Giorno per giorno – 03 Settembre 2020

Carissimi,
“Quando Gesù ebbe finito di parlare, disse a Simone: Prendi il largo e calate le reti per la pesca. Simone rispose: Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano” (Lc 5, 4-6). Racconto di vocazione, o, forse, meglio ancora, racconto, o anche parabola, di chiamata alla missione. Che trova la sua chiave di lettura nella parola che Gesù rivolge a Pietro, quando questi, di fronte al prodigio, riconosciuta la propria miseria e indegnità, vorrebbe allontanarlo da sé. E Gesù, invece: “Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (v. 10). Che sarebbe meglio rendere, sulla scorta dell’originale: “riscatterai uomini alla vita”. Sottraendoli a un Sistema che uccide. In Pietro e nei suoi compagni siamo chiamati tutti, proprio in quanto peccatori, perché si sperimenti in prima persona la misura della grazia, che non esclude nessuno, se non coloro che, considerandosi giusti, escludono gli altri – ed è la colpa più grave, che lascia non giustificati (cf Lc 18, 14), impermeabili al fluire della vita e dell’economia divina – e ci è da Gesù affidata la sua stessa missione, quella da lui descritta nel discorso programmatico tenuto nella sinagoga di Nazaret, e che viene via via attuando nei gesti della liberazione dal male che gli hanno fatto seguito. Ben venga il Vangelo a ricordarcelo!

Oggi la Chiesa celebra la memoria di Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa. In America Latina noi ricordiamo anche Mons. Ramón Bogarín, pastore e difensore dei diritti umani in Paraguay.

Gregorio era nato a Roma nel 540 circa. Nominato prefetto di quella città a trent’anni, esercitò l’incarico riscuotendo la generale ammirazione. Tuttavia, alla morte del padre, disgustato dal basso livello che caratterizzava la classe politica e la gestione della cosa pubblica, scelse la vita monastica. Fu notato dal papa Pelagio II, che lo ordinò diacono e, poco dopo, nel 579, lo inviò come suo emissario alla corte imperiale di Bisanzio, dove restò per sette anni. Tornato nel suo monastero, conobbe negli anni immediatamente successivi le incursioni, i saccheggi e i massacri che investirono la penisola ad opera dei longobardi, accompagnati da carestie e pestilenze che colpirono pesantemente le popolazione italiche. Alla morte di Pelagio II, fu eletto, nonostante le sue resistenze, alla cattedra di vescovo di Roma, il 3 settembre del 590. Si mise subito al lavoro, ripulendo la curia romana di presuli e laici corrotti e simoniaci, sostituendoli con monaci umili e obbedienti. In una società civile e religiosa in profonda crisi, Gregorio divenne figura di riferimento di primo piano: fondò nuovi monasteri; avviò una politica di dialogo con i barbari che occupavano in armi i territori della penisola; organizzò l’amministrazione dei beni pubblici, si preoccupò degli acquedotti, lottò a favore dei contadini e contro i potenti che cercavano ancora di ridurli in schiavitù, promosse l’evangelizzazione dell’Inghilterra. Lasciò una poderosa mole di scritti (omelie, dialoghi, lettere, trattati di pastorale). Morì il 12 marzo 604.

Ramón Pastor Bogarín Argaña era nato il 30 marzo 1911, nella famiglia di María de las Nieves Argaña e di José Patricio Bogarín González a Ypacarai (Paraguay), a una quarantina di chilometri dalla capitale, Asunción. Completati gli studi secondari e il servizio militare, si iscrisse, dapprima, alla Facoltà di Medicina nell’Università Nazionale, poi, insoddisfatto, a Ingegneria Meccanica, in Francia, ma anche in questo caso desistette presto, scegliendo di avviarsi al sacerdozio, prima nel seminario di Saint Ilan, sempre in Francia, e poi al Collegio Pio Latinoamericano di Roma, dove restò sette anni e dove fu ordinato prete nel 1938. Tornato in patria, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, il giovane prete fondò, nel 1940, la Gioventù Operaia. Durante la dittatura del generale Higinio Morínigo, al potere dal 1940 al 1948, fondò e diresse il settimanale Trabajo, di orientamento socialcristiano, che dovette però cessare le pubblicazioni in seguito alla minacce dei settori filogovernativi. Nel 1957, alla creazione della nuova diocesi di San Juan Bautista de las Misiones, fu designato suo vescovo residenziale. Nel 1961 rappresentò l’episcopato paraguaiano in seno al CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano). Prese parte attivamente a tutte le sezioni del Concilio Vaticano II, di cui aveva anticipato di quasi vent’anni il tema della Chiesa dei poveri. Durante gli anni della dittatura del generale Stroessner, salito al potere nel 1954, Mons. Bogarín non cessò di denunciare coraggiosamente le persistenti violazioni dei diritti umani da parte del regime, le persecuzioni messe in atto contro i settori democratici e contro le Leghe agrarie cristiane, da lui stesso fondate per organizzare i contadini poveri e, più in generale, l’iniquità di un sistema che favoriva solo pochissime famiglie, a danno della maggioranza della popolazione. Morì di infarto al miocardio il 3 settembre 1975.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera ai Corinzi, cap.3, 18-23; Salmo 24; Vangelo di Luca, cap.5, 1-11.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura uma pagina della “Regola Pastorale” di Gregorio Magno. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nella prosperità l’animo si innalza, ma nell’avversità, anche se prima si fosse innalzato, si prostra. Nella prosperità l’uomo dimentica ciò che è, ma nell’avversità anche non volendolo è richiamato quasi per costrizione a ricordarsene. Nella prosperità spesso anche il bene compiuto prima si corrompe, ma nell’avversità viene cancellato ciò che di male si è commesso anche nel corso di un lungo tempo. Infatti, per lo più sotto il magistero dell’avversità il cuore è come costretto dalla disciplina, ma se poi si innalza fino al più alto grado di governo, per l’esperienza della gloria si muta ben presto fino all’esaltazione. Così Saul, che in un primo tempo era fuggito per non essere fatto re considerandosene indegno (cf 1 Sam 10, 22), poi come ebbe assunto la guida del regno si gonfiò, e bramoso di essere onorato davanti al popolo, per non essere rimproverato pubblicamente, rinnegò perfino colui che l’aveva unto re (cf 1 Sam 15, 17-30). Così David, approvato quasi in ogni sua azione dal giudizio di Dio, appena non si senti più oppresso dalla persecuzione ruppe nella superba ferita del peccato (cf 2 Sam 11, 3 ss.) e divenne rigido e crudele nel volere la morte di un uomo nobile, mentre era stato molle e senza forza nel desiderio dissoluto di una donna. Lui che prima aveva saputo salvare piamente i malvagi imparò poi a desiderare l’uccisione anche dei buoni con fredda determinazione (cf 2 Sam 11, 15). Infatti una volta pur trovandosi nelle mani il suo persecutore non volle colpirlo, ma in seguito uccise un soldato devoto, con danno, inoltre, dell’esercito che già si trovava in difficoltà. E la colpa lo avrebbe certamente strappato e portato ben lontano dal numero degli eletti, se il castigo divino non lo avesse richiamato al perdono (cf 2 Sam 12). (Gregorio Magno, Regola Pastorale, I, 3).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Settembre 2020ultima modifica: 2020-09-03T22:47:59+02:00da fraternidade
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