Giorno per giorno – 14 Ottobre 2020

Carissimi,
“Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!” (Lc 11, 46). Gesù è ancora a tavola dal fariseo, e ci resterà per un bel po’, senza che alla fine noi si sappia se gli sia riuscito di mangiare qualcosa. Oggi, il vangelo cominciava con una sfilza di sei “guai a voi”, che si concluderà domani. Dove questi “guai” non sono traduzione di una minaccia, ma qualcosa del tipo: ahi, che tristezza [questo vostro comportamento]! Una sorta di lamento di Dio, rivolto per tre volte a certi atteggiamenti, che non sono propri solo dei farisei, ma che sono comuni negli ambienti religiosi. Di quanti, per esempio, si formalizzano su piccole pratiche devozionali (nel vangelo si parla delle decime su vari prodotti, che da noi non si usano più), salvo dimenticare “la giustizia e l’amore di Dio” (v. 42), che si rivelano nella cura per i fratelli che sono nel bisogno. O di coloro che fanno a gara per accaparrarsi i primi posti in chiesa e ricevere pubblici riconoscimenti (cf v. 43), quando Gesù ci insegna ad essere ultimi e servi di tutti (cf Mc 9, 35). O, ancora, di chi dietro l’apparenza religiosa, nasconde lo stesso putridume di una tomba nascosta sotto le erbacce, covando pensieri di disprezzo, odio, violenza, che arrivano a contaminare la convivenza sociale (cf v. 44). Tristezza di Dio, dunque, di fronte a tutto questo. E non è finita. Ce n’è anche per gli esperti della Legge, teologi, moralisti, canonisti, o la loro caricatura che ci portiamo dentro, che usano i grandi trattati o il catechismo come una clava, giudicando e condannando gli altri, senza muovere un dito per aiutarli a portare il peso delle responsabilità di cui così facilmente li carichiamo. Ce ne sarà ancora nel vangelo di domani. Per il momento questo basta e avanza per ripensare la nostra maniera d’essere e invertire, quando necessario, il cammino che ci allontana da Dio.

Oggi, il calendario ci porta la memoria di papa Callisto, pastore e martire; e di Hasan al Basri, mistico islamico.

Callisto era nato ben povero, tanto da essere schiavo di un cristiano, fino a quando, accusato a torto o a ragione di qualche pasticcio, era stato spedito ai lavori forzati in Sardegna. Tornato a Roma, siamo all’inizio del III secolo, divenne collaboratore del papa Zefirino e nel 217, alla morte di questo, gli succedette alla guida della Chiesa. Suscitando, manco a dirlo, la rivolta di quelli che avevano la puzza sotto il naso. Un certo Ippolito, soprattutto. Che doveva essere una sorta di mons. Lefebvre ante litteram. Costui cominciò a seminar zizzania, per via dello status sociale del papa, che mica si può mettere uno di quell’estrazione e con quei precedenti a reggere quell’Ufficio. E poi soprattutto per la “politica” adottata da Callisto, che accettava di riammettere alla vita della chiesa (dopo naturalmente un’adeguata penitenza) quanti si erano macchiati della colpa di adulterio o di apostasia, ammetteva il matrimonio tra donne libere e schiavi (che era proibito dalla legge romana), accettava convertiti provenienti dai gruppi eretici e/o scismatici, ordinava presbiteri persone sposate e così via. Per Ippolito tutto ciò era intollerabile. Ma Callisto, insultato, aggredito, additato al pubblico ludibrio, lo lasciava dire. Se dalla misericordia ci si deve, infatti, lasciar guidare, questo deve valere con tutti. Anche e soprattutto con quelli che ti sono nemici. E questo mandava ancor più fuori dei gangheri l’irreprensibile Ippolito che, quando non ce la fece più, si nominò papa. Cioè anti-papa. E fu il primo della storia. Quanto a Callisto, fu papa per soli cinque anni e fu ucciso durante dei disordini nel 222.

Hasan nacque a Medina nel 643 d.C. (21 dell’era egiriana), dieci anni dopo la morte del profeta Mohammed, e visse in un’epoca violenta e travagliata per la giovane comunità islamica. Quello della guerra tra i sostenitori di Alí (con la sua shi’a – da cui gli sciiti), con base nell’attuale Iraq, e i siriani al seguito del governatore di Damasco, Mu’awiya, che governava con pugno di ferro, reprimendo nel sangue la protesta e le rivolte di quanti non tolleravano il suo sistema tirannico. Abitando a Basra (la Bassora irachena), nel Golfo Persico, al-Basri si trovò dunque al centro delle sollevazioni contro la dinastia omeyyade. A quanti volevano coinvolgerlo nella lotta contro quel regime iniquo, al-Basri rispondeva che “Dio non cambia niente in un popolo prima che questo popolo non sia cambiato lui stesso”. Se non si elimina la violenza, come principio e motore del cambiamento, la situazione non muterà: “Volete cambiare questa situazione ingiusta? Dio la cambierà, se rivediamo la nostra vita, non se ricorriamo alla spada”. Questo non significa tuttavia tacere davanti all’ingiustizia, che, anzi, al-Basri la denunciò con veemenza durante tutta la sua vita, e neppure ubbidire alle leggi ingiuste, nei confronti delle quali il santo sollecitò l’obiezione di coscienza. Disse infatti: “Circa l’applicazione delle leggi, temi Dio piuttosto che il tuo governatore. Dio infatti ti proteggerà dal governatore, ma questi non ti proteggerà da Dio. Tu non sei obbligato a obbedire a una creatura che disobbedisce a Dio. Confronta le disposizioni del governatore con la Rivelazione di Dio. Se la lettera è d’accordo con il Libro sacro, eseguisci gli ordini che essa contiene; se lo contraddice, non eseguirli. È meglio obbedire a Dio che al governatore, alla Rivelazione di Dio che alle leggi umane”. Primo tra i mistici musulmani e modello per ogni credente di fedeltà alla comunità, di denuncia profetica dell´ingiustizia e di obbedienza alla voce della coscienza, Hasan di Bássora morì il 10 Rajab del 110 (secondo il calendario egiriano), che coincide, nel nostro calendario, con il 14 ottobre 728.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Galati, cap.5, 18-25; Salmo 1; Vangelo di Luca, cap.11, 42-46.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, lungo i cammini più diversi, perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace.

Bene, anche per stasera è tutto. Noi ci congediamo, offrendovi in lettura un detto di Hasan al Basri. Tratto da “The wise sayings of Hasan al-Basri” – una collettanea dei suoi insegnamenti, raccolti da Iftakhar Ahmed, è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Guardati da questa vita illusoria, perché inganna e attira le persone con la sua bellezza. Attrae con i suoi falsi ornamenti e inganna con le sue speranze. Si abbellisce per coloro che la cercano per possederla, divenendo come la bella sposa che gli occhi fissano, che i cuori adorano e il sé interiore brama. Ma, essa finisce con l’uccidere tutti i suoi mariti. Eppure, i suoi attuali mariti non traggono una lezione dal destino degli spasimanti che ha già ucciso, né questi ultimi avvisano chi è sopraggiunto del pericolo che corre. Cosiccché egli brama la vita, ne soddisfa il suo desiderio e viene ulteriormente ingannato dall’eccessivo indulgere nei suoi affari. Diventa un tiranno che dimentica il Ritorno (a Dio), fino a quando i suoi piedi non vengono rimossi da questa vita, e di conseguenza, il suo dolore aumenta e la sua sofferenza si intensifica. Si allontana da questa vita senza provviste sufficienti e viene introdotto nell’Ultima Vita senza avere solide fondamenta su cui fare affidamento. Attento a questa vita, dunque! Anche quando ne provi più gioia come mai prima d’ora, proprio allora devi aumentare in consapevolezza come mai prima. Ciò che sembra delizioso in questa vita presto conoscerà difficoltà, e tutto ciò che appare durevole, è destinato a svanire. Le gioie di questa vita si mescolano alla tristezza. Ogni cosa che se ne va, non torna mai più e tutto ciò che deve venire, è sconosciuto, quindi aspettarlo non serve. I suoi desideri sono irreali, le sue speranze sono fallaci, il suo nucleo è impuro e la sua essenza è avvolta dal dolore. In verità, il figlio di Adamo è sempre in pericolo finché è in vita. La vita, con le sue chiavi e tesori, è stata offerta al Profeta Muhammad (la pace e le benedizioni di Dio siano su di lui), ma egli l’ha rifiutata. Non gli piacque desiderare ciò che Dio non preferisce, o cosiderare importante ciò che il Suo Re ritiene futile. È Dio che ha mantenuto gli sfarzi della vita lontano dai giusti come prova per loro e ha dato la sua abbondanza ai suoi nemici come accusa da parte Sua. È stato detto che Dio, l’Eccelso e l’Onoratissimo, disse a Mosè (la pace e le benedizioni di Dio siano su di lui): “Se vedi arrivare ricchezze, dì: Questo è a causa di un peccato per il quale la punizione prima o poi sarà inviata. Se vedi arrivare la povertà, dì: Benvenuto, segno dei giusti”. (The wise sayings of Hasan al Basri).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Ottobre 2020ultima modifica: 2020-10-14T22:39:31+02:00da fraternidade
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