Giorno per giorno – 06 Novembre 2020

Carissimi,
“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare” (Lc 16, 1-2). Il seguito della parabola l’abbiamo riascoltato stamattina: l’amministratore che era stato fino ad allora disonesto, nella previsione di rimanere presto disoccupato, divenne a suo modo saggio, facendosi amici i clienti del suo signore, col diminuire il debito che avevano con lui. Certo, al sopraggiungere di tempi grami, avrebbero saputo mostrargli riconoscenza, rimediandogli, chissà, un qualche lavoretto. Nulla di specialmente sorprendente, salvo il fatto che quel signore (o proprio il Signore) lodò l’attitudine saggia (così la definisce Gesù) dell’ammnistratore. Ora, se negli affari mondani, la soluzione trovata potrebbe sollevare qualche problema, nel significato inteso da Gesù, e perciò nell’ottica di Dio, è invece la cosa più ovvia, se qualcuno ha cominciato davvero a intendere il Vangelo. Tutti noi siamo amministratori dei beni che il Signore ci ha affidato, a partire dal bene della vita e da ogni altra benedizione che ci abbia potuto raggiungere, a livello individuale o collettivo. Come e in che cosa abbiamo usato, investito, o sperperato i doni ricevuti? Noi viviamo in un sistema largamente basato sullo sfruttamento e la rapina, tanto a livello interno quanto mondiale. Di esso molti di noi sono i fruitori privilegiati. Siamo, in questo senso, soggetti di una malversazione rispetto alla destinazione universale dei beni voluta da Dio, “amministratori di una ingiustizia” (v.8), come letteralmente dice il vangelo. Di questa e di molte altre ingiustizie ci chiede conto ad ogni passo il Signore. E noi cosa possiamo fare? Investire in fraternità, diminuendo il debito ingiusto, creato e alimentato da un processo di espropriazione e di rapina. Tutto ciò che va nel senso della destinazione universale dei beni, attraverso una pratica di condivisione e comunione fraterna, in cui consiste il progetto originale di Dio, ci restituisce alla verità della nostra vocazione umana e cristiana. Ed è l’unica scelta “saggia” per degli amministratori [della propria vita], che non si vogliano più funzionali al Sistema della disonestà.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Piccola sorella Magdeleine de Jésus, contemplativa tra i poveri, e di Marcel Légaut, cristiano libero e appassionato di Gesù.

Magdeleine Hutin era nata a Parigi, il 26 aprile 1898, in una famiglia originaria della Lorena, a pochi chilometri dalla frontiera con la Germania. La Guerra del 15-18 aveva avuto pesanti conseguenze sulla sua famiglia: la nonna uccisa, due fratelli morti al fronte, la sorella uccisa dall’epidemia di spagnola, lei stessa colpita da una pleurite tubercolosa. Restata sola con i genitori, nonostante tutte le sofferenze che avrebbero potuto schiacciarla, scelse di vivere, coraggiosamente e alla grande. Cioè, secondo il Vangelo, da piccola, piccolissima. Sognava di recarsi in Africa, quando s’imbattè in una vita di Charles de Foucauld, pubblicata nel 1921. Di quella lettura dirà poi: “Mi resi conto che tutte le idee che avevo da così tanto tempo, qualcuno le aveva avute prima di me, e ho pensato che non dovevo far altro che seguire le sue tracce, lasciandomi condurre da lui”. La salute malferma tuttavia non le lasciava troppe speranze, finché il medico un giorno le disse che solo un clima secco poteva darle qualche speranza di guarire. Fu così che con una compagna, Anna, decise di partire per l’Algeria. Nel 1938 incontrò per la prima volta il p. René Voillaume, che pochi anni prima aveva fondato, nel Sahara, la fraternità dei piccoli fratelli di Gesù, che si rifanno alla spiritualità foucauldiana. E, di lì a poco, l’8 settembre 1939, Magdeleine fonderà la Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, a Touggourt (Algeria), seguendo la stessa ispirazione. Ciò che maggiormente colpiva in Magdeleine era l’amore ardente che la spingeva instancabilmente all’incontro con i più poveri, i più abbandonati del mondo, per comunicar loro, attraverso la sua amicizia, qualcosa della tenerezza di Dio. Lasciò scritto: “Dio mi ha preso per mano ed io l’ho seguito ciecamente…. Sempre, fin dal primo istante, il Signore mi ha dato una fede pazza, quella fede che Lui aveva promesso di ricompensare spostando montagne”. Magdeleine morì il 6 novembre 1989.

Marcel Légaut nacque a Parigi nel 1900. Professore associato all’Ecole Normale supérieure e dottore in matematica, insegnò alle università di Rennes e di Lyon, animando nello stesso tempo numerosi gruppi di spiritualità nell’ambiente universitario, in un periodo segnato da incontri decisivi per la sua vita, quelli con padre Portal, Gabriel Marcel, Teilhard de Chardin… Segnato profondamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, a quarant’anni, decise di abbandonare l’università, per trasferirisi con la moglie appena sposata a vivere un’esistenza da contadini e allevatori in in una località isolata dello Haut-Diois. Questo isolamento gli permise, durante il periodo bellico, di prestare soccorso a rifugiati, ebrei, disertori e renitenti. Associando il lavoro manuale all’ufficio di padre di famiglia (dalla coppia nacquero sei figli), continuò lungo gli anni una ricerca spirituale esigente e profonda, a cui spesso si affiancarono alcuni amici che raggiungevano la famiglia in estate nella frazione in cui abitava e che si ritroveranno con lui, una volta pensionato, a Mirmande, nella sede dell’Associazione culturale che porta oggi il suo nome. A vent’anni da quella scelta, Marcel Légaut sentì l’esigenza di raccontare e testimoniare ciò che viveva. Nacquero così i libri, una ventina di titoli, che vennero via via descrivendo il suo itinerario di uomo libero. Tra essi: “Lavoro della fede” (1962), “La realizzazione umana”, diviso poi in due volumi “L’uomo alla ricerca della sua umanità” (1971) e “Introduzione all’intelligenza del passato e dell’avvenire del cristianesimo” (1970). E poi ancora: “Cambiamento della Chiesa e conversione personale” (1975), “Pazienza e passione di un credente” (1978), “Divenire se stessi” (1980), “Preghiere d’uomo” (1978). Confessò: “Tutta la mia vita, ho cercato di conoscere Gesù, di raggiungerlo. Mi avevano parlato di lui ed io ho cercato di comprenderlo con la mia intelligenza. Ero commosso e attratto dall’immagine che avevo di lui. È così che sono stato condotto a una conoscenza di Gesù che è la comunione del mio essere con il suo essere”. Chiamò la Chiesa: “Mia madre e mia croce”. Morì il 6 Novembre 1990.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.3, 17- 4, 1; Salmo 122; Vangelo di Luca, cap.16, 1-8.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

È tutto, per stasera. Nel congedarci, scegliamo di proporvi il brano di una lettera di Magdeleine de Jésus, indirizzata da Damasco alle sue consorelle, il 1º settembre 1949. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Amate soprattutto i poveri e coloro che sono disprezzati. Sono le incarnazioni viventi di Cristo, le pecore più amate e più preziose del Suo gregge. Amateli così come sono, con la loro apparenza esteriore di miseria o peccato. È questo che più dà loro diritto al vostro amore. Il Signore non è venuto per i giusti, ma per i peccatori. “Diventate uno di loro”. Ciò significa lasciare che il contatto con loro vi arricchisca e sbarazzarsi dell’illusione di dover sempre avere qualcosa da dare. Per questo dovete avere un’anima molto aperta e molto disponibile. L’amore, il vero amore, impone molti obblighi, se volete amare come ama Cristo Gesù. Dovete essere pronte a dare la vostra vita per il più piccolo, il più miserabile dei Suoi fratelli o sorelle, come fece Gesù stesso. È solo da questo segno che potete essere riconosciute come sue discepole e amiche. (p. s. Magdeleine de Jésus, Damasco, 1 settembre 1949).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Novembre 2020ultima modifica: 2020-11-06T22:57:46+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo