescovo Bernardin si spense all’una e trenta della notte tra il 13 e il 14 novembre 1996.

Carl Lampert era nato a Göfis, nel Vorarlberg (Austria), il 9 gennaio 1894. Dopo gli studi nel seminario di Bressanone, fu ordinato prete, nel 1918. Per dodici anni svolse il suo ministero pastorale a Dornbirn. Fu poi inviato a studiare diritto canonico a Roma e fece ritorno in patria nel 1935. Nel 1939, un anno dopo l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, Lampert assunse l’incarico di provicario del vescovo di Innsbruck. Dopo lo scoppio della guerra, il presule cominciò a denunciare pubblicamente la politica del regime nazista, comprese le sue ingerenze nelle attività religiose della chiesa e l’arresto e l’avvio ai campi di concentramento di personalità ecclesiastiche. Per questo motivo Lampert fu ripetutamente arrestato e, successivamente, internato nei lager di Dachau e Sachsenhausen, dove gli fu cucito sull’uniforme il contrassegno dei prigionieri politici. Dopo la sua liberazione, nel 1941, la Gestapo inviò Lampert in soggiorno obbligato a Zinnowitz, nei pressi di Stettino, in Pomerania. Anche in questa nuova destinazione, il prete mantenne il suo atteggiamento critico nei confronti del regime, che, da parte sua, ne teneva costantemente sotto controllo ogni attività pubblica e ogni contatto privato, visite, lettere e telefonate. Questo fornì materiale sufficiente per portare al suo arresto, nel febbraio 1943, sotto l’accusa di aver rivelato informazioni relative alla realizzazione di armi nell’isola di Usedom, di aver condannato la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento e l’uccisione di pazienti nelle cliniche psichiatriche, nonché di ascoltare programmi-radio di stazioni straniere, e di portare aiuto e conforto ai condannati ai lavori forzati. Riconosciuto colpevole di tutto questo, fu condannato a morte per decapitazione. La sentenza fu eseguita il 13 novembre 1944 a Halle/Saale.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2ª Lettera di Giovanni, 4-9; Salmo 119; Vangelo di Luca, cap.17, 26-37.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Nei suoi ultimi due mesi di vita, il Card. Joseph Bernardin scelse di mettere per iscritto le riflessione che accompagnarono la stagione della sua malattia e la preparazione alla morte. Ne è venuto fuori il libro “Il dono della pace” (Queriniana), di cui, nel congedarci, vi proponiamo un brano come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nell’omelia per la liturgia del mio solenne insediamento come settimo arcivescovo di Chicago, avevo ricordato all’assemblea dei presenti (ed al vasto pubblico televisivo) che Gesù, il Buon Pastore, il modello per tutto il mio ministero, “è uno che sacrifica la sua vita per la sua gente. Taluni vivono questa chiamata alla lettera, spargendo il loro sangue come martiri. Altri la vivono donando senza limiti il loro tempo, la loro energia e tutto se stessi a coloro che sono stati chiamati a servire. Qualunque cosa il futuro riservi per me, mi impegno in questo giorno a vivere come un buon pastore che sacrifica volentieri la propria vita per voi”. Le parole sono semplici e immediate; quello che ho detto, l’ho detto con tutto me stesso. Verso la conclusione aggiunsi pure: “Se Dio mi dà la forza e la grazia presiederò per molti anni con amore la Chiesa di Chicago dalla cattedra vescovile di questa catterale. Assieme attraverseremo la soglia del terzo millennio, una pietra miliare per la civiltà e per la Cristianità. Per gli anni che mi saranno dati, offro me stesso a voi. Offro a voi il mio servizio e la mia guida, le mie energie, le mie doti, la mia mente, il mio cuore, la mia forza e pure i miei limiti. Offro me stesso a voi in fede, speranza e amore”. S’è fatto evidente che non è volontà di Dio che voi ed io attraversiamo assieme la soglia del terzo millennio. Ma negli ultimi quattordici anni ho dato me stesso a questa chiesa locale, alla Chiesa negli Stati Uniti e alla Chiesa universale. Ho pure condiviso la mia vita con la più ampia famiglia della metropoli di Chicago ed oltre. Oggi, mentre c’è ancora respiro in me, offro me stesso in fede, speranza e amore, come pure nel soffrire, nel morire e nella pace. (Joseph Bernardin, Il dono della pace).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Novembre 2020ultima modifica: 2020-11-13T22:42:46+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo